«Così abbiamo accolto e salvato i bambini del Kindertransport da Hitler». I racconti eroici delle famiglie britanniche in un libro di Mike Levy

Libri

di Marina Gersony

«Non sapevo molto del Kindertransport prima di leggere questo libro. Da mamma in dolce attesa, mi ha spezzato il cuore pensare ai bambini separati dalle loro famiglie. Queste persone sono davvero eroiche e il mondo ha bisogno di più persone come loro». 

«Mi è piaciuto molto leggere il libro di Mike Levy […]. Quanti bambini e giovani adulti in più avrebbero potuto essere aiutati e le loro vite salvate con un governo più comprensivo in quel momento! Speriamo che il nostro governo impari dai propri errori e sia più comprensivo nell’affrontare i tempi terribili che stiamo vivendo».

«Il libro raccoglie molte storie importanti di persone che meritano di essere conosciute. Un’ottima lettura».

Sono alcune delle recensioni verificate uscite su Amazon in merito al libro Get the Children out! Unsung heroes of the Kindertransport di Mike Levy, ricercatore per l’US Holocaust Memorial Museum, l’Association for Jewish Refugees, educatore dell’Holocaust Education Trust e presidente dell’Harwich Kindertransport Memorial and Learning Trust (Editore Lemon Soul Ltd – Prima edizione aprile 2022 – pp. 282 – £ 9,99). 

In questo libro – per ora non ancora tradotto in Italia – Mike Levy racconta le storie inedite e finora sconosciute di ventidue persone, tra cui uomini e donne, che grazie a coraggio e determinazione hanno dato una svolta decisiva alle vite dei bambini del Kindertransport e di altri rifugiati alla vigilia della Seconda guerra mondiale. 

Il Kindertransport, per chi non ne fosse a conoscenza, è il nome di un’iniziativa nota che si svolse tra il dicembre 1938 e il maggio 1940, in cui il Regno Unito accolse quasi 10.000 minori non accompagnati, prevalentemente ebrei, provenienti dalla Germania nazista e dai territori occupati di Austria, Cecoslovacchia e Danzica, sistemandoli presso famiglie affidatarie, ostelli e fattorie. 

Levy descrive la risposta britannica all’arrivo di questi bambini ebrei come un «enorme sforzo nazionale». Circa il 25% di loro venne accolto da ebrei britannici, principalmente a Londra, Glasgow e Manchester. La generosità della gente contrastava tuttavia nettamente con l’atteggiamento più cauto del suo governo. Durante il periodo tra le due guerre, la Gran Bretagna aveva infatti adottato una politica restrittiva sull’immigrazione e sui rifugiati. Tuttavia, l’orrore della Kristallnacht, contribuì in qualche modo ad ammorbidire le posizioni del governo che accettò di accogliere temporaneamente bambini ebrei non accompagnati di età inferiore ai 17 anni, a condizione che i soccorsi non fossero finanziati pubblicamente. Una delegazione di leader britannici, ebrei e quaccheri, fece quindi appello al Primo Ministro Neville Chamberlain perché avviasse con urgenza un programma di soccorso per questi bambini, finanziato da organizzazioni umanitarie e religiose. Fu così che nonostante l’aperta opposizione di alcuni gruppi di estrema destra, il programma partì grazie a un gruppo di volontari che riuscì a organizzare una missione eccezionale salvando molte vite dal disumano regime hitleriano. Tra di loro un rabbino, un operatore di beneficenza, un direttore di un campo di villeggiatura, un quacchero, un droghiere, un vescovo, un generale di brigata… persone comuni, insomma, degli eroi silenziosi che hanno contribuito a organizzare il famoso salvataggio di massa di bambini all’inizio della Seconda guerra mondiale. 

I documenti di questa straordinaria iniziativa non sono stati divulgati fino a quando un paio di anni fa la Biblioteca dell’Università di Cambridge ha deciso di metterli a disposizione del pubblico. «All’inizio di dicembre ho chiesto ai lettori di aiutarmi a trovare questi eroi che hanno salvato 10.000 bambini da Hitler – scrive Levy in un articolo pubblicato da The Times –  Ho raccolto queste storie per l’US Holocaust Memorial Museum di Washington che si era reso conto che si trattava di un’area di ricerca trascurata: mentre le storie degli stessi bambini di Kindertransport sono relativamente note, i ricordi delle famiglie inglesi che li accolsero non lo sono. Per uno storico di questo periodo, il risultato è stato sorprendente. Ad oggi ho ricevuto più di 65 email da lettori le cui famiglie hanno accolto ragazze e ragazzi in fuga dalle persecuzioni naziste. Le loro storie sono spesso straordinarie».

I documenti del Cambridge Refugee Committee rivelano come, dal 1938 al 1939, fosse estremamente difficile ottenere i visti per espatriare. Senza contare la mancanza – dovuta all’indifferenza generale e a questioni meramente politiche – di un sostegno finanziario ufficiale alle famiglie che ospitavano i bambini del Kindertransport giunti in Inghilterra poco prima dello scoppio della guerra: «Sono evidenti le notevoli somiglianze tra il governo del Regno Unito di allora e la posizione odierna nei confronti dei rifugiati ucraini – osserva Mike Levy –. La maggior parte dei libri sul Kindertransport che ho letto si concentrano soprattutto sui bambini rifugiati e su come 10.000 di loro siano arrivati in Gran Bretagna. Ma poco si sa di come sia stato organizzato il loro arrivo. Ad esempio, venivano spesso senza i genitori. L’esodo degli ebrei nel Regno Unito iniziò dopo la Notte dei Cristalli, quando la discriminazione nei confronti della popolazione ebraica stava diventando sempre più evidente. Tuttavia il governo britannico ritenne di concedere i visti soltanto agli adulti, un modo per bloccare i richiedenti asilo costretti a separarsi dai loro figli alle stazioni ferroviarie, come dolorosamente descritto in Get The Children Out!  Il regime nazista a sua volta non ostacolò il programma, ma in linea di massima non fece nulla in termini di burocrazia per agevolare i genitori nella complessa compilazione di scartoffie necessarie per l’espatrio dei minori. 

Fu così, grazie alle persone più solidali e sensibili alla sofferenza umana, che sono stati creati più di 200 centri per rifugiati in tutto il Paese e Cambridge è stato uno dei centri più attivi. Un lavoro complesso, faticoso e immane, con i volontari che hanno dovuto nutrire, vestire ed educare i rifugiati e metterli in salvo. Alcuni strinsero nuovi legami familiari, altri dovettero resistere al Blitz, altri ancora trovarono modi incredibili per sopravvivere con l’aiuto dei generosi salvatori.

Dal padre di Ann Chadwick che ricorda di aver sentito Suzanne Spitzer singhiozzare silenziosamente nella sua camera da letto mentre gridava «Mutter, Mutter» («Mamma, mamma»), al bambino di cinque anni  che era appena arrivato nella casa di Cambridge della famiglia Chadwick con il Kindertransport dalla Cecoslovacchia, sono solo alcune delle storie inedite di questi 10.000 bambini ebrei rifugiati, sfuggiti alla furia nazista e accolti dalla Gran Bretagna. Suzie non aveva mai più rivisto i genitori dopo essere stata caricata sul treno alla stazione centrale di Praga. Non parlava inglese così come i Chadwick non parlavano tedesco. «Ricordo che Suzie diceva Ich weiß nicht (non lo so). Quindi sono cresciuta con quel suono nelle orecchie”, ha detto la figlia dei Chadwick, oggi adulta, in un toccante articolo del Times of Israel uscito in questi giorni.

Storie diverse, destini diversi, con esiti non sempre facili. A volte i bambini non corrispondevano alle aspettative dei genitori adottivi che li consideravano maleducati oppure ostili, oppure capitava che dovessero essere trasferiti a causa del cambiamento delle circostanze con le famiglie ospitanti, tra cui la nascita di un nuovo bambino, difficoltà finanziarie o, allo scoppio della guerra, la morte del padre in battaglia. Anche se nel complesso, secondo Lewy, i documenti suggeriscono che la maggior parte dei bambini è entrata in sintonia con i genitori adottivi che a loro volta hanno fatto del loro meglio in circostanze molto difficili in tempo di guerra.

VIDEO https://www.youtube.com/watch?v=XHKqO8ooqWw 

VIDEO https://www.youtube.com/watch?v=PMkpJQarDBw 

Il libro di Levy è stato pubblicato a sostegno di Safe Passage, ente benefico con sede a Londra, che aiuta i bambini rifugiati non accompagnati a trovare percorsi legali di accoglienza al fine di non correre rischii di maltrattamenti o traffici illegali. La somma si £1 dalla vendita di ogni copia del libro di Levy sarà devoluto a Safe Passage. Inoltre, se la tua famiglia ha ospitato bambini da Kindertransport, contatta Mike Levy all’indirizzo kindertransport4@gmail.com