di Redazione
Meditazione ebraica/L’uomo e i suoi “volti”
L’ebraico antico, nel descrivere un individuo, raramente conosce il singolare della parola volto. Di un individuo si parla spesso de “i volti” (Panim), che sono dunque manifestazione di un’identità plurale. «Di fronte alla manifestazione del Silenzio – dice l’Autore – l’uomo in cammino spirituale si copre dunque “i volti”, in un commovente gesto di pudore e protezione. Ma “guardando e rimirando” l’armonia di quel gesto, mi sono sempre chiesto se la stessa non potesse anche significare un anelito all’unità, o quanto meno all’armonizzazione dei nostri “esseri”.
Il Silenzio, specie quello biblico, è un richiamo all’elevazione e all’unità, e al contempo il Silenzio è la memoria della perdita di quella stessa armonia. Mi è stato chiesto di scrivere sul tema del silenzio nel testo sacro ebraico, dando spazio anche al mio vissuto come praticante e insegnante di meditazione. Non mancano quindi gli spunti personali». Il tema del “silenzio ebraico” viene affrontato da vari punti di vista (la Aleph, il Silenzio tra le lettere; Elia, il Silenzio delle Interpretazioni; e molti altri).
Sergio Daniele Donati, “E mi coprii i volti al soffio del silenzio”, Mimesis, euro 5,00