di Roberto Zadik
Il suono rosso di Elli Stern, musica e memoria nel coinvolgente confronto fra due musicisti ebrei.
Due generazioni a confronto in un romanzo raffinato e avvolgente come Il suono rosso (Zecchini editore, pp. 252, 21,00 euro ) della scrittrice israeliana, naturalizzata italiana, Elli Stern. Protagonisti del testo, due musicisti ebrei cechi: il giovane Daniel, in cerca della propria strada ed estremamente talentuoso ma irrequieto e bloccato nella sua creatività da una fase di crisi e vuoto interiore, fidanzato di Margherita, e lo zio della ragazza che nasconde un doloroso passato.
Sopravvissuto ai campi di Terezin e successivamente di Auschwitz, grazie al potere della musica, l’anziano Aron Feuerlicht è un artista dalla solida esperienza che, incontrando il giovane, avvia assieme a lui un incessante viaggio interiore che si rivelerà provvidenziale per entrambi.
Un testo capace di essere profondo e al tempo stesso leggero, che oscilla fra vari argomenti e piani narrativi in cui Feuerlicht racconta a Daniel il suo impressionante periodo di internamento nei lager così come una serie di aneddoti sul mondo musicale della sua epoca.
Filo conduttore della narrazione e di quest’opera è il “suono rosso”, un dettaglio invisibile eppure determinante, “un piccolo sintomo del problema che devi affrontare” come lo definisce Feuerlicht, “qualcosa che non si ottiene seguendo le istruzioni di un manuale”. La continua ricerca musicale ed esistenziale, lo scambio di memorie con l’anziano musicista e un comune talento artistico saranno per Daniel la soluzione per risolvere le sue inquietudini e ricominciare a suonare per la sua Margherita.
Unendo introspezione psicologica e dotte disquisizioni musicologiche, dal violoncello, all’opera lirica al compositore tedesco Robert Schumann, il romanzo scorre rapidamente portando il lettore al centro della musica e del suo potere nella sofferenza dei lager così come nelle incertezze dei due protagonisti.