di Ilaria Myr
Ambientato nel ghetto, il nuovo romanzo di Raffaella Podreider immerge il lettore nell’atmosfera dell’epoca, fra menzogne, pregiudizi e voglia di verità
Omicidio nel Ghetto. Venezia 1616. Il titolo del nuovo romanzo storico di Raffaella Podreider, amata ex insegnante della Scuola Ebraica di Milano e apprezzata scrittrice, è già di per sé un invito alla lettura, ma quando se ne sfogliano con avidità le pagine ci si rende chiaramente conto della sua potenza narrativa. La storia è ambientata nella Serenissima del XVII secolo. Due mercanti veneziani, Contarini e Vanin, sono indebitati con il banchiere Avraham Hirsh e quando Vanin viene ucciso sulla porta di casa dell’ebreo, cadendo nelle sue braccia, questi viene accusato di essere il colpevole. Sono anni in cui un ebreo incriminato dell’omicidio di un cristiano è un ebreo morto, ma la caparbietà del figlio di Hirsh e l’umanità di un Avogador (avvocato) illuminato, Zante Venier, che nel passato ha avuto stretti contatti con una famiglia ebraica, apprezzandone la cultura e l’onestà intellettuale, porteranno alla scoperta della verità, dopo un’indagine da togliere il fiato. Sullo sfondo, la storia della ricca e potente Venezia, i cui commerci stanno però soffrendo dello spostamento a Occidente, dopo la scoperta dell’America, e che ha relazioni controverse con i “vicini di casa spagnoli”, che all’epoca governano anche sulla Lombardia. Ne emerge un racconto a cerchi concentrici della società ebraica, che all’epoca viveva nel Ghetto, dei suoi rapporti con il resto della popolazione cittadina, intrisa di pregiudizi antiebraici, e, al contempo, della posizione di Venezia nello scenario storico-politico di allora. Il libro è frutto di un grande lavoro di ricerca da parte dell’autrice, molto evidente nella ricostruzione storica e nelle espressioni e proverbi veneziani riportati, nonché sulla Qabbalà, che l’ebreo Chaim Polacco insegna a Venier quando è ancora uno studente di legge a Padova. L’insegnamento che emerge con estrema forza da diversi momenti del libro è che solo con la conoscenza reciproca si possono superare i pregiudizi e le false verità. Del resto è proprio questo l’obiettivo dell’autrice: «Il mio auspicio è di riuscire, nel mio piccolo, ad aprire in chi non ne sa molto uno spiraglio sull’ebraismo, la cultura ebraica e la sua storia, e di invogliare a conoscerne di più».
Raffaella Podreider, Omicidio nel ghetto. Venezia 1616, Il Ciliegio editore, pp. 350, euro 17,00