di Fiona Diwan
Una biografia di Etty Hillesum, Un gomitolo aggrovigliato è il mio cuore, scritta da Edgarda Ferri
La sua anima assetata cercava un dialogo personale e intimo con Dio, abitata da una vibrazione spirituale molto vicina al misticismo. Sotto il suo sguardo di cristallo transitavano i destini di coloro che amava, amici, amanti, fratelli, conoscenti, membri della Comunità ebraica di Amsterdam. Per questo decise di seguirli nel campo di prigionia di Westerbok, di sua spontanea volontà, all’indomani dell’occupazione nazista dell’Olanda. Il suo rifiuto di odiare, la sua peculiare forma di spiritualità così profondamente intrecciata alla sensualità, ne fanno un personaggio davvero unico nel panorama filosofico-esistenziale del Novecento.
Del suo destino e dei suoi scritti ci parla oggi la bella biografia che le dedica la scrittrice e storica Edgarda Ferri (Un gomitolo aggrovigliato è il mio cuore, Nave di Teseo), presentato recentemente alla Libreria Claudiana per il Nuovo Convegno. Più di 20 biografie alle spalle, oggi Edgarda Ferri ci racconta dell’umanesimo radicale di Etty, della sua scrittura come cura ma anche come un’epifania capace di rivelarla a se stessa e al mondo. «Mi sono innamorata di questa ragazza colta, curiosa, dall’anima poetica e ribelle che, pur avendo potuto salvarsi, sceglie di non abbandonare il suo popolo e la sua famiglia condividendone la sorte tragica. In lei, non ci fu mai cupio dissolvi. Era tormentata ma anche luminosa». Etty è un tipo anticonvenzionale, è Chesed (amore) allo stato puro, gratitudine per la vita («Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è difficile ma non è grave»). Ironica: «Dio, dammi meno pensieri e più acqua fredda e ginnastica alla mattina presto».
Generosa: «Dio, tu non puoi aiutarci, tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi». Etty faceva parte di quella particolare categoria di persone che attraversano la vita senza pelle, una nudità dell’anima che la rendeva insieme fragilissima e forte. Ma chi era Etty Hillesum, da un punto di vista ebraico? Perché il mondo cattolico si è impossessato di questo personaggio facendone un’eroina del perdono? Come tanti all’epocao, era anch’essa una ebrea assimilata, con alle spalle una famiglia colta, musicale, complessa. In verità, aveva assimilato la lezione ebraica del perdono dai Salmi e dallo Yom Kippur, un sentimento di riparazione verso il prossimo così profondo da essere uno degli assi portanti dell’etica ebraica. Leggendo il libro di Edgarda Ferri, ci si chiede quanto talento e bellezza siano andati perduti con la Shoah. La vicenda di Etty resta un emblema luminoso di una simbiosi culturale che avrebbe potuto dare frutti straordinari. Il 7 settembre 1943 Etty sale sul treno per Auschwitz e porta con se una coperta e tutti i suoi libri. Non tornerà. Aveva 30 anni.