di Roberto Zadik
Pochi Paesi come Israele sono stati caratterizzati dalla scomoda situazione di essere sempre oggetto di contestazione, di delegittimazione e di continua e ricorrente critica e messa in discussione verso qualunque sua azione o presa di posizione. Dai media, alla celebre mozione dell’Unesco, alle opinioni di molte persone anche nella quotidianità italiana e mondiale, fin dai suoi primi anni di vita, lo Stato ebraico ha sempre dovuto affrontare opposizioni e ostacoli ideologici e non solo bellici sul suo cammino. Non solo militarmente e contro vicini a dir poco aggressivi, come Siria, Libano o Egitto, ma anche da parte della cosiddetta “informazione”occidentale che, in passato ma anche nell’immediato presente, non poche volte manipola pericolosamente la verità dei fatti influenzando il popolo in Italia e nel mondo occidentale in genere.
Proprio in difesa di questa continua polemica antisraeliana mediatica che da anni monotona e corrosiva si ripete e che, molto spesso è anche subdolamente antisemita, è uscito un libro importante come Israele: diario di un assedio di Ugo Volli (Proedi editore, 622 pagine, 18 euro) che è stato presentato, il 20 novembre, al Teatro Franco Parenti durante l’ultima giornata di Bookcity. È stata una serata molto vivace in cui davanti a una sala decisamente piena, l’autore che è docente di Filosofia della Comunicazione e di Semiotica all’Università di Torino e direttore del sito “Informazione corretta”, accanto all’editore del testo Andrea Jarach, all’assessore alla Cultura della Comunità ebraica milanese, Davide Romano e a Vittorio Robiati Bendaud, coordinatore del Tribunale Rabbinico del Nord Italia e ad Alessandro Litta Modignani, giornalista e moderatore dell’incontro, ha raccontato il contenuto del testo fornendo un’analisi interessante della realtà attuale e dell’atteggiamento del mondo occidentale nei confronti di Israele.
Nella sua introduzione Andrè Ruth Shammah, regista e direttrice del Teatro Parenti, ha sottolineato che «si tratta di un testo forte che l’autore ha indirizzato specialmente a chi non vuole ascoltare».
Successivamente l’editore Jarach ha sottolineato che si tratta di un libro coraggioso e interessante che “coagula al suo interno 15 anni di interventi e di articoli realizzati dall’autore assieme ad Angelo Pezzana, giornalista e attivista politico in difesa di Israele spesso giudicato faziosamente e ingiustamente”.
Come ha detto Jarach “Israele viene spesso maltrattato ignorando la lista infinita di doni, dalla sanità alla tecnologia, che questo Paese ha dato al mondo in questi ultimi anni”.
Come ha poi detto anche Davide Romano «il testo di Volli ci aiuta a inquadrare l’altro lato della storia, ovvero le ragioni di Israele che spesso vengono taciute o ignorate da gran parte dell’informazione e della politica che condanna lo Stato ebraico a priori e a senso unico, vedendo la questione palestinese come il totem delle problematiche mediorientali. Peccato che tutti i disordini del mondo arabo e con le guerre in Iraq, in Iran e i massacri in Siria e dei cristiani d’Oriente che vengono regolarmente perseguitati, raramente occupino le prime pagine dei giornali e spesso vengono ignorati».
L’assessore ha poi evidenziato che «nel giornalismo italiano, c’è molta disinformazione a tutti i livelli e non solo su Israele e si creano falsi miti e certezze errate molto pericolose e fuorvianti per una sorta di conformismo dei media che dobbiamo contrastare».
Molto efficaci anche gli interventi di Vittorio Bendaud e dell’autore Volli che si sono focalizzati sulle complessità della lotta al pregiudizio contro Israele e su come esso negli anni sia mutato radicalmente passando da un atteggiamento di aggressiva e aperta opposizione a una fase confusa e complicata dove manca il confine fra “buoni e
cattivi” come ha detto l’autore del libro. «Questo volume non si limita alla difesa di Israele – ha detto Bendaud – ma è un atto di resistenza culturale e intellettuale che ci fornisce dati e testimonianze preziose nel tentativo di scalfire il muro di gomma di pregiudizi di un certo mainstream contro Israele. In questo testo mi sono rivisto come lettore e ho riflettuto su come questa visione faziosa di Israele e di una certa parte della sinistra laica e liberale abbia cominciato a diffondersi sempre di più dopo il 1967. L’ebraismo italiano ha dovuto spesso confrontarsi con questa ottica scendendo alcune volte a dolorosi compromessi. È molto difficile reggere a questa tensione culturale maggioritaria e venire a patti con essa. Ebbene, il libro di Volli è un gesto di protesta verso questa mentalità».
Stando ai relatori, il testo si ribella a tutto questo. «Dobbiamo lottare senza paura contro la disinformazione e l’accusa verso Israele – ha concluso Bendaud -, molte volte accusato del peccato di esistere e mi rivolgo a tutte le persone per bene di qualsiasi fede e non solo al mondo ebraico».
In conclusione ha parlato Volli che ha tracciato una sorta di storia del complesso rapporto fra Israele e Occidente e che il libro «è una raccolta molto accurata di un lavoro compiuto quotidianamente e durante la presidenza Obama. Ora con Trump abbiamo voltato pagina».
Ma cosa è successo dalla Fine della Seconda Guerra Mondiale a oggi? Nella sua coinvolgente analisi, Volli ha spiegato che «con la Shoah, Hitler ha cercato di distruggere l’Europa e gli ebrei ma fortunatamente non ci è riuscito. Da questo è nato lo Stato di Israele che nei suoi primi anni è stata un applicazione del socialismo e il coronamento del sogno ebraico di avere uno Stato. Da allora Israele che poi è diventata una democrazia, si è trovata a affrontare varie lotte e una lunga fase di conflitti che si è protratta fino alla Guerra del Kippur del 1973». Nei rapporti fra Israele e Occidente due fasi sono state fondamentali: la caduta del Muro di Berlino e della cosiddetta Cortina di Ferro del Regime Comunista e gli accordi di Oslo del 1993. «Questi due grandi eventi – ha detto lo studioso – hanno stimolato da parte europea il desiderio di coalizzarsi, come aveva fatto l’Urss ma in veste liberale e democratica e il desiderio dei palestinesi di creare uno Stato palestinese. Molti problemi sono nati dall’assedio antisraeliano non solo da parte araba ma anche occidentale».
Ora però secondo lo studioso le contrapposizioni drastiche sono finite da tempo e dopo una fase di conflittualità più morbida e subdola e non per questo meno pericolosa,
inaugurata dall’era Obama ora stiamo per affrontare una terza fase. Cosa succederà?
«Lo scenario è ancora increrto – ha detto Volli – ma siamo davanti a una nuova fase e l’egemonia soft che vigeva finora si sta sfaldando. Israele e gli ebrei sono il test dei cambiamenti della società e della politica. Siamo a rischio di un Occidente dominato da una deriva o di tipo conservatore e fascista o dall’integralismo islamico. Tutto quello che succederà passerà inevitabilmente sotto le mura di Gerusalemme».