Intelligenza artificiale, robot e antropoidi: la lezione del Golem

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di Cyril Aslanov

[Ebraica. Letteratura come vita] Oggigiorno si parla molto dell’Intelligenza artificiale e delle minacce che potrebbe comportare questa concorrenza dei programmi informatici con lo spirito umano. Eppure l’angoscia suscitata da questi sostituti dell’intelligenza umana non è una cosa nuova.
All’inizio degli anni ‘60, quando l’istituto Weizman di Rehovot creò un computer che era un poco più performante di una macchina calcolatrice, gli scienziati israeliani responsabili del progetto accettarono di seguire la raccomandazione di Gershom Scholem, il famoso specialista della mistica ebraica, di chiamare quell’androide ante litteram con il nome molto connotato di “Golem”. Attraverso questa scelta onomastica si può percepire un’allusione al modo in cui la tradizione ebraica condanna la pretesa umana di imitare Dio nell’atto della creazione di un sostituto di essere umano.

Già nel Talmud di Babilonia (Sanhedrin 65b) troviamo una leggenda (aggadah) su Rava, un famoso maestro babilonese che visse nel IV secolo dell’era comune. Questa leggenda attribuisce a questo rabbino la creazione di un uomo grazie all’uso magico del Sefer Yetzira, “Libro della creazione”, il primo trattato mistico della letteratura ebraica. La morale della storia rivela la diffidenza della tradizione ebraica nei confronti dell’ibris umana che pensa di potere concorrere con l’azione creativa di Dio. L’antropoide creato da Rava va a trovare un altro rabbino chiamato Rav Ze’ira (il cui nome significa “piccolo” in aramaico, un’allusione probabile alla sua umiltà, virtù diametralmente opposta all’ibris). Questo rabbino capisce che l’antropoide creato da Rava non è un vero essere umano e lo distrugge in un istante, usando solo la frase: “ritorna alla tua polvere” (allusione a Genesi 3:19).

Molto più tardi, la creazione di un antropoide grazie all’uso magico del Sefer Yetzira o di altri segreti kabbalistici venne attribuita al rabbino polacco Eliahu di Chelm (1520-1583), il maestro del Nome (ba’al ha-Shem) (da non confondere con il Ba’al Shem Tov, Israel ben Eliezer, il fondatore del Chassidismo che possedeva anche lui il segreto del Nome divino). La conoscenza del vero Nome di Dio avrebbe permesso a Rabbi Eliahu di Chelm di creare un golem.
Delle tradizioni ulteriori hanno associato la creazione di un golem al famoso Maharal di Praga (Rabbi Yehuda ben Betsalel), contemporaneo di Rabbi Eliahu di Chelm. Tant’è vero che la storia sinistra del Maharal e del suo golem chiamato Yosele (“il piccolo Yosef”) è diventata presto parte del folclore praghese, anche dei non-ebrei. E fu uno scrittore austriaco non ebreo, Gustav Meyrink, a sviluppare questo motivo nel suo romanzo Der Golem, pubblicato nel 1915. Questo libro fu il punto di svolta che ha promosso la storia del golem ad una fama internazionale.

Delle reminiscenze della stessa leggenda si ritrovano in un autore ebreo praghese un poco posteriore a Meyrink, Leo Perutz, il cui romanzo intitolato Nachts unter der steiernen Brücke (Di notte sotto il ponte di pietra), pubblicato nel 1953, fa allusione a questi motivi.

Tuttavia l’Intelligenza artificiale sviluppata da Elon Musk è quasi totalmente dematerializzata. Questo rende difficile l’assimilazione del suo progetto demiurgico alla creazione di un golem, essere dotato di uno spirito animale a cui manca però l’anima e l’intelligenza dell’essere umano. Forse l’analogia più ispiratrice per capire l’IA ci viene dal racconto di fantascienza The Sentinel del romanziere britannico Arthur C. Clark (1951). Questo racconto ispirò a Stanley Kubrick il suo famoso 2001: A Space Odyssey dove il computer diventato più intelligente dei suoi programmatori non si chiama Golem, come il secondo computer della storia dell’informatica israeliana, bensì HAL, nome che corrisponde alla sostituzione del nome del gigante informatico IBM, secondo il cifrario ebraico chiamato ATBASH, che consiste nel rimpiazzare ogni lettera con la lettera che precede nell’ordine alfabetico. Sembra che l’IA di Elon Musk abbia potenzialmente superato l’incubo distopico di Clark e Kubrick.

Contro questa logica algoritmica propulsa ad una velocità strabiliante, l’unico ricorso sarebbe di privilegiare una logica non-lineare, non economica e deliberatamente lenta, forse quella della struttura sinfonica che si percepisce nelle pagine del Talmud o nella scrittura di Proust, la cui opera è stata spesso paragonata al Talmud o allo Zohar, anche se queste filiazioni sono probabilmente esagerate.

Il pensatore francese Blaise Pascal avrebbe chiamato questa alternativa non “modellizzabile” all’IA con il nome di esprit de finesse opposto all’esprit de géométrie, il quale ha generato in fin dei conti, l’Intelligenza artificiale di Musk.