di David Fiorentini
“Il sentiero che porta alla pace è difficile, ma mai quanto quello che porta alla guerra. Spero che anche una vecchia signora come me possa riuscire a vederlo”.
In un’avvincente biografia che tiene il lettore con il fiato sospeso, Elisabetta Fiorito traccia un ritratto autentico e senza fronzoli del primo Capo di Governo donna di Israele, Golda Meir.
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Nonostante alcune storie siano ormai di pubblico dominio, la capacità di narrazione così scorrevole rende ciascun capitolo un episodio di cui non si può fare a meno di conoscere il finale. Aggiungendo tante note di colore, tratte dalle memoria di Golda stessa o da altre interviste, su tutte quella con la scrittrice Oriana Fallaci, le vicende di vita si intrecciano alla storia dello Stato ebraico, mostrando tanti retroscena forse poco conosciuti.
Allo stesso modo, colpisce il tempismo con il quale il libro è stato scritto e pubblicato, nel bel mezzo del conflitto scaturito in seguito al sanguinario pogrom del 7 ottobre, che non può che portare in mente la sorpresa dell’attacco delle truppe siriane ed egiziane all’alba dello Yom Kippur del 1973, quando proprio Golda era al comando dello Stato.
Ma non solo, è impressionante l’attualità delle considerazioni e delle riflessioni di Golda Meir, che potrebbero essere scambiate per analisi tratte da un giornale della scorsa settimana, invece che dal quadro geopolitico degli albori di Israele. Le scorribande dei terroristi Fedayn dalla Striscia di Gaza sostenute dall’Egitto, il tema della proporzionalità della risposta israeliana, la spada di Damocle di una escalation regionale, il difficile rapporto con l’opinione pubblica occidentale, le divisioni interne tra laici e religiosi, tra sabra e olim hadashim, fondamentalmente non è cambiato niente, se non il nome degli interpreti.
Procedendo in ordine cronologico, dalle sue umili origini nei dintorni di Kiev, passando per l’emigrazione a Milwaukee, fino alla travagliata decisione di compiere l’Aliyah, Fiorito accompagna il lettore nell’evoluzione del personaggio di Golda, approfondendo il suo stile di leadership, il suo sense of humor, la sua innata capacità di raccolta fondi tra le comunità americane, ma anche la sua fermezza e risolutezza nei difficili giochi di potere interni al Mapai.
Tuttavia, nel libro non si fanno sconti a nessuno, con il suo approccio diretto e verace, si portano all’attenzione anche le tante tragedie e debacle vissute dalla leadership socialista in Israele. Su tutte, la già citata Guerra dello Yom Kippur, che Golda comunque tiene a ricordare come alla fine sia stata vinta, e l’attentato di Settembre Nero ai Giochi Olimpici di Monaco di Baviera, a cui è seguita l’operazione “Ira di Dio” per portare alla giustizia tutti i terroristi coinvolti. Due episodi che minarono fortemente la sua posizione, fino alle sue dimissioni nell’aprile del 1974 e la successiva ascesa della destra israeliana.
Dalla sua modesta cucina a Gerusalemme fino alla Casa Bianca, sono tanti i volti che ha incontrato e fa veramente impressione come nel libro appaiano in scioltezza nomi di grandi del Novecento, ma con cui Golda si è sempre interfacciata con grande naturalezza e umanità. Da Papa Paolo VI, il presidente USA Richard Nixon, fino al presidente egiziano Sadat e il premier Aldo Moro, una serie di incontri epocali, anche perché spesso e volentieri era l’unica donna nella stanza.
Nel nuovo libro di Fiorito, infatti, emerge anche l’aspetto del genuino femminismo di Golda Meir, che senza mai definirsi una femminista, ha sempre fatto valere le sue capacità e competenze in un mondo ancora pervaso da maschilismo.
Da giovane attivista attraente e sovversiva fino alla figura da tutti conosciuti dell’anziana avida fumatrice, Golda è ormai parte integrante dell’immaginario collettivo di Israele ed Elisabetta Fiorito ci mostra come sia diventata a tutti gli effetti una “madre fondatrice” e un faro per il tutto il popolo ebraico.
Elisabetta Fiorito, Golda. Storia della donna che fondò Israele, Giuntina, 176 pagg., 16 euro