di Nathan Greppi
È opinione diffusa che, dopo il 7 ottobre, pur prevalendo sul piano militare Israele stia perdendo la guerra mediatica, che lo vede svantaggiato e sempre più malvisto agli occhi dell’opinione pubblica internazionale. Ciò è dovuto ad una narrazione distorta dei fatti da parte del mondo dell’informazione e della cultura, che ha origine da molto prima della guerra tra Israele e Hamas.
Chi da anni affronta questo problema con i mezzi a disposizione è la giornalista italo-israeliana Fiamma Nirenstein, che sull’argomento ha recentemente scritto a quattro mani con la collega Nicoletta Tiliacos il libro La guerra antisemita contro l’Occidente (Giubilei Regnani). Domenica 13 ottobre, la Nirenstein ha presentato il libro presso la Sinagoga di Via Guastalla, in un incontro organizzato dall’assessorato alla cultura della Comunità ebraica e moderato dalla regista teatrale Andrée Ruth Shammah.
Dopo i saluti introduttivi di Franco Modigliani, la Shammah ha raccontato che, quando ha iniziato a leggere il libro “a pagina 80 ho dovuto fermarmi per respirare”, tanto la lasciava senza fiato lo slancio dell’autrice nell’esporre i fatti. Ha aggiunto che “uscire dal 7 ottobre è difficile. Chi ha innanzitutto il compito di riuscirci è il popolo ebraico, ed è solo una tappa nel suo cammino infinito”.
Dopo aver rivolto il suo saluto ai soldati israeliani che rischiano la vita in Libano e a Gaza, dove il giorno prima hanno suonato lo shofar per la fine di Yom Kippur, la Nirenstein ha spiegato che sono tre i temi che gli israeliani devono affrontare dopo il 7 ottobre: “Il primo è il male. Abbiamo visto cose che non abbiamo mai visto nemmeno con l’ISIS, che decapitava le persone, ma non sventrava le donne incinte e non bruciava i bambini al collo della loro mamma. C’è stato un ampliamento del concetto stesso del male”.
Il secondo elemento è l’indifferenza: “Mentre ci aspettavamo solidarietà per quanto successo, ci è cascata addosso una valanga di menzogne e di odio”. Infine, il terzo tema è “il comportamento delle organizzazioni internazionali. A noi hanno detto che facevamo un genocidio”, quando era Hamas a voler sterminare gli ebrei.
Tra gli altri relatori, gli interventi hanno riguardato soprattutto il ruolo dei media: se l’opinionista Klaus Davi ha ricordato come sembri esserci una divergenza tra ciò che pensano le élite culturali e ciò che pensa la maggioranza silenziosa, ricordando che trent’anni di antiberlusconismo della stampa italiana non sono riusciti a far cadere Silvio Berlusconi, il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti ha fatto i complimenti al già direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, anch’egli tra i relatori, perché dopo l’11 settembre 2001 ha ospitato un lungo articolo di Oriana Fallaci, che si sarebbe poi sviluppato nel libro La rabbia e l’orgoglio. Quella, a detta di Sallusti, è stata “l’ultima volta che la stampa italiana ha tirato fuori i co****ni”.
Riguardo ai recenti scontri tra l’IDF e l’UNIFIL, non sono mancate preoccupazioni in merito al fatto che ciò potrebbe compromettere l’immagine d’Israele anche agli occhi di quella fascia della popolazione italiana che in genere non è prevenuta per motivi ideologici.
L’incontro si è concluso con una lettura da parte della Nirenstein di un passaggio del suo libro, oltreché con i saluti del Presidente della Comunità Ebraica di Milano Walker Meghnagi e del Rabbino Capo Rav Alfonso Arbib.