di Marina Gersony
Interrogarsi sul Coronavirus tra Fede e Ragione. È il titolo di un libro attualissimo e soprattutto utile per capire il periodo incerto e destabilizzante che stiamo attraversando. Si tratta di un’opera a più voci sul Coronavirus e le sue conseguenze che hanno condizionato la vita sociale, religiosa e politica italiana e mondiale. Scrive nella nota introduttiva Guido Guastalla – editore della Salomone Belforte & C – «che questo libro non vuol essere un reportage giornalistico o un instant book, ma una riflessione più profonda che, fotografando lo stato attuale della nostra condizione di incertezza, ci prepari ad affrontare un terreno altrettanto sconosciuto, che è quello del post-virus e del futuro con le armi più adatte che sono quelle della morale, della cultura, della fede, della ragione».
Impossibile sintetizzare in poche righe gli autorevoli interventi sulla pandemia di cardinali, uomini di Chiesa, rabbini, imam, lama, storici, filosofi, economisti, giornalisti, donne e uomini di scienza, incluso il toccante diario di Elia Algranati, un bambino di seconda elementare. (In calce all’articolo, i nomi degli autori). Riportiamo quindi di seguito alcune considerazioni per trarne degli spunti di riflessione.
«La paura, quando si diffonde, si alimenta, attecchisce e si sradica poi a fatica, anche se non si fonda su dati reali – annota nella premessa il curatore Alberto Castaldini, giornalista, docente e professore di Studi ebraici all’Università Babeș-Bolyai di Cluy (Transilvania) –. Rumi, il grande poeta e mistico sufi, colse con sensibilità la ragione spesso astratta dello spavento, in grado però di imprigionare l’uomo, di paralizzarlo nella tristezza, “per degradarlo infine verso la morte”. Immagine, questa, che evoca i mesi del lockdown […]. Anche un volume può allora spezzare, o quantomeno allentare, le catene che impediscono quell’apertura al mondo che è tratto costitutivo della nostra umanità».
Nella versione ebraica del mondo non c’è evento che non abbia la propria ragione, come osserva Alberto Moshe Somekh, rabbino della Comunità di Torino che cita le parole di Maimonide: «È un precetto affermativo della Torah strillare… per ogni sciagura che si abbatta sulla collettività… Questo fa parte delle vie del pentimento. Quando infatti giunge una sciagura e si strilla… tutti saranno consapevoli che il male li colpisce a causa delle loro cattive azioni… e ciò li porterà a eliminare la sciagura che li ha colpiti. Ma se non strilleranno e diranno invece che ciò che è accaduto rientra nella routine del mondo ed è prodotto del caso, è una reazione crudele che li porterà a radicarsi ulteriormente nei loro cattivi comportamenti e una sciagura ne porterà altre dietro di sé… affinché facciate Teshuvah». E Yarona Pinhas, scrittrice e studiosa di mistica ebraica e di arte sacra ebraica, ricorda le dieci piaghe inflitte all’Egitto mentre l’umanità intera è afflitta da un’epidemia: «Egli farà ritornare su di te le malattie dell’Egitto di cui avevi paura, e si attaccheranno a te. Anche tutte quelle malattie e piaghe che non sono scritte su questo libro della Legge (Deuteronomio, 28, 60-61) . Riflette la studiosa: «Abbiamo perso la strada reale e quella regale, abbiamo tradito il nostro compito sulla Terra così come assegnato da Dio, non abbiamo prestato ascolto alle leggi della Torah e al buon senso. Ci siamo consumati nel consumismo, abbiamo mancato di rispetto, kavod, al Creato, al prossimo, ai nostri antenati, alla legalità, alla Legge e a Dio. Anche la natura ha un limite allo sfruttamento nella sua immensa generosità. La Torah tutela la terra, gli alberi e i suoi frutti, gli animali e gli esseri umani con indicazioni ben precise. Onorare è oneroso, come dimostra la parola kavod da kaved, pesante, contrario alla leggerezza del frivolo».
Miti e parabole aiutano dunque certamente a capire e a interpretare la realtà, ma è il presente che richiede pragmatismo e consapevolezza. «La pandemia chiama l’umanità a una scelta – sottolinea Luigi Accattoli, giornalista vaticanista e scrittore collaboratore del Corriere della Sera –. Possiamo andare a una globalizzazione velocizzata dal digitale e da ogni tecnologia, calpestante chi non tiene il passo, immemore della fragilità. O possiamo proporci la meta che la scienza cooperante alla ricerca del vaccino lascia intravedere: quella di una famiglia globale che non scarta e non esclude, che cura anche l’anziano, che mette i fragili al primo posto».
Osserva a sua volta il Lama Paljin Tulku Rinpoce, monaco buddhista fondatore e guida spirituale del Mandala Centro Studi Tibetani di Milano e del monastero Samten Ling di Graglia Santuario (Biella): «Dalla nascita di un’etica fondata sulla responsabilità universale, possono scaturire importanti cambiamenti e nuove risposte in campo scientifico, sociale, economico e spirituale. Per tanto, dopo il lookdown, nei Comitati per la ripresa che tutti gli Stati stanno organizzando, dovrebbero trovare posto anche religiosi che sappiano contribuire senza pregiudizi, o dogmatiche pretese di verità assoluta, alla nascita di una nuova visione del mondo fatta di valori materiali e spirituali indissolubilmente legati, come inseparabili sono l’energia vitale e la materia che la ospita».
Yahya S.I. Pallavicini, presidente COREIS (Comunità Religiosa Islamica Italiana), ricorda di come una tradizione islamica tramandi l’insegnamento del Profeta Muhammad “di restare a casa nella speranza e nella pazienza per il soccorso divino quando ti viene annunciata la peste”. Commenta Pallavicini: «Sulla base di questo episodio della storia sacra, i teologi e giuristi musulmani hanno richiamato il fedeli all’isolamento come metodo di prevenzione alla diffusione del contagio […]. Si tratta di un isolamento per una priorità per la salute di ogni popolo che sembra riunire politica, scienza, diritto, religioni e culture. Da un punto di vista teologico, questa pandemia rappresenta un segno di richiamo escatologico nel quale ogni musulmano deve cogliere l’occasione per affrontare una nuova prova di pazienza, speranza e preghiera per il soccorso divino».
Interrogarsi sul coronavirus tra fede e ragione ospita gli interventi di: Luigi Accattoli, Scialom Bahbout, Luciano Bassani, Michela Berti, Luigino Bruni, Giordano Bruno, Emanuele Calò, Marco Cassuto Morselli, Alberto Castaldini, Alberto Cavaglion, Vannino Chiti, Renato Cristin, Raimondo Cubeddu, Lucia Di Filippo, David Gianfranco Di Segni, Fiona S. Diwan, Adriano Fabris, Giovanni Gazzaneo, Marco Gervasoni, Guido Guastalla, Silvia Guastalla con Elia Algranati, Barbara Henry, Emilio Isgrò, Francesco Lucrezi, Gabriele Mangiarotti, Giulio Meotti, Gerhard Ludwig Müller, Lama Paljin Tulku Rinpoce, Yahya S.Y. Pallavicini, Stefano Peretti, Yarona Pinhas, Pierpaolo Pinhas Punturello, Gaetano Quagliariello, Maria Gloria Riva, Vittorio Robiati Bendaud, Alexander Rofé, Davide Rondoni, Gianni Scipione Rossi, Giulio Sapelli, Robert Sarah, Bernard Sawicki, Alberto Moshe Somekh, Yannis Spiteris, Marta Villa, Ugo Volli.
Alberto Castaldini (a cura di) Interrogarsi sul coronavirus tra fede e ragione Salomone Belforte Editore,
pp. 443 euro 28,00