Amalek, Amman, Hitler, Hamas… Se la riflessione sui traumi del passato diventa profezia: Un ospite per la notte di S. Y. Agnon

Libri

di Cyril Aslanov

[Ebraica. letteratura come vita]

Durante l’anno 1939 Agnon pubblicò nel giornale Ha-Aretz un romanzo a puntate con un contenuto quasi autobiografico. Il romanzo è intitolato Un ospite per la notte (Oreah nata lalun), titolo ispirato da un versetto profondamente disperato di Geremia 14:8: “Speranza d’Israele, suo Salvatore in tempo di angoscia, perché saresti nel paese come un forestiero, come un viandante che si ferma per passare la notte?”.

Il narratore racconta come tornò nella sua cittadina natale di Shibush (anagramma di Buczacz, la città di Galizia orientale dove nacque Shmuel Yosef Czaczkes conosciuto con lo pseudonimo di Agnon). La trasformazione di Buczacz in Shibush non è solo motivata da un desiderio di discrezione ma riflette anche un’intenzione da parte dell’autore, poiché la parola shibush ha il significato negativo di “disfunzionamento”. E infatti, la città che il narratore ritrova un anno dopo la fine della Prima guerra mondiale è profondamente alterata: molte delle persone che conosceva sono morte o disperse; altre hanno gli arti mutilati; i ricordi degli orrori perpetrati dai russi durante i mesi nei quali l’esercito zarista aveva occupato la Galizia orientale (1914-1915) sono ancora vivi nelle memorie degli ebrei locali: si raccontano degli orrori raccapriccianti di donne stuprate prima di essere assassinate.

Questa permanenza di dieci mesi, un anno dopo la conclusione della Prima guerra mondiale, è la rielaborazione artistica di un evento specifico nella biografia di Agnon. Secondo Dan Laor, il più grande specialista della vita e dell’opera di Agnon, il romanziere, già stabilitosi a Gerusalemme dal 1924, fece un viaggio brevissimo a Buczacz, che ritrovò ancora segnata dai traumi della Prima guerra mondiale ai quali si erano aggiunte le ferite e le cicatrici della guerra polacco-ucraina del 1918-1919, che colpì i sopravvissuti dell’occupazione russa del 1914-1915. In verità il titolo Un ospite per la notte è più adatto alla descrizione di questa permanenza-lampo che ai dieci mesi nei quali si svolge la narrazione. Forse è stato il formato di lunga narrativa divisa in puntate a convincere Agnon ad estendere il suo racconto da pochi giorni a quasi un anno.

È molto rivelatore che questo libro sui traumatismi della guerra, e più specificamente sulle sofferenze delle popolazioni ebraiche della Galizia durante l’occupazione russa, sia stato pubblicato nel 1939: le puntate durante i primi mesi di quell’anno fatidico; il libro intero a settembre 1939, all’inizio della doppia invasione della Polonia da parte della Germania nazista, il 1 settembre 1939, e da parte dell’Unione Sovietica, il 17 settembre 1939 (quando Hitler e Stalin erano legati dal loro Patto di non-aggressione).

Queste circostanze tragiche diedero una risonanza particolare al racconto delle ferite del passato, trasformando la retrospettiva in una prospettiva macabra.
Fatto sta che, fra le molteplici opinioni politiche espresse dai vari protagonisti di questa cronaca di dieci mesi di permanenza nella cittadina di Shibush alias Buczacz, il progetto sionista goda di una maggiore visibilità e, manifestamente, è questo a riflettere la sensibilità del narratore e dell’autore. Grazie alle metamorfosi che trasformano il vissuto in arte, un viaggio breve effettuato nel 1930, in un momento critico della storia europea quando si poteva già indovinare che il futuro non sarebbe stato radioso, soprattutto per gli ebrei, diventò una permanenza relativamente lunga nell’immediato post-guerra.

La ragione di questa distorsione temporale, che consiste nel trasformare l’intervallo fra la fine della guerra e la pace amara per i mutilati, le vedove e gli orfani, da più di dieci anni in pochi mesi è probabilmente dovuta alla volontà di far capire che i traumi subiti prima sono vivi come se fossero accaduti ieri.

Quanto alla trasformazione dei pochi giorni della permanenza reale in dieci mesi, è stata motivata dalla tecnica dei “racconti dentro i racconti” e dal formato di pubblicazione a puntate.

Facendo comunicare il passato traumatico con un futuro percepito come minaccioso (le sue puntate vennero pubblicate prima del 1 settembre 1939) Agnon mise in pratica un principio strutturante della percezione ebraica della storia, quello che lo storico Yosef Haim Yerushalmi descrisse nel suo saggio Zakhor (“Ricordati!”, titolo ispirato dal versetto di Deuteronomio 25:17, “ricordati di ciò che ti fece Amalek”). Secondo Yerushalmi, la concezione ebraica della storia è ciclica, di modo che c’è poca differenza fra il prototipo della crudeltà inumana e codarda di Amalek, che attaccò le donne e i bambini nella retroguardia degli israeliti nel loro cammino verso la Terra promessa, e Amman, il suo discendente biologico, Hitler, il suo erede spirituale, oppure Hamas oggi.
Il lettore italiano non può ancora leggere nella sua lingua Un ospite per la notte perché il libro non è disponibile in traduzione italiana. Tuttavia questa lacuna verrà presto colmata.