di Ilaria Ester Ramazzotti
Nascere non basta. È per rinascere che siamo nati. Ogni giorno. Come suggeriscono i versetti poetici di Pablo Neruda, i giorni della nostra esistenza sono assai spesso improntati alla continua costruzione e ricostruzione di noi stessi. Un lavoro introspettivo e interpersonale che si snoda fra l’appartenenza famigliare e geografica, la ricerca delle proprie radici più antiche e degli antenati, la gestione di eventi, scelte e vicissitudini individuali e storici che contribuiscono alla definizione dell’identità che ci caratterizza e ci distingue. Un cammino in profondità a tratti tortuoso che dura tutta la vita, alla riscoperta di sé stessi, di affinità relazionali, di D-o. Ed è proprio attraverso un complesso cammino esistenziale e spirituale che Elia Boccara, nel suo ultimo libro Ricostruzione di un’anima, edito nel 2021 da Giuntina, accompagna il lettore con righe profonde, ricche ed esplicite, tutte articolate fra gli anni della sua esistenza, ben novantuno, e i tanti secoli della sua famiglia.
Dal carattere specificamente autobiografico, il volume si concentra sulla vita privata e famigliare dell’autore, sulla sua carriera di insegnante di lingua e letteratura francese, sulla personale ricerca di una via spirituale, sugli studi, riflessioni e approfondimenti teologici che culminano con la riscoperta del pensiero filosofico di Baruch Spinoza e con la lettura della letterata britannica George Eliot, studiosa di temi ebraici e del celebre pensatore olandese. Un volume denso con cui Elia Boccara chiude il cerchio aperto con le sue precedenti pubblicazioni, edite sempre da Giuntina: ‘George Eliot e la nascita dello Stato ebraico’ del 2019, ‘Sionisti cristiani in Europa’ del 2017, Un ebreo livornese a Tunisi del 2016, ‘L’invenzione marrana’ del 2014, ‘In fuga dall’Inquisizione’ del 2011.
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Se con ‘Un ebreo livornese a Tunisi’ l’autore intesse la prima parte della sua autobiografia, con Ricostruzione di un’anima proietta in prevalenza sulle pagine la sua vita in Italia. Nato a Tunisi da una famiglia ebraica italiana di origine livornese, poi disvelata in modo illuminante come di origine portoghese e marrana, Boccara riferisce al lettore tutto il dramma della morte della sua prima moglie, Serena, spirata per una malattia pochi giorni dopo la nascita prematura della loro figlia. “Giunto al momento più tragico della mia esistenza, mi posi parecchie domande”, scrive e svela nel volume. “Che senso aveva parlare di libero arbitrio, quando poi gli eventi rendono subito impossibile la realizzazione del progetto di vita formulato? Peggio! […] Fummo in parecchi a soffrire per quel drammatico esito. La prima grande vittima di questa situazione fu per prima Serena, mia moglie da pochi mesi, che moriva quindici giorni dopo aver messo al mondo una bambina («È disonesto!» gridò mentre stava morendo), Antonella, la seconda grande vittima che affrontava la vita senza la mamma, affidata ai nonni [dopo il conseguente rientro a Tunisi ndr] che si comportavano però da genitori, mentre io, il padre, mi sentivo smarrito e inutile, incapace di svolgere autonomamente il mio ruolo. Tutto ciò per cinque anni, il tempo di conoscere Franca che accettava di far da madre alla bambina, con tutti i problemi di ambientamento che ho descritto. Fu in quel momento (scusate se ripeto) che mi posi seriamente il problema di quel Dio in cui confidavamo e la cui esistenza veniva affermata nella prima frase dello Shemà, la principale preghiera ebraica: Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è Uno. Era il punto di partenza di uno dei più importanti fatti religiosi dell’umanità, da cui derivano anche il cristianesimo e l’Islam”.
Le domande, il dolore, la ricerca filosofica, religiosa e le grandi prove che si accavallano e si susseguono nelle esperienze individuali e famigliari si collegano altresì a quelli del proprio popolo e dell’umanità. Il malessere e le riflessioni di Elia Boccara legate al tipo di ebraismo vissuto nella famiglia di origine trova così una spiegazione nella scoperta di quanto accaduto ai suoi antenati, forzatamente battezzati in Portogallo nel 1497. Una rivelazione che permette di dare un nome a una vecchia “clandestinità interiore” e che nel marranesimo trova la fonte per una più completa definizione di identità personale e storica. “A marce forzate, mi ero trasformato in uno specialista di iberiche Inquisizioni e di titubanti identità marraniche”, sottolinea. Lo studio approfondito e intessuto fra ebraismo e cristianesimo lo porta anche a conoscere e frequentare la Chiesa Valdese, nutrendo una grande amicizia per il pastore Thommy Soggin e sua moglie Maria Girardet, a cui il libro è dedicato. Ma, per Boccara, che alla sua opera allega due saggi su Gesù e Paolo di Tarso, il Nazareno era un uomo e un ebreo a tutti gli effetti, non il Gesù dei cristiani. Così, pur restando sempre aperto al confronto e all’amicizia, l’autore ribadisce la sua identità ebraica, seppur in veste laica e eterodossa, insieme alla sua peculiare vocazione per il dialogo. Un dialogo al contempo interpersonale e interiore, interreligioso e spirituale, eletto a strumento privilegiato per la costruzione civile della società o per la ricostruzione di un’anima.
Elia Boccara, Ricostruzione di un’anima, Giuntina, pagine: 225, Prezzo: 14 euro