La nascita del Teatro ebraico

Libri

di Ugo Volli

Dal divieto talmudico al Teatro Habima.  Dagli spettacoli yiddish in Russia a Israele.
La storia degli “ebrei sul palcoscenico”  svela un insospettabile passato

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Il teatro è un’invenzione greca, estranea alla cultura ebraica classica. Vi è una pagina del Talmud (Avodah Zara 18b) che proibisce la frequentazione dei teatri. Vi è però almeno un testo teatrale ebraico antico che ci è stato in parte conservato: Exagoge, scritto ad Alessandria in greco nel II secolo aEV, racconta l’Esodo.
Il primo testo teatrale in lingua ebraica è La commedia del fidanzamento di Leone de’ Sommi di Mantova (1550).
Seguono autori ebrei olandesi, portoghesi, anche il nostro Mosé Chaim Luzzatto (Sansone, 1724). Scrive teatro anche l’altro Luzzatto, lo Shadal (Chananya 1825) e molti maskilim. Ma sono testi non destinati davvero alla rappresentazione, che semmai si faceva in yiddish.
Il teatro ebraico dal vivo nasce col sionismo. Il primo spettacolo è promosso dal “teatro d’arte” di Stanislawski a Mosca, si intitola Neshef Bereshit (1918). Nasce così il teatro Habima, per cui scrivono Bialik, An-ski, Rovina, Peretz. Ma la rivoluzione si mangia i suoi figli e Habima si trasferisce in Palestina, dove già c’è una scena ebraica dilettantesca ma vivace, e trova casa a Tel Aviv nel ‘28.
In mezzo aLa nascita del teatro ebraicolla straordinaria vitalità di quegli anni, è nato un teatro non solo ebraico, ma israeliano. Si moltiplicano gli autori e anche le compagnie: oltre a Habima vale la pena di segnalare l’esperimento di Ohel, teatro operaio e poi Cameri, un teatro programmaticamente sabra.
Traggo queste notizie da La nascita del teatro ebraico di Raffaele Esposito (Academia University Press), primo volume di un’opera dedicata al teatro d’Israele: molto documentato, ricchissimo di dettagli e ben organizzato. Presto uscirà i secondo volume sulla scena dopo la fondazione dello Stato.