“Chi per l’acqua, chi per il fuoco…”: le lacrime di Rosh Ha-Shanah e il canto di Leonard Cohen

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di Cyril Aslanov

[Ebraica. Letteratura come vita] Nella tradizione ashkenazita (ed anche in certe tradizioni pre-ashkenazite dell’ebraismo italiano) si usa cantare solennemente il poema liturgico U-netanneh toqef (u-nsane toykef secondo la pronuncia ashkenazita), letteralmente “e racconteremo la potenza (della santità di [questo] giorno)”, cantato prima della kedusha durante la ripetizione della ‘amida di Musaf di Rosh Ha-Shanah.

Questo poema fu probabilmente composto in Eretz Israel al tempo del poeta liturgico Eleazar Ha-Kallir (settimo secolo dell’era comune) o forse un po’ più tardi, quando la tradizione del piyyut classico (il poema liturgico ebraico) si era trasposta dai centri ebraici di Galilea verso le provincie bizantine dell’Italia meridionale (Apulia) nell’ottavo o nono secolo. Molti ashkenaziti pensano che il suo autore fosse Rabbi Amnon da Magonza (Mainz), la cui morte sarebbe avvenuta durante i massacri perpetrati contro gli ebrei della Renania all’inizio della Prima crociata (1096).

Questo commovente poema liturgico contiene una strofa terrificante dove si dice che a Rosh Ha-Shanah si scrive e a Yom Kippur si firma (si sigilla) su chi tra i viventi vivrà e chi tra i viventi morirà; e nel caso che uno dovesse morire, viene deciso in questi giorni in che modo morirà: per l’acqua o per il fuoco; per la spada o per la belva; per la fame o per la sete; per il terremoto o per l’epidemia; per strozzamento o per lapidazione. Questo poema provoca spesso le lacrime dei fedeli.

 

Un’allusione all’usanza di piangere durante quest’orazione si trova nel primo capitolo (Infanzia) della prima parte dell’autobiografia di Elie Wiesel Tous les fleuves vont vers la mer / Tutti i fiumi vanno al mare pubblicata nel 1995 e, nel 2002, in traduzione italiana (Bompiani Tascabili). Il nonno materno di Elie Wiesel venuto a Sighet (Máramorossziget) dal suo villaggio per passare le solennità di Rosh Ha-Shanah del 5700 (14-15 settembre 1939) aveva ricevuto le notizie di ciò che stava succedendo dall’altra parte della frontiera fra l’Ungheria allargata dal 1938-39 e la Polonia invasa dalla Germania nazista e l’URSS stalinista. Consapevole degli orrori che minacciavano le popolazioni ebraiche della regione pianse più del solito durante la recitazione del Musaf di Rosh Ha-Shanah. In quest’occasione Wiesel cita il piyyut dove vengono menzionate le varie morti che avrebbero subito coloro che erano condannati a trapassare nell’anno che appena cominciava.

Il poema U-netanneh toqef è stato più di recente adattato in modo libero da Leonard Cohen nella sua famosa canzone Who by fire. Il primo verso di questa canzone è una citazione diretta del piyyut: And who by fire, who by water “e chi per il fuoco e chi per l’acqua” come mi ba-mayim, u-mi ba-esh “e chi per l’acqua e chi per il fuoco”. Solo l’ordine degli elementi viene cambiato. Forse questa struttura rovesciata non riflette solo la volontà di introdurre una variazione arbitraria.

La priorità data al fuoco fa pensare al contesto della creazione di questo poema composto e performato all’occasione della visita del cantante ai soldati di Tsahal durante la guerra del Kippur nell’ottobre del 1973, quando il principale rischio era di morire per il fuoco dei nemici e più concretamente di essere bruciato vivo in un carro armato colpito da un razzo egiziano (a dire il vero un razzo sovietico, se si pensa agli istruttori e ai fornitori dell’esercito di Anwar as-Sadat).

Nei concerti eseguiti davanti ai soldati di Ariel Sharon, il poeta ebreo canadese ritrovò l’ispirazione che gli mancava da tre anni dopo l’uscita dell’album Songs of Love and Hate, nel 1971. La canzone Who by fire che rappresenta una svolta positiva nella carriera di Leonard Cohen, fu poi inclusa nell’album New Skin for the Old Ceremony uscito nel 1974, un anno dopo la guerra del Kippur che fece più di 2500 vittime nei ranghi di Tsahal.

È rivelatore che il giornalista canadese-israeliano Matti Friedman intitolò il suo libro sulla visita fatidica di Leonard Cohen in Israele in piena guerra del Kippur con il titolo della canzione: Who by fire: War, Atonement, and the Resurrection of Leonard Cohen (2022), pubblicato lo stesso anno in traduzione italiana dall’editore Giuntina: Il canto del fuoco. Leonard Cohen e l’incredibile tour del 1973 nel Sinai, traduzione Rosanella Volponi.

Purtroppo la guerra iniziata il 7 ottobre 2023, esattamente 50 anni dopo la guerra del Kippur, rappresenta probabilmente un pericolo esistenziale più grande della guerra del Kippur. In questo contesto le parole del piyyut che ha ispirato Leonard Cohen o forse la sua canzone Who by fire sono ancora più commoventi, ancora più capaci di far spuntare lacrime di tristezza o di teshuvà.