di David Fiorentini
“Preferiamo le vostre condanne alle vostre condoglianze”: così tuonava Golda Meir nel 1938 a Evian in Svizzera, dopo che alla Conferenza mondiale sui rifugiati, si rimproverava al movimento sionista di promuovere l’immigrazione clandestina nella Palestina mandataria.
Un sentimento anapologetico di un nuovo ebreo che non si vuole più piegare alle potenze straniere, ma che finalmente a testa alta proclama il suo diritto all’autodeterminazione nella tua terra ancestrale. Golda ha impersonificato questo spirito meglio di chiunque altro, adoperandosi instancabilmente per la causa sionista fino a diventare una vera e propria “madre fondatrice” dello Stato di Israele.
Nel nuovo libro intitolato Golda. Storia della donna che fondò Israele (edito da Giuntina), di Elisabetta Fiorito, giornalista romana, cronista parlamentare a Radio24 e collaboratrice per Shalom, si ripercorre la storia della leader sionista, dai suoi primi passi a Kiev, passando per il soggiorno a Milwaukee fino alla sua carriera politica in Israele.
Presso la scenica sala del Centro Brera, l’autrice ha presentato il suo volume, dialogando con Marta Ottaviani, collaboratrice de L’Avvenire, moderate da Alessandro Litta Modignani, presidente dell’Associazione Milanese Pro Israele.
Dopo l’introduzione di Sergio Scalpelli, focalizzata sul senso di leadership silenzioso, ma trascinatore, di Golda, il dibattito, organizzato dall’editore del libro, Giuntina e disponibile on-demand su Radio Radicale, ha spaziato su vari temi, sia della vita personale della protagonista fino ai fatti di cocente attualità che coinvolgono lo Stato ebraico.
Rileggendo alcuni aforismi iconici, è emerso come le sfide affrontate dai primi governi israeliani negli anni ‘50 fossero ancora le stesse con cui gli esecutivi di oggi hanno dovuto confrontarsi. Dalle scorribande dei Fedayn, l’incoerenza delle Nazioni Unite, il silenzio dei movimenti per i diritti umani di fronte alle sofferenze dei profughi ebrei o delle vittime israeliane, dal sentimento diffuso di demonizzazione di Israele, sostenuto da una vera e propria propaganda di stato. È sembrato di leggere citazioni di un quotidiano dell’altro ieri, invece che estratti di oltre mezzo secolo fa.
Ampliando ancora di più la riflessione, l’intervento di Marta Ottaviani ha posto l’attenzione sul legame tra le organizzazioni terroristiche palestinesi e libanesi, con gli stati che puntano a destabilizzare la regione, in particolare l’Iran, il Qatar, la Turchia, la Cina e la Russia. Quest’ultima che sarebbe la principale responsabile delle campagne di disinformazione ai danni di Israele, tra cui anche il coinvolgimento del Sudafrica nel procedimento legale alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia e all’Assemblea Generale della Nazioni Unite.
“Non sarò mai più la stessa donna di prima della Guerra del Kippur”, ricorda invece Fiorito riferendosi alla dichiarazione di Golda in merito a quanto fu sconvolgente il trauma interno di una guerra vinta, ma a caro prezzo e che la portò a dare le dimissioni nonostante la vittoria alle successive elezioni e l’avvio dei negoziati di pace con l’Egitto.
Una serata nel complesso piena di curiosità e spunti per saper interpretare le complessità geopolitiche odierne, sulla base di una coscienza storica più approfondita e consapevole delle avversità superate nel corso dei decenni.
“Golda è un faro per il popolo ebraico e per Israele”, riassume l’autrice, sottolineando l’importanza di pubblicare una biografia in un momento così delicato, che il suo esempio possa essere ancora di ispirazione per la prossima classe politica.
Elisabetta Fiorito, Golda. Storia della donna che fondò Israele, pagg. 176, 16 euro