Auschwitz-Birkenau

La deportazione italiana ad Auschwitz, un racconto corale

Libri

di Ilaria Myr
Della deportazione degli ebrei italiani ad Auschwitz la ricerca storica ha rivelato moltissimo nel corso dei decenni: il lavoro minuzioso della Fondazione CDEC – culminato nell’opera Il Libro della Memoria e proseguito con altri importanti libri – ha infatti restituito un nome a tutti gli ebrei che partirono dall’Italia con destinazione il campo di sterminio e concentramento nazista in Polonia.

Quello che successe ad Auschwitz ai deportati politici provenienti dall’Italia è invece rimasto fino a oggi poco conosciuto: si conoscevano storie di alcuni singoli, ma mancava un lavoro storico che desse conto in modo preciso delle proporzioni e delle dinamiche, nonché spesso dell’identità anagrafica, di questa deportazione su scala nazionale. È proprio per colmare questa lacuna storiografica che la storica Laura Fontana ha scritto il volume Gli italiani ad Auschwitz (1943-1945). Deportazioni, «Soluzione finale», lavoro forzato. Un mosaico di vittime (Editore Museo Statale di Auschwitz-Birkenau, Oswiecim).

«Inizialmente volevo affrontare la deportazione degli ebrei italiani ad Auschwitz dando spazio alle microstorie di ognuno, e inserire, all’interno di questo racconto, anche le storie di tre deportate politiche italiane: Vittoria Nenni, figlia di Pietro Nenni, deportata dalla Francia, Ines Figini, arrestata perché aveva scioperato, e Ondina Petreani, staffetta partigiana di Trieste – spiega Laura Fontana -. È stato mentre cercavo di capire come inserire queste tre storie nella storia generale della Shoah che la ricerca negli archivi europei ha portato alla luce l’esistenza di più di 1000 italiani deportati ad Auschwitz come triangoli rossi».

Nel corso del 1944, infatti, anche circa 1.200 italiani non ebrei furono inviati ad Auschwitz come prigionieri politici, contrassegnati nel lager col distintivo del triangolo rosso. Internati come lavoratori forzati nel gigantesco complesso concentrazionario che funzionava parallelamente al centro di sterminio, più dei due terzi di questi reclusi di nazionalità italiana erano donne, molte delle quali giovanissime e di origine slovena e croata. Partigiane, sospettate di sostenere la Resistenza o vittime di rastrellamenti per il lavoro coatto nel Reich, le italiane furono arrestate nelle fabbriche lombarde dopo gli scioperi in massa del marzo 1944, ma principalmente nel Litorale adriatico, il territorio compreso tra Lubiana, Gorizia, Trieste, Pola e Fiume (oggi Rijeka) che dopo l’8 settembre venne parzialmente annesso al Reich e sottoposto a uno spietato trattamento repressivo da parte delle autorità occupanti naziste.

La storica Laura Fontana

 

«Da qui l’idea di mettere insieme nello stesso racconto storico della deportazione italiana ad Auschwitz gli ebrei e i politici, tenendo ben distinte le diverse nature del crimine, ma cercando gli elementi comuni e dissonanti fra le diverse storie – la violenza sul corpo, il valore di solitudine/solidarietà, la maternità, il lavoro forzato, ecc. – per ricostruire la storia di quello che fu insieme campo di concentramento, di lavoro e di sterminio – continua l’autrice -. Infine, focalizzandomi sugli elementi comuni, ho voluto intrecciare le diverse vicende, per farne un racconto corale. Alle storie di quelli che già ad Auschwitz costituivano dei gruppi – ad esempio le operaie lombarde – ho dunque affiancato le esperienze di persone che hanno vissuto condizioni fra loro simili: ad esempio, la maternità, l’infanzia nel lager o la professione di medico nel campo, cercando di capire come si poteva farsi riconoscere come dottori, in che condizioni si esercitava la professione e se questo ha contribuito alla sopravvivenza».

Ne emerge un racconto vivo e a tratti corale di centinaia di vicende individuali e di gruppo, in cui i percorsi di deportazione, le esperienze di prigionia e le memorie di deportati si intrecciano con alcuni temi centrali per comprendere la storia di Auschwitz. A essere in primo piano nel libro sono sempre le voci dei testimoni dell’epoca, le vittime e i sopravvissuti della Shoah italiana e della deportazione.

Un altro importante aspetto affrontato dal libro è il ruolo economico di Auschwitz, spesso minimizzato o ignorato nelle ricostruzioni storiche, che emerge con chiarezza dalla narrazione della presenza nel complesso di Auschwitz di migliaia di lavoratori civili italiani, tra cui molte ragazze senza alcuna formazione professionale specifica, che dalla primavera 1942 all’estate 1944 continuarono a giungere nella zona di interesse circostante il campo alla disperata ricerca di un impiego. «Il 2 dicembre 1944 arriva a Birkenau un trasporto con 165 prigionieri italiani tutti scelti per il profilo professionale – continua Fontana -: ci sono manovali, muratori, trivellatori, elettricisti e  cuochi.  Questo dimostra che, seppure il potenziale economico di Auschwitz non prevalse mai sull’obiettivo dello sterminio, esso ebbe comunque un ruolo fino alla fine».

Ripercorrendo dunque i percorsi e i destini dei due gruppi di deportati restituiti attraverso un costante confronto tra documenti e memorie, fonti scritte e fonti orali, Gli Italiani ad Auschwitz offre al lettore la ricostruzione di una storia plurale e composita di vittime e un quadro molto più complesso di quello che è stato Auschwitz nella sua polivalenza  e nella sua pluralità di funzioni.

Laura Fontana

Laura Fontana si occupa dal 1990 di storia della Shoah e del suo insegnamento. Responsabile per l’Italia del Mémorial de la Shoah di Parigi e dell’Attività di Educazione alla Memoria del Comune di Rimini, è autrice di numerosi saggi pubblicati in italiano, francese, inglese. Dirige seminari di studio in Italia e in Europa per insegnanti e ricercatori, è consulente scientifica per diversi progetti internazionali e collabora con la Fondation Mémoire de la Shoah. Ha co-diretto con Georges
Bensoussan due volumi della Revue d’histoire de la Shoah dedicati all’Italia dal titolo «L’Italie et la Shoah» ( Le fascisme et les Juifs, 2016, Représentations, usages politiques et mémoire, 2017). Tra i temi oggetto della sua ricerca: il nazionalsocialismo, i ghetti nell’Europa occupata, le donne nella Shoah, la lingua nazista. Negli ultimi anni sta realizzando un vasto studio sulle immagini della Shoah che sarà oggetto di pubblicazione nel 2023.