“Sul mio romanzo – ha detto Corrado Israel De Benedetti – è stato detto che non ci sono tre protagonisti, ma è la Storia che è la protagonista; ed è quello che ho cercato di dire, perché l’atmosfera che si respirava a Ferrara nell’estate del ’38, quando eravamo giovani noi, cambiò radicalmente nel settembre con le Leggi razziali e ancora di più nel luglio del ’40, quando l’Italia entrò in guerra. La mia generazione ha dovuto chiudere il cassetto dei sogni cercando di rimanere con la testa fuori dall’acqua”. E ancora: “È come se avessimo un’idea molto chiara della vita; ci siamo sposati giovani, abbiamo scelto la nostra vita da giovani e la vita stessa è iniziata da subito. Uno dei meriti, forse l’unico, che ho ricevuto dalla Storia è stato quello di dover scegliere la strada che volevo percorrere”. E la strada è stata quella dell’alyià, del kibbuz, dove vive tutt’ora e che ha raccontato in altre opere, come I sogni non passano in eredità (Giuntina). Ma Un amore impossibile nella bufera si legge come un romanzo che appassiona per la freschezza dei giovani protagonisti, Franca, Paolo e Cesarino, e per le vicende che irrompono nelle loro esistenze, sconvolgendole. Lasciando però in loro la forza di affrontarle e la determinazione di prendere in mano il proprio destino.
Corrado I. De Benedetti, Un amore impossibile nella bufera, Claudiana, pp. 137, euro 13,50
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