Autobiografia di Amos Luzzatto.
L’infanzia sotto il fascismo, l’adolescenza in Palestina dove la sua famiglia ripara dopo l’emanazione delle leggi razziali, il ritorno nell’Italia liberata, la nascita dello Stato d’Israele, la militanza nel PCI, l’abbandono del Partito al quale tuttavia sarebbe stato destinato a tornare, il ’68, l’impegno nelle comunità ebraiche italiane che lo porterà alla presidenza dell’Ucei, il rapporto con la nuova destra, il viaggio di Gianfranco Fini in Israele, il difficile equilibrio fra ebraismo e sionismo, gli ebrei e la politica, la laicità e la religione, la professione medica, gli studi biblici.
Gli ottant’anni di vita che Amos Luzzatto racconta nell’autobiografia Conta e racconta. Memorie di un ebreo di sinistra (Mursia, pp. 280, euro 17,00. In libreria dal 23 giugno) sono uno straordinario spaccato di storia italiana vista dalla prospettiva di un uomo che ne è stato contemporaneamente testimone e protagonista.
Nato nel 1928 da una famiglia che lui stesso definisce “molto composita”, figlio di Leone Michele ed Emilia Lina Lattes, nipote di Dante Lattes, uno dei primi sionisti italiani, Amos Luzzatto comincia la sua narrazione proprio nell’Italia fascista dove ancora bambino si trova alle prese con il contraddittorio rapporto che fino al 1938 segnerà i rapporti tra le comunità israelitiche, come venivano chiamate allora, e il fascismo.
Nel 2003, in occasione del viaggio di Gianfranco Fini a Gerusalemme si trova a ripercorrere a ritroso la storia. Nel libro racconta gli incontri riservati che ebbe con Fini prima del viaggio, la difficile notte che precedette la visita dell’uomo che fu allievo di Almirante al Memoriale della Shoà. E scrive: “Sul far dell’alba concludevo che se Fini avesse avuto il coraggio di presentarsi come massimo epigono di quella destra che si era resa consapevole dei lutti che aveva causato e che era lì come penitente allora il mio viaggio non sarebbe stato inutile.”
Luzzatto definisce la decisione di accompagnare Fini in Israele: “la scelta più difficile” anche alla luce delle polemiche che avrebbe poi suscitato dentro la comunità ebraica italiana. Emblematico in questo senso il testo integrale della “Lettera riservata: Ebrei, sinistra, Fini ” pubblicata in appendice.
Luzzatto dà anche conto del suo vivace rapporto con la sinistra italiana, dalla sua militanza nel Partito comunista fino ai più recenti dibattiti sulla questione israelo-palestinese. Infine il rapporto con le comunità ebraiche italiane. “Ho spesso detto che se gli ebrei non vanno alla politica, è la politica che va dagli ebrei (e non solo dagli ebrei)”, scrive nell’ultimo capitolo dove elenca alcuni temi politici “di spiccato interesse ebraico generale”: la laicità dello Stato, la democrazia intesa soprattutto come formazione dell’opinione pubblica, i diritti delle minoranze, il ripudio della violenza, la promozione della cultura intesa come formazione di cittadini critici e ragionanti.”
Memoria privata e passione civile sono la cifra di un’autobiografia che consegna al lettore non solo uno straordinario spaccato del recente passato italiano, ma anche importanti spunti di riflessione per il nostro presente.