Libri/ La vita degli shtetl rinasce con un tuffo nell’ignoto

Libri

La scrittura s’unisce al ricordo e alla narrazione per ripercorrere un passato ormai dimenticato, distrutto per sempre dall’Olocausto. L’autore Jonathon Keats, 40 anni, ricostruisce nel suo “Libro dell’ignoto” la vita quotidiana di un villaggio ebraico, i famosi shtetl oggetto delle opere di Isaac Singer e delle tele di Marc Chagall, attraverso una dozzina di racconti di rara efficacia.

Cosa c’entrano fra loro un ladro, un idiota, un perdigiorno e una donna di facili costumi? Apparentemente nulla, ma quest’opera è una irresistibile galleria di vicende e di personalità complicate, in lotta per la sopravvivenza e in attesa di trovare della certezze sulla propria vita e sul mondo. I personaggi e i racconti del libro, sono scanditi dalle lettere dell’alfabeto ebraico. Si parte così da Alef, lo scemo del villaggio sposato con una donna bellissima e colta di nome Chaya, figlia di un rabbino che, durante il primo episodio, avrà bisogno dell’aiuto del demone Dybbuk per riaccendere l’amore e la passione nell’animo della sua consorte troppo più intelligente di lui. Piena di colpi di scena e spunti di riflessione, è anche la vicenda di Dalet cleptomane incallito che attraverso il crimine insegna agli abitanti della sua cittadina il valore delle piccole cose. Gli argomenti sono numerosi così come i messaggi e i contenuti, e scorrendo le pagine del testo i lettori si immedesimeranno in questi personaggi tanto stravaganti quanto umani e vivacemente descritti dall’estro di questo autore newyorchese, in un libro davvero appassionante. Chi sono i veri saggi, le persone moralmente impeccabili? chi invece, pur sbagliando, è capace di trasmettere valori positivi al suo prossimo?

Un esempio, in questo caso, lo si trova nel racconto di Vav, una prostituta, abituata a mentire e cacciata dalla comunità.  Alla fine però si scopre che dietro alla sua squallida esistenza si nasconde una madre attenta e premurosa.

Keats insomma – che di cognome ricorda il grande poeta inglese suo omonimo –  prende spunto dal Talmud e dalla sapienza del mondo ebraico mittleuropeo,  per proporci un bell’affresco, a metà fra cronaca, rievocazione storica e filosofia.

La parola d’ordine che contraddistingue e percorre tutto il libro, si direbbe sia “contraddizione”. Keats infatti ci presenta gli errori, i tormenti interiori, dei protagonisti – giusti e saggi al fondo delle loro azioni, pur senza sapere di esserlo.

Il risultato? Un susseguirsi di situazioni spassose narrate con uno stile immediato pieno di ironia.

Lo stesso Jonathon Keats d’altra parte, appare come un personaggio fuori del comune, soprattutto per la sua versatilità. Oltre che filosofo sperimentale, è anche e soprattutto un artista nonchè un autore di successo. Un personaggio davvero particolare che, grazie a questo libro, in patria, si è aggiudicato numerosi premi e prestigiosi riconoscimenti.
(Roberto Zadik)

(Jonathon Keats, Il libro dell’ignoto. Storie dei trentasei Giusti, Giuntina, Firenze 2011, pp. 221, € 16 )