I profeti nella tradizione ebraica visti da Elie Wiesel

Libri

di Ugo Volli

[Scintille. Letture e riletture] Elie Wiesel è stato uno dei testimoni più attivi e impegnati della Shoah, un portavoce efficace e autorevole del popolo ebraico, uno scrittore e un conferenziere popolarissimo. È stato anche un appassionato divulgatore della tradizione ebraica, in particolare del midrash, cioè di quella grande produzione narrativa dei maestri che a partire dal Talmud commenta, spiega e integra le storie delle Scritture. I ventiquattro libri che ne fanno parte, dalla Genesi alle Cronache, sono pieni di personaggi, eventi storici e mitici, visioni abbacinanti e crudi episodi di politica e guerra.

Scritti secondo stili, convenzioni e linguaggi molto diversi, essi però sono di solito “epici”, cioè piuttosto laconici, poveri di descrizioni realistiche e pressoché privi di spiegazioni psicologiche. Ci vengono raccontate le azioni, straordinarie eroiche o perfino scandalose, ma quasi mai se ne approfondiscono le motivazioni. Spesso poi vi sono lacune narrative oppure ripetizioni. Il midrash completa la narrazione, talvolta la arricchisce molto, si sforza di spiegarla e anche di giustificare gli errori, i fallimenti, le incapacità, i veri e propri peccati che rendono così umani i personaggi biblici, ma che i rabbini si sforzano di giustificare, di spiegare, talvolta addirittura rovesciando il senso più ovvio del testo. È questa narrazione seconda che Wiesel ama studiare e raccontare a sua volta, commentandola, interrogandola, mettendola in discussione. Ci sono diversi libri suoi su questo tema. Ora Giuntina ha pubblicato Il dono della profezia. Ventuno personaggi biblici, che si incentra sul ruolo dei profeti nella tradizione ebraica, allargandolo anche a figure che normalmente non rientrano in questa categoria, da Sarah, moglie di Abramo a Mosè a Daniele.

 

La profezia per la tradizione ebraica non è il dono di predire il futuro, ma di poter esprimere verità di ispirazione divina, che spesso hanno la forma di ammonimenti, che vengono resi pubblici proprio perché non si debbano realizzare, per indurre gli esseri umani a pentirsi e a ritornare sulla retta via, come accade per esempio nel celebre caso di Giona. Nei capitoli di questo libro Wiesel procede in maniera caratteristica. Prima racconta la storia come appare nelle Scritture, poi mette in luce ragioni di perplessità, di dubbio, perfino di condanna morale. Introduce quindi le spiegazioni dei vari midrashim sull’argomento, spesso senza fermarsi a indicare le fonti cui attinge. Sulla base di queste spiegazioni, che sono sempre molteplici, Wiesel rivede il suo giudizio, talvolta trova che i personaggi tradizionalmente connotati negativamente abbiano le loro ragioni, o quelli positivi abbiano torto (e fra questi c’è perfino l’Eterno). Poi propone ancora altre versioni, altre analisi, altri giudizi, sempre ragionando molto pianamente, provando a raccontare la storia in altre maniere. E alla fine noi restiamo con il senso di una grande ricchezza narrativa e morale.

Il midrash è parte della “Torà orale” della tradizione più intima dell’ebraismo che è anche un tesoro di pensiero. Wiesel ce lo presenta con una adesione intellettuale e una naturalezza che ci permette anche oggi di apprezzarlo profondamente.