di Roberto Zadik
Domenica si è conclusa la rassegna culturale dedicata a libri e scrittori “BookCity” e per questa ultima giornata ampio spazio è stato dedicato alla letteratura israeliana con uno dei suoi principali esponenti, assieme a David Grossman e a Amos Oz, il grande scrittore A.B Yehoshua. L’autore, molto conosciuto e apprezzato nel nostro Paese, ha presentato al Teatro Franco Parenti il suo nuovissimo libro “La comparsa” (260 pp, Einaudi, 20 euro).
Davanti a un vasto pubblico che ha riempito l’edificio in via Pier Lombardo, Yehoshua, stimolato dalle domande di Wlodek Goldkorn, giornalista e intellettuale ebreo polacco responsabile culturale per “L’espresso”, ha svelato trama e curiosità non solo del suo libro. Poi però ha sviuppato altri temi, presenti nella sue opere. Dall’ identità ebraica e israeliana ai sentimenti approfondendo il suo lavoro di scrittore.
“Scrivere un libro è un processo complesso che si basa soprattutto sui primi capitoli. Ci impiego interi mesi per cominciare una nuova opera. L’essenza di un testo risiede nelle sue prime pagine, poi il resto è molto più semplice ma come diceva Garcia Marquez cominciare un libro è la parte più difficile”. Nonostante l’età – compierà 80 anni il prossimo 19 dicembre – l’autore de “Il signor Mani”, “Il lettore allo specchio” e “Il responsabile delle risorse umane” che ha dato il titolo a un bel film del regista del “Giardino dei limoni” Eran Riklis, ha risposto con grinta e spiccato sense of humour ai vari quesiti di Goldkorn.
Ma di cosa parla il nuovo romanzo che come ha specificato Goldkorn “riassume tutti i lavori di Yehoshua” e cosa lo contraddistingue rispetto agli altri lavori dell’autore? “E’ il mio primo libro dove la protagonista, Noga, è una donna – ha rivelato Yehoshua – molto più giovane di me, ha 41 anni ed è una musicista che, non per ragioni politiche, ma per lavoro si è trasferita in Olanda e suona l’arpa. Era sposata, ma come tanti giovani europei non ha voluto avere figli e per questo suo marito, Uriah, l’ha lasciata nonostante il loro amore”. Con delicatezza e fiuto psicologico, lo scrittore ne ha tratteggiato il personaggio con la consueta meticolosa arguzia. “Noga, che in ebraico significa Venere, è tornata in Israele per tre mesi, per accudire sua madre, dopo la morte del padre in attesa che venga ricoverata in una casa di cura. Non sa cosa fare e ha tanto tempo libero, così decide di recitare in qualche film nel ruolo di comparsa e questo dà il titolo del libro”. Come ha specificato Goldkorn “esso è una riflessione su tanti temi, dall’identità, alla musica, alla famiglia e i sentimenti, fino al rapporto di Yehoshua con Israele e la sua Gerusalemme descritti con la sua maniacale attenzione ai particolari, ai dettagli e alle parole e non solo alla trama”.
Durante l’iniziativa fra applausi, confidenze dell’autore “sono sposato con una psicanalista ed è come se fossi in analisi tutto il giorno” e risate del pubblico, la traduttrice Marina ha letto l’inizio del testo, fondamentale per capirne l’andamento. Noga è una ragazza legatissima ai genitori che la rifiutano, vuole infilarsi, da bambina,nel loro lettone ma loro sono troppo legati per pensare a lei. Le prime frasi del testo intendono descrivere la sua solitudine quando nella casa della sua infanzia “quando alle 4 di mattina la suoneria malinconica del cellulare la sveglia mentre lei è ancora mezza addormentata rannicchiata nel grande letto”. Per tutta la vita cerca il rapporto con la madre che recupererà solo dopo la morte del padre. I rapporti famigliari e umani sono al centro di questo libro, come ha specificato Yehoshua, “tutto al femminile e siccome la protagonista è una donna” ha detto “ho voluto trattarla con delicatezza e non con la “ruvidità con cui ci si parla fra uomini”.Goldkorn ha ribadito il fatto che nei libri di Yehoshua “nulla è casuale, dai nomi dei protagonisti ai legami con la Bibbia e con Gerusalemme”.
Yehoshua non si è però limitato al libro ma assieme a Goldkorn ha spaziato fra vari argomenti. Anche se non ha voluto parlare di politica, mentre si è soffermato sulla sua città adorata ma al tempo stesso criticata, Gerusalemme. Il giornalista Goldkorn ha evidenziato che a differenze di Oz, che sembra uno scrittore russo e di Grossman sembra polacco mentre Yehoshua “è il più locale, il più israeliano dei tre”. A questo proposito lo scrittore ha detto “mi sento molto radicato alla mia città,i miei antenati emigrarono in Palestina nel 19esimo secolo, prima che nascesse Theodor Herzl e mio padre ha scritto 12 libri su questa meravigliosa città. Sono nato nello stesso quartiere di Amos Oz, dove vivevano in armonia religiosi, ortodossi e laici ora non èpiù così e c’è una grande separazione sia fra laici e ortodssi che fra israeliani e arabi. “ Nella sua confessione su Gerusalemme ,Yehoshua, ha messo in luce altri punti interessanti. “Gerusalemme rappresenta un problema nel processo di pace e praticamente non c’erano arabi li. Poi dopo il 1967 abbiamo detto di voler unificare Gerusalemme sognando una grande città per tutte le fedi e da li sono cominciati i problemi”.
In conclusione dell’intervista Yehoshua ha parlato del suo rapporto molto stretto con i protagonisti dei suoi libri “che non sono solo pupazzi da trasportare da una parte all’altra delle pagine ma sono il centro dei miei libri” e dell’importanza dei nomi e delle parole. Come ha detto Goldkorn “Yehoshua pensa molto all’estetica dei suoi romanzi, al suono e alla musicalità dei termini e trama e parole vanno di pari passo nella sua narrativa”.