di Marina Gersony
«Premetto che considero la Shoah il male estremo del Novecento, lo sterminio paradigmatico, l’accadimento che ha fatto ragionare l’umanità intera sulle conseguenze dell’antisemitismo e sul concetto stesso di genocidio […]. Mai bisognerebbe dimenticare la specificità dell’antisemitismo, perché nel corso dei secoli sotto varie forme, gli ebrei sono stati considerati i nemici dell’umanità con costruzioni ideologiche fantasiose che hanno caratterizzato non solo esponenti di regimi autoritari e reazionari, ma anche chi era impegnato in battaglie per il progresso e la libertà».
Inizia così il primo capitolo di Auschwitz non finisce mai. La memoria della Shoah e i nuovi genocidi, un saggio in cui Gabriele Nissim offre al lettore una profonda e articolata riflessione su quello che è stato il Male Assoluto di un secolo breve e dannato; un secolo che ha visto lo sterminio di sei milioni di ebrei progettato a tavolino, non paragonabile a nessun altro evento. Lo scrittore apre dunque un dibattito molto importante e documentato su come la memoria di una tragedia unica come la Shoah possa e debba trasformarsi in una lente di ingrandimento attraverso la quale riconoscere l’orrore, la violenza e la discriminazione ovunque esse si manifestino. Basti pensare ai genocidi e ai massacri perpetrati a tutte le latitudini tra passato e presente, da quello armeno a quello ruandese per finire ai giorni nostri in Ucraina, ognuno con le sue spaventose specificità.
In breve, ci dice Nissim, è un dovere morale di Stati, nazioni e singoli individui tenere sempre alta la soglia dell’attenzione e lo stato di allarme in difesa dei diritti di tutti i perseguitati del pianeta, senza nulla togliere al carattere di unicità della Shoah: «Una memoria – ribadisce l’autore di Ebrei invisibili (con Gabriele Eschenazi), L’uomo che fermò Hitler, La bontà insensata, Il bene possibile e altri libri – che non deve creare una divisione tra noi ebrei e gli altri esseri umani che hanno subito o subiscono genocidi».
La domanda che si pone, e ci pone, Nissim è la seguente: «Ma il discorso per certi versi “sacro”’ dell’unicità della Shoah, espressione di un assoluto che ha colpito soltanto gli ebrei in tutta la storia dell’umanità …, è una trappola o un salvagente?». Non resta che leggere questo libro (dal titolo discutibile e confusivo) che ha suscitato polemiche ma che ci aiuta a indagare il meccanismo che porta alle atrocità di massa.
Prevenire i genocidi richiede impegno, strategia e obiettivi comuni che ispirino le nazioni e i singoli Stati. Un’alleanza fra esseri umani determinata a evolvere e a crescere, fondata su un codice morale condiviso per ottenere un mondo migliore e degno. Perché, al di là di ogni pregiudizio o accanimento ideologico, quello a cui ogni essere umano aspira è una vita pacifica senza sangue e conflitti.
Gabriele Nissim, Auschwitz non finisce mai. La memoria della Shoah e i nuovi genocidi, Rizzoli, pp. 272, euro 19,00.