Con le radici in cielo

Libri

Un romanzo di Saul Israel.

La Shoah non ha colpito un mondo ebraico immobile e fermo nelle sue tradizioni, com’era forse a metà dell’Ottocento. L’ebraismo del primo terzo del Novecento fu percorso da spinte di cambiamento, tensioni politiche (verso il sionismo ma anche verso altre utopie più generali, come il comunismo), cambiamenti di modelli e di atteggiamenti che erodevano anche la continuità della vita quotidiana e delle relazioni familiari. Uno spaccato di tale subbuglio è l’oggetto del bel romanzo di Saul Israel appena pubblicato da Marietti: Con le radici in cielo. Medico, padre di quel Giorgio Israel che è oggi fra i più influenti intellettuali dell’ebraismo italiano, Saul Israel, era nato a Salonicco e venne a Roma durante la Prima Guerra Mondiale, fermandocisi per tutta la vita e svolgendovi un’intensa attività professionale e intellettuale.

Bisogna leggere questa narrazione come un romanzo autobiografico, la storia di un ragazzo che sfugge a Roma la distruzione della sua comunità natale di Salonicco e della difficile vita che vi conduce; ma forse è più significativo considerarla come una specie di epica della lenta crisi dell’ebraismo tradizionale che fu poi tragicamente inghiottita dalla Shoah. Lo schema è un po’ quello dei Buddenbock, una grande e ricca famiglia che gradualmente si dissolve: i rituali non vengono più seguiti, i giovani fanno scelte imprevedibili e sono soggetti a brusche svolte del destino, lentamente i familiari non si riconoscono più, emigrano, si perdono di vista. Senonché non si tratta di Lubecca ma di Salonicco, la sola città europea che per secoli ebbe maggioranza ebraica; e ciò che insidia la continuità non è solo l’insubordinazione dei giovani “moderni” contro i valori della tradizione, ma l’urto dell’ Europa sull’antica separazione del mondo ebraico. A Salonicco questo significò il passaggio dalla tradizionale tolleranza dell’impero turco al nazionalismo greco che voleva sottrarre la sua città al predominio ebraico, e il lungo assedio durate la guerra. Alla fine venne a distruggere l’antico insediamento un gigantesco incendio, probabilmente provocato apposta. Poco più di vent’anni dopo le deportazioni naziste finirono di eliminare ciò che del mondo ebraico era rimasto a Salonicco.

Saul Israel, come il suo personaggio, era invece emigrato in Italia; ma anche qui l’urto di una realtà nemica precede la violenza esplicita della Shoah. Sono le discussioni apparentemente benevole con intellettuali cattolici per cui l’ebraismo appare superato da due millenni o non sufficientemente radicale, ma anche l’occhio sospettoso del fascismo sugli ebrei “senza patria”, l’arrivismo sociale di alcuni, l’impossibilità o piuttosto l’insensatezza di condurre la vita religiosa tradizionale in un contesto così estraneo: tutti motivi di dissoluzione ulteriore, di allentamento di rapporti e di incomprensione, che poi saranno di fatto cancellati, ma non davvero superati dall’incombere della Shoah. La prospettiva sionista appare a tutti questi personaggi come lontana e improbabile, al massimo un’utopia politica da perseguire per il suo valore morale, non come soluzione concreta dei loro problemi. E la strada dell’ebraismo appare senza uscita: le sue radici sono “in cielo” e non nel suolo come quelle di tutte le nazioni normali; solo che anche il Cielo sembra opaco e lontano a una generazione che ha perso la semplice fede dei padri.

Descrivendo questa situazione e mostrandone gli esiti possibili, dalla conversione all’assimilazione alla chiusura in se stessi alla ricerca di una militanza politica, il romanzo funziona come un’interrogazione radicale sul senso dell’ebraismo nella modernità. Un romanzo di idee dunque, in cui le conversazioni non servono solo a raccontare stati d’animo dei personaggi ed eventi della storia, ma soprattutto a discutere la possibilità stessa di un destino ebraico nella modernità. Oggi, dopo la Shoah e dopo lo stabilirsi dello Stato di Israele, ci sono più chiare le possibili forme dell’ebraismo nel mondo contemporaneo e i loro costi, dalla separazione artificiale e dichiaratamente anacronistica dei gruppi haredì fino alla dimenticanza degli “ebrei invisibili” e al tentativo dei padri fondatori di fare di Israele “uno Stato normale”.
Ma quelle discussioni restano sullo sfondo, come molti dei problemi che vi sono descritti, come il sordo dolore di un incubo possibile. Per questa ragione “Con le radici in cielo” è un libro importante e difficile.

Saul Israel, Con le radici in cielo, con una presentazione di Paolo Israel, Marietti, Genova 2007, pp.258 € 18