di Roberto Zadik
“Oltrepassare le barriere culturali che separano gli ebrei dalla società circostante è difficile” ha ricordato ma “lavorando come fotografo per Associated Press, le mie foto erano state viste da molti ebrei persiani in Europa, America e Israele e così questi hanno ridotto le diffidenze dei membri delle comunità locali e in seguito siamo diventati amici”. Nel suo racconto egli ricorda le peripezie affrontate nei viaggi in autobus assieme al gruppo di ebrei iraniani “non ci sono molti ristoranti kasher e sinagoghe e non avevo immaginato che ci fossero tutti questi problemi nell’essere una minoranza in mezzo ad una maggioranza”. Si tratta di un prezioso documento non solo ebraico ma anche e soprattutto sociale e antropologico. Infatti Sarbakshian ha definito questo libro “un esempio di come è la società iraniana; in queste pagine mi rivedo così come vedo ogni iraniano, sia nelle restrizioni che colpiscono il Paese sia in tutti i miei connazionali che vivono all’estero e che, grazie a queste pagine possono riscoprire la propria identità”. Come lo ha definito scrittore Kamin Mohammadi, sul sito psupress.org si tratta di “un ritratto efficace degli ebrei iraniani, la seconda più grande comunità ebraica mediorientale al di fuori da Israele, che documenta una minoranza resa invisibile dalla geopolitica internazionale”.