“Figlie di Gerusalemme”. La forza invisibile delle donne tra memoria e destino

Libri

di Marina Gersony
Figlie di Gerusalemme è il titolo del nuovo romanzo di Shifra Horn, una delle più brillanti e affermate scrittrici israeliane. Questa saga familiare, ricca di intrighi e segreti, racconta la storia della dinastia femminile Davidovitch, intrecciando le vicende personali delle protagoniste con il contesto storico e culturale di Gerusalemme, città eterna, sacra e palpitante, intrisa di storia e di preghiera. (Titolo originale: Ha-cheder she-mul ha-chomot; Fazi Editore; Collana: Le Strade; Traduzione: Silvia Pin; Pagine: 480; Cartaceo: € 20; eBook: € 9.99; Data pubblicazione: 2024).

Horn ci introduce ad Alexandra, una donna sulla quarantina, seduta in una stanza di fronte alle colline di Gerusalemme. Immersa nei ricordi della sua famiglia, inizia a scrivere sul suo PC, ispirata dalla casa in cui hanno vissuto i suoi antenati, ora trasformata in residenza per artisti e scrittori. Da sempre attratta dalla mitologia famigliare, vuole sapere, scoprire, indagare tra il detto e non detto: «Nella mia famiglia il passato ingombrante è sempre stato nascosto lontano dai miei occhi. Giungeva a me nei sussurri, negli stracci di pettegolezzo, nelle frasi evasive, nei riferimenti accennati, nella foto e nei documenti quasi polverizzati che stavano celati dietro le librerie e dentro le scatole di scarpe occultate sotto i letti».

La storia si sviluppa tra le atmosfere mediorientali di Gerusalemme e la piovosa Londra, attraversando cinque generazioni di donne Davidovitch, dalla metà dell’Ottocento, tutte accomunate da forza, ingegno e spirito indipendente. Ma chi sono gli uomini di questa dinastia? Lontani, silenziosi, assenti, le figure maschili si stagliano come ombre nel cuore delle donne che li amano e li perdono. Alexandra sa poco di suo padre, ma attraverso un’immagine, una foto di una bambina che porge fiori a un uomo un uomo elegantemente vestito, comincia a svelare un segreto che risale alla bisnonna Victoria, bellissima e destinata a un incontro che cambierà il destino della famiglia.

La narrazione di Horn si intreccia con eventi storici come la guerra di Crimea, la guerra mondiale, i pogrom in Russia, il mandato britannico della Palestina e non solo, svelando segreti scioccanti e tragiche circostanze che segnano il passato della famiglia.

Ma è probabilmente Gerusalemme, il cuore pulsante del romanzo, la città che esiste in un conflitto perpetuo, tanto fisico quanto psicologico. È una città di memorie confusa, di storie non raccontate, di amore e odio che si mescolano in un abbraccio che non ha mai fine. Ogni vicolo è un sentiero di nostalgia, ogni muro un appoggio per l’anima. Brucia della sua forza, riecheggia nelle sue preghiere, e resta sempre inafferrabile, vicina e insieme lontana. È la città in cui le protagoniste si trovano a vivere non è la Yerushalaym sacra che molti si immaginano, ma una città che soffre, che lotta, che tenta di resistere. Per Victoria, rappresenta una terra promessa carica di memorie dolorose. Per Abigail, madre tormentata di Alexandra, è uno spazio di crescita incompleta. E per Alexandra, è una forza magnetica che attrae e respinge, una città che promette guarigione ma ricorda in modo incessante che nulla potrà mai essere completamente sanato.

Un altro elemento distintivo del romanzo è che non si limita a essere una semplice saga familiare, ma si presenta anche come un’opera corale, arricchita da una moltitudine di personaggi, situazioni e una struttura narrativa che alterna flash forward e flashback.

L’approfondimento del tema della memoria, caratteristica centrale della letteratura ebraica e israeliana, è particolarmente rilevante. In questo panorama, si inserisce anche la Horn, la cui Figlie di Gerusalemme ci conduce in un viaggio intimo e potente, dove le storie di donne, di famiglie e di città si intrecciano con il filo della memoria collettiva. Ogni parola, ogni sguardo, è una riflessione profonda sull’identità e sulla storia di un popolo che, attraverso le sue voci, continua a cercare un senso e a regalarci racconti di straordinaria intensità e bellezza.

Horn non ha fretta di arrivare alla conclusione: ogni passo del suo romanzo è carico di riflessioni che non si accontentano mai di risposte facili. Ogni emozione che traspare è vissuta, ma anche riflessa, compresa nella sua totalità. C’è forse una certa immobilità nei suoi passi narrativi, ma non è mai staticità. È un’arte della sottrazione, della sospensione che permette al lettore di immergersi nel silenzio tra le righe e di trovare in esso la forza per decifrare l’intensità della storia. Horn non racconta per consolare, ma per farci sentire la complessità di un’esperienza che, pur essendo così radicata in un luogo e nella cultura ebraica, è per molti versi universale.

 

(Shifra Horn, Figlie di Gerusalemme, Fazi Editore; Collana: Le Strade; Traduzione: Silvia Pin; Pagine: 480; Cartaceo: € 20; eBook: € 9.99; Data pubblicazione: 2024).