di Aldo Baquis
In questi mesi di continue violenze nelle strade, un romanzo d’amore appassiona e divide gli israeliani. Ha innescato un profondo scontro ideologico fra esponenti della destra nazionalista al governo e luminari del mondo della cultura (fra cui i romanzieri Amos Oz, Meir Shalev e A.B. Yehoshua), allarmati da qualsiasi erosione (vera o presunta) alla libertà di espressione. Nel frattempo la love-story immaginata dalla scrittrice Dorit Rabinyan Gader Haya (in inglese ‘Borderlife’), è perentoriamente balzata al primo posto dei best seller israeliani. Nelle librerie Gader Haya è divenuto quasi introvabile e in tutta fretta è stata preparata una ristampa: cosa che suscita invidia fra i giovani scrittori di Israele. Mentre in genere le vendite di libri languiscono, sognano adesso di trovarsi anch’essi al centro di roventi polemiche.
A trasformare il libro in un barile di polvere da sparo è stata a fine dicembre la decisione di una commissione pedagogica del Ministero dell’istruzione di depennarlo da una lista di testi consigliati per quei liceali che abbiano scelto di specializzarsi in letteratura moderna. Il tema scelto da lei, è stato spiegato in un primo momento al quotidiano Haaretz che chiedeva lumi, era un po’ scabroso. Si parlava infatti di un amore sbocciato fra un’israeliana e un palestinese. Fra persone ancora non del tutto mature, come appunto studenti di liceo, la vicenda poteva forse aprire la strada a scelte di vita problematiche: ad esempio, a matrimoni misti e all’assimilazione. Non proprio atteggiamenti che il Ministero – sotto la guida di Naftali Bennett, leader del Partito nazional-religioso Focolare ebraico – si sente di caldeggiare. Ma nella stessa Torà, è stato osservato, – personaggi come re Salomone o Sansone non avevano pregiudizi nello stringere legami affettuosi con donne non ebree.
Che fare allora? Depennare magari dal curriculum dei licei anche porzioni di Bibbia? In Gader Haya, la traduttrice Liat Benyamini (che proprio come la Rabinyan proviene da una famiglia di ebrei di origine iraniana e che vive a Tel Aviv) trascorre alcuni mesi a New York dove si imbatte nel giovane pittore palestinese Hilmi Nasser, la cui famiglia abita a Ramallah. Nelle condizioni attuali di conflitto, le loro vite non potrebbero incrociarsi, malgrado le loro città distino appena 60 chilometri. Nella frizzante New York le barriere invece cadono e i due si innamorano perdutamente. Ironia della situazione: agli occhi dell’americano standard l’ebrea israeliana di origini iraniane e il palestinese sembrano del tutto simili fra di loro. Anzi, proprio Liat desterà qualche sospetto fra i clienti di un bar di quartiere. Temendo che sia una fiancheggiatrice di terroristi internazionali, si troverà in salotto agenti dell’Fbi.
Saranno mesi di amore intenso, non privi di frizioni per i riflessi delle complesse vicende mediorientali. Come quando Hilmi canta in ebraico una canzone popolare: era stato costretto ad impararla in carcere e ad esibirsi per la gioia dei suoi guardiani. Il romanzo, peraltro, si chiude con note pessimistiche.
Nel tentativo di giustificare la sua esclusione dal curriculum, il Ministro Bennett ha poi argomentato che esso presenta i soldati di Israele sotto cattiva luce: una affermazione però difficile da sostenere nei fatti. Dalla polemica tutti sono usciti un po’ ammaccati. In Israele il fenomeno dei matrimoni misti ha dimensioni marginali e dunque è dubbio che questo testo avrà alcuna incidenza concreta. Quanto all’allarme -per la “censura’’ attribuita al Ministero dell’istruzione appare molto prematuro -: la decisione della commissione pedagogica era discutibile, ma legittima. Chi è uscito semmai a testa alta è stato il pubblico israeliano che ha reagito a quella che sembrava una sopraffazione burocratica e che ha voluto aggiudicarsi l’ultima parola: quando ha portato sugli allori un libro che, pubblicato oltre un anno fa, non aveva finora suscitato nessuna
attenzione particolare.
(Twitter: @aldbaq)