di Fiona Diwan
Come conciliare la laicità di Israele – e una democrazia inclusiva – e salvaguardare allo stesso tempo il carattere ebraico dello Stato? Le vicissitudini e gli snodi di un secolo di storia del sionismo, raccontati nel nuovo saggio di Claudio Vercelli
«Tutta la storia d’Israele si alimenta di paradossi», fin dalla sua nascita il Paese vive la tensione tra il suo essere Medinat Israel e Eretz Israel, ordinamenti legali, obblighi, interessi, diritti e doveri di una comunità di cittadini da un lato, e vocazione all’unità che si legittima nella Torah e nella tradizione dei Padri dall’altra. Universalismo della cittadinanza e particolarismo dell’appartenenza ebraica. All’interno di questo campo di tensione si dispiega oggi la sfaccettata e caleidoscopica realtà di Israele.
A raccontarlo in maniera agile e chiara, giunge un prezioso volumetto scritto dallo storico, politologo, docente e saggista Claudio Vercelli, Israele, una storia in 10 quadri, per i tascabili Laterza (pp. 182, 15,00 euro), un saggio che propone, con una cavalcata storica entusiasmante, le vicissitudini e gli snodi di un secolo di storia del sionismo, le questioni cruciali della costruzione di una nazione, tra la condizione metastorica del “popolo d’Israele” e quella odierna del “popolo israeliano”. L’anatomia «di un Paese che ha fatto della trasformazione permanente l’espressione più significativa di sé», pur continuando a raccontarsi come presidio di una continuità senza tempo e tri-millenaria. Un’analisi sobria e ragionata quella di Vercelli, priva di quei manicheismi e di quelle visioni unilaterali con cui a volte si affronta Israele. Interessanti gli affondi su letteratura e serie tv israeliane di oggi e l’analisi della linea di demarcazione oltre la quale l’antisionismo diventa antisemitismo.
Inedita anche la rilevanza data alla figura di Jabotinski e alla sua idea dei rapporti con gli arabi. Come conciliare la laicità di Israele – e una democrazia inclusiva – e, nel contempo, salvaguardare il carattere ebraico dello Stato? Come bilanciare la prevalenza della sfera religiosa in campo pubblico e insieme promuovere un’idea di cittadinanza che sappia superare l’esclusivismo di appartenenze identitarie?
Una serie di affascinanti paradossi hanno accompagnato Israele fin dall’inizio, paradossi non sempre contraddittori. Esempi? Il tracciato sionista e laico delle origini dello Stato da una parte, l’orientamento messianico della sua parabola storica dall’altra. L’essere proiettati verso il futuro e l’innovazione tecnologica da un lato, e dall’altro il richiamo continuo a un passato ancestrale. Bibbia e start up.
E poi l’attuale intossicazione del linguaggio con cui i media restituiscono lo scontro con i palestinesi, semplificandolo e facendone una contrapposizione tra tifoserie, commenti giornalistici spesso superficiali e grossolani che invece di chiarire alimentano una idea manichea, demonizzante, di Israele. «Ma per capire più aspetti del presente bisogna tornare alla clamorosa vittoria della destra nel 1977, il grande evento spartiacque della storia politica d’Israele», spiega Vercelli, un cambiamento epocale di scenario, il passaggio dalla politica laica dei primi trent’anni della storia d’Israele e la comparsa di nuovi soggetti politici che rivendicavano la funzione pubblica della religione. Preziosa e utile l’analisi dell’ascesa della destra nazionalista israeliana proprio a partire dalle elezioni del 1977, con la vittoria del Likud di Menachem Begin fino alla parabola recente dei ripetuti governi di “Re Bibi”.
La tesi che sottende l’intero libro di Vercelli è l’idea che Israele sia lo specchio involontario e irrisolto dell’Occidente, paese-laboratorio, paese-mosaico in cui si specchiano i destini dell’Ovest. “Israele come una sorta di catalogo portatile” della storia del XX e del XXI secolo, che raccoglie le promesse, le speranze, le illusioni e le delusioni dell’Occidente. Come quindi affrontare il futuro? E soprattutto quali le sfide che attendono Israele immerso in uno scenario liquido e nel contempo soggetto alle scosse telluriche e alle spinte egemoniche di soggetti aggressivi come Cina, Russia, Iran e Turchia? Come confrontarsi con i nuovi imperialismi? Con grande lucidità, Vercelli cerca di rispondere.