di Paolo Castellano
Milano – «Il sogno è la parte più profonda di noi. Nell’inconscio si trovano tutte le nostre esperienze che si sono depositate sin da quando siamo piccoli: tutto è segnato da qualche parte». Questa la riflessione di Masal Pas Bagdadi che giovedì 26 marzo ha presentato il suo ultimo libro alla Mondadori di via Marghera. Ha moderato l’incontro Vera Paggi giornalista Rai.
Durante la presentazione sono stati letti alcuni passi del libro da Yael Rosenholz, figlia dell’autrice. “Ho fatto un sogno” (Bompiani) è l’ultima fatica dell’autrice siriana Masal Pas Bagdadi che ha raggiunto la notorietà letteraria grazie alla commovente autobiografia “A piedi scalzi nel kibbutz”, seguita da un altro libro basato sulla sua vita, intitolato “Mamma Miriam”.
In “Ho fatto un sogno” Masal torna a raccontare storie d’amore e indaga a fondo nel proprio passato e nei ricordi privati trasportando il lettore in un ambiente sospeso tra il mondo reale e l’onirico. Il libro si apre con la scena del nonno che le appare nel sonno e il prodigio paranormale stimola la protagonista a ricercare le radici della propria storia famigliare. «Quando mi sono tuffata in questo progetto con l’idea di scrivere questa storia con il nonno, la mia mente, le mie notti, le mie insonnie mi hanno avvolta e hanno influenzato molto una porzione importante del libro».
Come ha fatto notare Vera Paggi: «Il libro è diverso dagli altri due precedenti. I primi erano autobiografici dove la distanza del narratore era ridotta rispetto le vicende. Libri in cui c’erano prevalentemente vicende legate alla sua famiglia e alla sua vita. Invece in questo ultimo romanzo, Masal ha sviluppato alcuni temi ebraici attingendo dal proprio patrimonio culturale e ha descritto Israele attraverso vari racconti uniti da un unico filo conduttore che si comprenderà una volta terminata la lettura. Masal ha più vite narrative, più vite professionali sempre molto legate l’una all’altra. Ha attraversato paesi e terre difficili e oggi resta inquieta con una vivacità intellettuale straordinaria».
La scrittrice è infatti nata a Damasco nel 1938, a soli 5 anni fugge dalla Siria per le persecuzioni antisemite ed entra illegalmente in Palestina. Cresce in un kibbutz in Israele. In Italia diventa psicoterapeuta e autrice di libri. Ha promosso iniziative pedagogiche rivolte all’infanzia e all’adolescenza.
Infine la giornalista Rai ha sottolineato come in ogni storia contenuta nel libro compaia la metafora del volo. «Il volo ti permette di uscire dalla banalità e di entrare nella realtà, in altre vite, in altri luoghi. Io vivo un sacco di vite, vivo le vite di tutte le persone di cui mi prendo cura. Volare permette di staccarsi dalla quotidianità e di concentrarsi di più su se stessi», ha chiarito la scrittrice.
In questo romanzo slegato dai parametri della realtà, Masal visita il cimitero di Tel Aviv e descrive la città in tutte le sue sfumature. Con emozione torna ad rievocare il ghetto di Damasco, dove Tune, la bambina di allora, percepì tutto quello che le stava accadendo attorno poco prima dei tragici eventi che poi avrebbero sconvolto la sua infanzia. Come scritto nella quarta di copertina, “Ho fatto un sogno” è un viaggio affascinante tra passato, presente, verso un futuro pieno di amore per la vita.