L’adorabile viaggio della lettura. Nuove proposte, per lasciarsi guidare dalle parole

Libri

di Redazione

Speciale Libri per l’estate

L’autobiografia del mimo Marcel Marceau, che salvò molti bambini ebrei nella Francia occupata; l’ultima opera di Eshkol Nevo; il nuovo libro del re del giallo israeliano Dror Mishani. E poi due inediti dell’altro Singer; le opere che celebrano Kafka a 100 anni dalla morte; il trattato di Sotà
del Talmud; memoir, libri per bambini, testi di storia e geopolitica, per capire il mondo che cambia. Ma anche riedizioni e “must” da rileggere. Qui i nostri suggerimenti per passare tempo di qualità

E finalmente è arrivata l’estate! Avremo più tempo per pensare, studiare e svagarci. Tempo per liberarci dalla frenesia del qui e ora, tutto e subito, e rallentare l’andatura sia nel luogo delle sospirate vacanze, sia nelle nostre città assolate ma più placide e quiete. Allora sfruttiamo questo tempo, tuffandoci nei libri, che non è mai tempo perso. Perché, come diceva Cartesio, “la lettura dei buoni libri è una sorta di conversazione con gli spiriti migliori dei secoli passati”.

 

– Narrativa

Piccoli spostamenti dell’anima, momenti epifanici che aprono le profondità insondabili dell’animo umano con le sue incertezze e fragilità, e che ci rivelano a noi stessi. Scampoli di vita, episodi minimi che raccontano con delicatezza quella gamma di sentimenti inespressi, tra i quali campeggia il dolore. Ma ci sono anche la sensualità e il desiderio, un motore vitale, quest’ultimo, che appartiene a tutti i personaggi dei venti racconti dell’ultimo libro di Eshkol Nevo, il quale ci offre uno sguardo poliedrico sull’intensità della vita umana. Temi come lutto, tradimento, malattia, morte si accompagnano a generosità, solidarietà, e amore nelle sue multiple prospettive, nelle quali c’è un posto per ciascuno di noi. (Esterina Dana)
Eshkol Nevo, Legami, trad. Raffaella Scardi, Feltrinelli, pp. 320, euro 19,00

 

Valentine è la madre di Milo, un bambino muto che inizia inspiegabilmente a parlare una lingua straniera dopo aver visto un telegiornale su Salonicco. Questo evento la spinge a indagare sulla storia della sua famiglia. Scopre così di avere una nonna ebrea di Salonicco, che era stata allontanata dalla famiglia del marito francese per adulterio e separata dai suoi figli negli anni ‘30. Attraverso una scrittura poetica e discreta, l’autrice esplora il delicato intreccio tra passato e presente, rievocando i tormenti dimenticati e celebrando l’eredità emotiva e spirituale della famiglia. (E. Dana)
Caroline Bongrand, Tracce, trad. Francesca Bononi, Marietti1820, pp. 356, euro 23,00

 

L’incredibile vicenda di Hildebrand Gurlitt e di come raccolse migliaia di quadri di “artisti degenerati” e di opere trafugate agli ebrei, una collezione ritrovata nel 2010 in un appartamento di Monaco di Baviera. Otto Dix, Chagall, Beckmann, Grosz, Matisse, Klee, Kokoschka, Picasso, Cèzanne, Monet… Un romanzo che ripercorre in modo magistrale il clima degli anni Trenta-Quaranta. La figura di Hildebrand è molto controversa; avendo una nonna ebrea fu oggetto di discriminazioni ma sfuggì misteriosamente alla persecuzione. Fu uno dei pochissimi mercanti d’arte incaricato dai nazisti di vendere all’estero le opere degenerate. Si arricchì, ma anche salvò migliaia di quadri dalla distruzione inserendoli nella sua collezione segreta, immensa, unica al mondo. Opportunista? Avido? Vittima o colpevole? Collaborazionista o animato da necessità di sopravvivenza? Una vita sotto una dittatura è piena di contraddizioni e ombre. Bravissima l’autrice Maria Caterina Cicala nel ricostruire la vicenda attraverso la figura grigia e spenta di Cornelius, figlio ed erede Gurlitt. Avvincente, prezioso. (Fiona Diwan)
Maria Caterina Cicala, La collezione Gurlitt, Acquario, pp. 222, euro 15,00

 

Prima che grande letteratura, siamo davanti a un documento storico a dir poco eccezionale se non unico: un reportage senza filtri scritto da un reporter d’eccezione capace di rivolgersi direttamente in yiddish – senza ricorrere a interpreti o intermediari – al mondo ebraico della Russia dei Soviet. E che riporta narrazioni di prima mano, senza filtri, senza rete, per un giornale americano, il Forwerts, scritto per gli ebrei americani yiddishofoni come lo erano del resto quelli russi, entrambi con una koinè e un sostrato culturale simile. Siamo nel 1926. Singer visita la Russia e ci fa il resoconto in presa diretta di ciò che vede e sente. Lo narra con una sincerità disarmante e una delusione apocalittica, come accadrà anche con Joseph Roth e Walter Benjamin, anch’essi ospiti al paese dei Soviet. Singer ci descrive gli abiti lisi ma puliti, i dettagli della vita quotidiana, l’impoverimento della gente, il culto di Lenin, “l’eterna antipatia tra i sazi e gli affamati”. Il suo stile giornalistico ci trafigge per acume e capacità di arrivare al cuore dell’anima ebraica e umana, illuminata dal nuovo sol dell’avvenire. (F. Diwan)
Israel Joshua Singer, La Nuova Russia, trad. Marina Morpurgo, Adelphi, pp. 276, euro 19,00

 

Willy, un prezioso inedito di Israel Joshua Singer è stato presentato il 9 maggio al Salone del libro di Torino. Si tratta di un romanzo breve, singolare rispetto alle corpose saghe de I fratelli Ashkenazi (1937) e La famiglia Karnowski (1943). Risale agli anni Trenta e fu pubblicato a puntate sulla rivista ebraica americana Der Forverts nel 1936. Vi si affrontano temi cari allo scrittore quali il confronto generazionale padre-figlio e l’incontro-scontro dell’ebraismo con la modernità. (E.D.)
Israel Joshua Singer, Willy, Giuntina, Firenze, trad. e postfazione di Enrico Benella, pp. 152, euro 18,00

 

Se amate la letteratura yiddish questo racconto satirico fa per voi. Se poi il vostro autore preferito è Sholem Aleichem avete fatto bingo. Tradotto per la prima volta in italiano è stato scritto e pubblicato nel 1907, poco dopo il suo arrivo a New York. Col suo spiccato umorismo, parlando dei tredici ebrei, tutti diversi tra loro, chi credenti chi atei, tutti provenienti da luoghi diversi, riesce a fornire uno spaccato della società ebraica americana del tempo con le sue infinite diatribe e idee politiche contrastanti. Già possiamo immaginarcelo… questo hummus frizzantino.  (M. S.)
Sholem Aleichem, Tredici Robinson, A cura di Stefania Ragaù, Edizioni di Storia e Letteratura, pp. 140, euro 13,00

 

Mazi, vero nome Mazal (Fortuna) Morris, un’ex-poliziotta ora investigatrice privata, sfreccia in moto per le vie di Tel Aviv alla ricerca di Yasmin Schechter, la moglie misteriosamente scomparsa di un influente membro della società israeliana. È l’estate torrida del 2014. I cieli della città sono attraversati dai razzi di Hamas e il suono degli allarmi scandisce il ritmo accelerato del racconto: una storia intricata di corruzione politica e segreti familiari che si snodano ed emergono lentamente. La figura della protagonista, potente in un mondo di maschi e nel contempo fragile per i traumi vissuti e per la dipendenza sessuale, campeggia sulla scena senza tuttavia oscurare i personaggi secondari. (E. Dana)
Daria Shauly, La calda estate di Mazi Morris, trad. Raffaella Scardi, Neri Pozza, pp. 335, euro 19,00

 

Avraham, capo della polizia di Holon, si trova davanti a due misteri: la scomparsa di un turista svizzero e il ritrovamento di una neonata. Le indagini si complicano quando sospetta che il turista sia un agente del Mossad. Nel frattempo, la detective Esti Wahaba scopre verità familiari che aggiungono tensione alla storia. Il celebre giallista israeliano intreccia qui politica, segreti di Stato e drammi personali in una narrazione di giustizia e identità. Nato nel 1975, è diventato famoso grazie ai suoi romanzi con l’ispettore Avraham Avraham, tra cui Un caso di scomparsa (diventato un film con Vincent Cassel) e Un’ipotesi di violenza. Con Tre è diventato un fenomeno letterario tradotto in dieci Paesi. (Marina Gersony)
Dror Mishani, Fede, Edizioni e/o – Collana Dal Mondo, trad. Alessandra Shomroni, pp. 272, euro 18,50

 

Tre i protagonisti di questa novella tripartita: la meteorologa, il padre e la nipote. La storia, fluida e calibrata fino all’esito finale, si svolge sullo sfondo di un canyon nel deserto, sintesi di ogni luogo e metafora di quello interiore. Lei, l’eroina tornata all’improvviso nella sua città natale, costruisce una stazione meteorologica per prevenire eventuali inondazioni. Il padre, un professore convinto che tutto è risolvibile, organizza una gita al canyon con i suoi studenti. La nipote, timida e silenziosa, è amante della corsa. In un’atmosfera a tratti surreale, palpita la natura: vento e nubi, aquile, gazzelle, cani. E l’Uomo si dibatte tra aspettative e impotenza di fronte alla sua forza. (E. Dana)
Tamar Weissy Gabbay, La meteorologa, trad. Silvia Pin, Giuntina, pp. 112, euro 14,00

 

Éric-Emmanuel Schmitt, autore tradotto in 48 lingue, racconta la storia dell’umanità nella sua saga in forma di romanzo. Nel secondo volume, l’autore de L’enfant de Noé si basa sulle più recenti scoperte storiche. Ambientato in Mesopotamia, un luogo che rimanda subito alla Torre di Babele, il romanzo vede Noam, ormai immortale, risvegliarsi in piena età del Bronzo e ritrovare finalmente l’amata Nura, che aveva cercato invano per secoli. Tuttavia, la loro felicità è di breve durata. La scrittura di Schmitt è ricca di emotività e di immagini vivide, permettendo al lettore di immergersi completamente nella narrazione. (M. Gersony)
Eric-Emmanuel Schmitt, La porta del cielo (La traversata dei tempi – Vol.2), Edizioni e/o, Collana Dal Mondo, trad. Alberto Bracci Testasecca, pp. 512, euro 21,00

 

Chi ha letto i precedenti lavori del noto scrittore e poeta nonché professore di slavistica al Boston College, Fuga dalla Russia e Aspettando America, riconoscerà una prosa che è fusione di memoria e invenzione, testimonianza e gioco letterario. Le tre novelle esplorano la dualità tra presente e passato, esilio e radici, mostrando l’evoluzione di Shrayer da memorialista a narratore. Se nel protagonista Reznikov intuiamo una dimensione autobiografica, è tuttavia autonomo, nell’ideale traiettoria di una trilogia che lo ha visto prima giovane refusenik ebreo in URSS, poi rifugiato in Italia in attesa del visto per gli USA e qui, in un flashback, professore americano che rilegge il suo passato. (Anna Balestrieri)
Maxim D. Shrayer, Immigrato russo. Tre novelle, trad. Rita Filanti, WriteUp Books, 169 pp., 16 euro

 

La fine delle illusioni ci coglie sempre impreparati, ci fa lo sgambetto, lascia inermi e spogli. Némirowski ha sempre amato l’autunno e anche in questo racconto lungo (è del 1933) le malinconie crepuscolari dominano la narrazione. È quando sentiamo che tutto finisce, la gioia, il batticuore, l’emozione, il senso di meraviglia, tutte le possibilità che svaniscono… Perché “i ricordi troppo teneri inacidiscono con gli anni”, scrive. È la nostalgia per la giovinezza, il vagheggiamento di altre strade mai intraprese. Matrimoni stanchi, vecchi amori che rispuntano per ricordarci com’eravamo, il sentimento della fine che sottende la disperazione della stessa scrittrice travolta dall’antisemitismo violento degli anni Trenta. Intensa, languida e feroce, come sempre Némirowski. (F. Diwan)
Irène Némirowski, Un pranzo a settembre, trad. Cinzia Bigliosi, illustrazioni Mara Cerri, Terre di mezzo, pp. 50, euro 14,00

 

Il nuovo romanzo di Helena Janeczek è un racconto corale che ripercorre il Novecento, secolo breve e ricco di “imprevisti” che si distingue nettamente dagli altri periodi storici. La trama: due sorelle arrivano a Milano per l’Expo del 1906 e aderiscono ai sogni socialisti, ma la più giovane viene arrestata dopo Caporetto. Nel 1920, in Trentino Alto -Adige, il dottor K. (Kafka) crede di essere coinvolto in un intrigo spionistico. A Venezia, la figlia di Ezra Pound è spiata da un ex compagno d’infanzia. Albert O. Hirschman raggiunge la sorella a Trieste, dove la borghesia italiana sarà presto colpita dalle leggi razziali. Un libro intenso che indaga il passato e aiuta a capire il presente. (M. G.)
Helena Janeczek, Il tempo degli imprevisti, Guanda, Collana Narratori della Fenice, pp. 240, 18,00 euro

 

Rosamund Fischer, ottantenne di Arlington, Virginia, riceve una telefonata che cambia tutto: un uomo pronuncia il suo vero nome, Inge Brigitte. La memoria la trasporta al 1940, quando l’Europa era in guerra e lei, con i suoi fratelli, viveva un’infanzia idilliaca. Ma niente è come appare: i domestici sono prigionieri e suo padre, Rudolf Höss, è il comandante di Auschwitz, responsabile della gestione del campo. A diciassette anni, Inge decide di fuggire da quel passato e dalla Germania devastata, reinventandosi come Rosamund Fischer. Una storia di identità e fuga che ti tiene incollato fino all’ultima parola. (M.G.)
Simona Dolce, Il vero nome di Rosamund Fischer, Mondadori, pp. 384, euro 19,50

 

 

 

– Memoir

Avvincente, arricchito da una consistente documentazione storica. Con un ritmo incalzante, alternato a momenti poetici e delicati, narra le vicissitudini della famiglia Sacerdoti durante la tragedia delle persecuzioni nei confronti degli ebrei, in Italia, negli anni dal 1938 al 1945. La trama è costruita da più voci che offrono al lettore uno sguardo su tempi ed episodi diversi che si ricollegano solo alla fine. Al centro di questa narrazione sono la maestra Gilla e la bambina Ester, che si fa chiamare Francesca, nonché la scuola, luogo di rinascita, aggregazione e solidarietà. (E.D.)
Raffaella Romagnolo, Aggiustare l’universo, Mondadori, pp. 372, euro 19,50

 

Nella storia del teatro è ovviamente considerato un mito. L’arte del silenzio è stata all’origine delle sue creazioni. Marcel Marceau racconta in prima persona la sua vita, gli anni della giovinezza e il percorso formativo che l’ha portato ad essere un attore. Tuttavia, a colpirci è il modo che ha di parlare di una delle assurdità più grandi inventate dall’essere umano e cioè la guerra, come quella di cui lui è stato testimone nella Francia occupata dai nazisti, mentre si trova impegnato a salvare i bambini ebrei, dai rastrellamenti antisemiti. Una storia autobiografica, riccamente illustrata, assolutamente da conoscere, a prescindere che vi piaccia o meno il teatro. (Michael Soncin)
Marcel Marceau, La mia vita, Dal 1923 al 1952, trad. dal francese di Cristina Spinoglio, Carrocci editori, pp. 244, euro 24,00.

 

Daniel Carpi (1926-2005), figlio del noto sionista Leone Carpi, fu professore di storia a Gerusalemme, esperto di ebrei in Italia sotto il fascismo. Questo libro, pubblicato in ebraico nel 1999, inizia con le leggi razziali italiane e descrive la sua educazione a Milano, la fuga con il padre dopo l’8 settembre 1943, e l’attraversamento della Maiella aiutati dai pastori abruzzesi. Racconta l’incontro con Enzo Sereni, il campo di Ferramonti, e il ricongiungimento con la famiglia a Roma. Rievocato cinquant’anni dopo, il viaggio di Carpi nell’Italia devastata dalla guerra diventa un racconto di formazione in cui sintetizza i fattori ambientali, sociali e culturali che formarono la sua visione del destino degli ebrei in Europa e la decisione di andare verso Eretz Israel nel 1945. (M. G.)
Daniel Carpi, Camminando per la via. Memorie degli anni 1938-1945, Giuntina, Collana Vite curatore Giacomo Corazzol, introduzione Alberto Cavaglion, pp.228, euro 18,00

 

Chi è di Milano conosce bene corso Vercelli. Proprio lì abitava Susanna Pardo. Nata a Salonicco nel 1916 si trasferì qualche anno dopo nella città meneghina, già in forte fermento ai primi anni nel Novecento, per volere del padre Joseph, un commerciante di stoffe. Come finirà poi negli abissi della morte di Treblinka? Quali saranno i dettagli del suo triste destino? Una storia commovente scandita dalle lettere della giovane ragazza e da nuove scoperte, emerse soltanto pochi anni fa. (M.S.)
Carlotta Morgana, Da corso Vercelli a Treblinka, Storia di Susanna Pardo, Giuntina, pp. 144, euro 16,00

 

Curato da Marco Cassuto Morselli, presidente della Federazione delle amicizie ebraico-cristiane, narra la nota storia del bambino ebreo rapito nel 1858 per essere battezzato segretamente. Questa narrazione, risvegliata dal film Rapito di Marco Bellocchio, ci trasporta in un’epoca di turbolenze, sotto il dominio dell’Inquisizione. Mai tornato alla sua famiglia, Mortara scrisse un Memoriale in spagnolo, il cui manoscritto originale è ancora disperso. Questa nuova traduzione italiana, basata su un dattiloscritto degli anni Trenta, avanza nel dialogo ebraico-cristiano, invitando alla riflessione sulla conversione degli ebrei senza cadere in polemiche. (M.G.)
Marco Cassuto Morselli (a cura di), Il Memoriale di Edgardo Mortara, Marietti, pp. 184, euro 18,00

 

Parigi, Londra, Praga o gli Stati Uniti? Dove fuggire? Da quando Hitler era salito al potere la loro vita era completamente cambiata. I Mayer, gli Stern, i Kollmann, gli Jacoby e diversi altri, si ritrovano per l’ultima volta tutti assieme durante una fastosa festa il 30 gennaio 1933. Poco alla volta, quella peculiarità unica della variopinta Berlino ebraica di prima della Shoah non ci sarà più. Gabriele Tergit, già autrice dell’acclamato Gli Effinger, stupisce ancora una volta raccontando la storia di cinque famiglie nella Germania del Novecento spazzate via dall’antisemitismo e lo fa come solo i grandi scrittori (e le grandi scrittrici)  sanno fare: magistralmente. (M. S.)
Gabriele Tergit, Berlino, addio, trad. dal tedesco di Isabella Amico di Meane e Marina Pugliano, Einaudi, pp. 760, euro 23,00.

 

 

 

 

– Saggistica

Arrivati a una certa età si è meno disposti a cercare nuovi eroi. Pierluigi Battista invece lo fa: sono tre, Hannah Arendt, Albert Camus, George Orwell. Li osserva, li studia, li accarezza, il suo è un amore cocciuto e longevo. Un viaggio travolgente nelle loro idee e vite. Ciò che li accomuna è la solitudine intellettuale, la malattia fisica, una certa marginalità dovuta alle polemiche anti-ideologiche contro i totalitarismi, stalinismo e comunismo sovietico in primis. Di Arendt c’è la cecità sentimentale (l’attrazione per Heidegger) accanto alla lucidità di pensiero. Per Camus c’è la sfida controcorrente delle opinioni del mainstream maggioritario. E c’è Orwell, profetico, capace di smascherare Stalin quando ancora era impensabile. Avvincente, sorprendente, mai scontato. (Fiona Diwan).
Pierluigi Battista, I miei eroi, Hannah Arendt, Albert Camus, George Orwell, La nave di Teseo, pp. 176, euro 16,00

 

La psicoanalisi dopo Auschwitz: quasi vent’anni di riflessioni di alcuni tra i più importanti psicoanalisti e pensatori italiani sui temi del pregiudizio, della memoria, della riconciliazione, dell’antisemitismo, del negazionismo, dei traumi storici e la loro pesante eredità, del razzismo e di come è difficile NON essere razzisti. Si possono davvero elaborare, metabolizzare, le tragedie collettive? O sono semplicemente inelaborabili? Ecco un’antologia preziosa e imprescindibile per chi cerca un approccio psicoanalitico diverso e circostanziato, con interventi di Valeria Egidi Morpurgo e Ronny Jaffè, Simonetta Diena e Stefano Levi della Torre, Silvana Greco e Valentina Pisanty, Silvia Vegetti Finzi, Marta Pezzati, Anna Ferruta e molti altri… Infine, un capitolo commovente, toccante: la vicenda di rav David Shaumann che fu il primo preside del Dopoguerra della scuola ebraica di Milano di via Sally Mayer (fu anche il mio preside, ma chi poteva immaginare quel che aveva passato?). Una storia ricostruita dal figlio Dany Shaumann che va alla scoperta del villaggio di Kuty nei Carpazi da cui il padre fugge per approdare a Milano dopo lo sterminio della sua famiglia e la totale eliminazione degli ebrei di Kuty nel 1943. Una memoria riassemblata narrata proprio qui, che è anche un pezzo della storia della Comunità ebraica di Milano. (F.D.)
Zachor e psicanalisi, Le giornate della Memoria del CMP, Centro Milanese di Psicanalisi Cesare Musatti, Quaderno 10, a cura di Marta Pezzati, introduzione di Anna Ferruto e Ronny Jaffè, pp. 285. Il volume è disponibile su richiesta a: 02 55012281; segreteria@cmp-spiweb.it

 

“Perché un popolo che è stato vittima del nazismo sta uccidendo indiscriminatamente innocenti a Gaza, che non hanno nessuna responsabilità con il 7 ottobre?”. “Gli ebrei si considerano il popolo eletto, quindi sarebbero una razza superiore?”. “Gli ebrei sono sempre fedeli a tutti i costi a Israele?” Sono solo alcune delle domande più frequenti e dirette che dimostrano una non conoscenza e allo stesso tempo un disagio verso il popolo ebraico che Gadi Luzzatto Voghera, direttore del Centro di documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC), cerca di spiegare nel suo nuovo libro, che ha proprio l’obiettivo di approfondire la comprensione del mondo ebraico, paradossalmente poco conosciuto in Italia, e oggetto di pregiudizi e commenti ignoranti dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre e lo scoppio della guerra a Gaza. Una prima parte, intitolata Contro la semplificazione, offre una breve storia degli ebrei per fornire basi solide alla discussione, mentre nella seconda l’autore cerca di dare risposta alle tante domande – che in molti casi sono stereotipi camuffati – che circolano sugli ebrei e che dopo il Sabato nero sono sempre più frequenti. Un libro molto utile di questi tempi. (Ilaria Myr)
Gadi Luzzatto Voghera, Sugli ebrei. Domande su antisemitismo, sionismo, Israele e democrazia, Bollati Boringhieri, pp. 155, euro 13,00

 

Federico Rampini, firma di punta e inviato del Corriere della Sera, dedica il suo ultimo libro al nuovo pragmatismo del mondo arabo che, dismesso il vittimismo e l’invidia nei confronti dell’Occidente, è ora (in realtà da almeno un decennio, ma qui siamo troppo occupati in diatribe provinciali per accorgercene) impegnato a primeggiare in vari fronti, dall’economia green (eh sì, non c’è solo petrolio), al contendere a Cina e Russia le relazioni con l’Africa delle materie prime. Si parla soprattutto (ma non solo) dell’Arabia di MbS (alias il principe Mohammed Bin Salman) che dopo il fallimento delle primavere arabe, si gode l’estate della “rivoluzione dall’alto”, con l’apertura al turismo e agli investimenti, con la disponibilità a normalizzare i rapporti con Israele ma anche con l’Iran, concorrente per l’egemonia regionale ma insomma, si sa, la “pace” agevola gli affari globali. Quindi basta con il sostegno agli islamisti e via a un ritocco di immagine che è anche sostanza: più diritti e opportunità (anche per le donne). Rampini non dimentica le ombre (un capitolo è dedicato a Khashoggi, il giornalista inviso al regime e letteralmente fatto a pezzi nell’ambasciata Saudita in Turchia). Ma spiega ai lettori il mondo che verrà, in cui l’Europa – se non cambia visione e rotta – sarà una provincia marginale e impotente. (E. Moscati)
Federico Rampini, Il Nuovo Impero Arabo. Come cambia il Medio Oriente e quale ruolo avrà nel nostro futuro, Solferino, pp. 268, euro 18,00

 

Il libro di Norman C. Tobias offre uno sguardo avvincente sulla trasformazione della Chiesa cattolica riguardo agli ebrei e ad abbracciare il ruolo di Israele nella storia della salvezza. Dal pioniere del dialogo ebraico-cristiano Jules Isaac alla riformulazione della visione teologica e pastorale, Tobias traccia un percorso illuminante. Il suo lavoro non solo rievoca la figura influente di Isaac, ma sottolinea anche il cambiamento di prospettiva della Chiesa, passando dalla colpa collettiva alla riconciliazione. Tobias, tributarista canadese e storico, porta avanti questo tema offrendo una lettura che invita a riflettere. (M.G.)
Norman C. Tobias, La Coscienza ebraica della chiesa – Jules Isaac e il concilio Vaticano II, Marietti, Collana Le Bussole, prefazione Gregory Baum, trad. Chiara Maria Monetti, pp. 372, euro 32,00

 

Un libro prezioso che offre importanti spunti di riflessione, intuizioni e giudizi sull’ebraismo e sionismo resi disponibili per la prima volta in traduzione italiana. Stefan Zweig proveniva da una famiglia ebraica viennese benestante e assimilata, in cui – come in molte famiglie acculturate del tardo XIX secolo – la tradizione ebraica appariva, a un primo sguardo, poco più che una traccia sbiadita e residuale. Il volume comprende 120 lettere, la maggior parte delle quali inedite, e rappresenta una fonte primaria per esplorare la posizione dello scrittore sull’ebraismo grazie alla sua corrispondenza con personalità significative dell’epoca, tra cui Martin Buber, Albert Einstein, Sigmund Freud, Romain Rolland, Max Brod, Franz Werfel, Chaim Weizmann, Hermann Hesse e altri ancora. (M.G.)
Stefan Zweig, Lettere sull’ebraismo, a cura di Stefan Litt, trad. Francesco Ferrari, Giuntina, pp. 360, euro 20,00

 

Ruolo centrale nella propaganda antiebraica durante il fascismo lo ebbe la stampa. La Difesa della Razza ne fu il perno, ma sulla maggioranza dei giornali italiani uscivano contenuti ostili agli ebrei, enfatizzando ed esaltando i pregiudizi che ritraevano l’ebreo come nemico da abbattere. Il volume Antisemitismo di carta, curato da un giornalista docente di Storia contemporanea a Roma Tre, vuole fare luce proprio sulla funzione di megafono del regime che ebbe il giornalismo della carta stampata durante il fascismo, ripercorrendo le vicende dei giornalisti ebrei perseguitati in Italia dalle Leggi razziali e delle testate per cui lavoravano. Il volume raccoglie interventi di storici dell’età contemporanea e della letteratura. Un libro che finalmente fa luce sulla responsabilità di un’intera categoria nella discriminazione antiebraica. (Ilaria Myr)
A cura di Enrico Serventi Longhi, Antisemitismo di carta. La stampa italiana e la persecuzione fascista dei giornalisti ebrei, Carocci, pp. 316, euro 33,00

 

La violentissima ondata di antisemitismo che ha travolto il mondo dopo il 7 ottobre 2023 ha reso necessario questo “compendio” sull’identità ebraica. L’obiettivo è istruire i neofiti in modo semplice ma approfondito e aggiornare chi ha già delle conoscenze con dati contemporanei. In una prospettiva storica, Sergio Della Pergola ci spiega non solo chi sia ebreo oggi, ma anche come e perché lo sia. Emerge un’identità ebraica variegata e transnazionale, in cui la “via italiana all’ebraismo” ha un ruolo pionieristico ed originale. Tracciando le differenze tra religione, nazione e nazionalismo, Della Pergola risponde con la consueta eleganza e competenza agli interrogativi del nostro presente. (Anna Balestrieri)
Sergio Della Pergola, Essere ebrei oggi. Continuità e trasformazioni di un’identità, il Mulino, pp. 224, euro 15,20

 

Una questione che ha fatto storia. Siamo a cavallo tra ‘700 e ‘800, tra Illuminismo e Romanticismo, agli ideali universalistici di integrazione e apertura dei ghetti ebraici subentrano ideali nazionalistici e patriottici. La mirabile e puntigliosa ricerca di Campagnano ci narra con estremo rigore storico, il miraggio e le aspirazioni ad integrarsi dei ceti ebraici tedeschi più evoluti culturalmente, l’illusione che il potere della cultura – di elevare, emancipare e nobilitare -, l’ideale della Bildung, potesse valere anche per gli ebrei. Un dialogo tra mondo ebraico e società tedesca che la storia avrebbe dimostrato difficile se non impossibile. Un amore mai corrisposto, una presunta e mitica simbiosi auspicata forse dai soli yekke. Un testo appassionante per chi volesse capire l’autoinganno di generazioni di facoltose e raffinatissime famiglie ebraiche, convinte che con la Kultur e con una adeguata formazione estetico-filosofica ci si potesse elevare e far accettare da un mondo intriso di pregiudizi e rifiuto. (F.D.)
Sergio Campagnano, La Bildung e l’insidia dell’antigiudasimo tra Settecento e Ottocento in Germania, Giuntina, pp. 593, euro 38,00

 

Dante, l’uso della Bibbia, il ruolo del testimone, il rapporto con l’ebraismo e lo Stato di Israele: i temi ricorrenti nelle opere di Primo Levi sono stati spesso oggetto di interpretazioni contrastanti. La presente raccolta, sotto la guida di Alberto Cavaglion, grazie al contributo di ricercatori affermati e a nuovi studiosi, promette di fare luce su un territorio vasto, cercando di districarsi tra l’impressionante bibliografia. Una guida imprescindibile, che mancava, per conoscere ancor più a fondo la produzione letteraria del grande scrittore torinese. (M. S.)
A cura di Alberto Cavaglion, Primo Levi, Carocci, pp. 504, euro 43,00

 

La fiamma che alimenta il leggendario personaggio di Mordechai Chouchani continua a scoppiettare. Lui è ritenuto l’incarnazione dell’Ebreo errante. Lo storico delle religioni Marcello Massenzio a partire dal misterioso uomo, della Parigi del dopoguerra, che è stato venerato da personaggi come Emmanuel Lévinas ed Elie Wiesel, spiega la situazione culturale e spirituale di un ebraismo post Shoah. Lo fa mettendo in mezzo anche Marc Chagall, trovando il nodo che tiene unito il grande artista a Lévinas. «…Nell’orizzonte culturale ebraico l’erranza è concepita come esperienza positiva e non come una maledizione». Un testo che per dirsi veramente letto andrebbe ripassato due volte, a ritmo lento. (M. S.)
Marcello Massenzio, Maestri erranti. Il rinnovamento della cultura ebraica dopo la Shoah, Einaudi, pp. VIII – 168, euro 19,00

 

La riflessione esposta dalla critica filosofica sul concetto di negatività visto come un “apriti sesamo” per il suo opposto, ovvero la positività, è un pensiero che ha unito tra i migliori pensanti dell’occidente. Ebbene, tale concetto, pur dottamente giustificato e illustrato a colpi di postulati da alcuni, per altri, che “bruti” non sono, è ritenuto più che assurdo. Una disamina, qua ripresa ripensando nello specifico al “negativo” di Auschwitz, nata inizialmente a partire da Se questo è un uomo, prende poi numerose diramazioni, incluso il concetto leopardiano dell’attesa. «Per tentare di rimediare al male del mondo, sostiene giustamente Odo Marquard, la cultura, con un ribaltamento in senso teodiceale o provvidenziale, l’ha reso condizione della possibilità del bene, cioè un motivo di compensazione». (M. S.)
Franco Di Giorgi, Il negativo e l’attesa, Riflessione Intorno alla Shoah a partire da Primo Levi, Mimesis, pp. 404, euro 32,00

 

Era tra il 1813 e il 1814 quando Giacomo Leopardi, notoriamente da autodidatta, iniziava a studiare l’ebraico, di pari passo con l’apprendimento del greco. L’ha fatto andando a pesca di grammatiche e bibbie poliglotte nella immaginifica biblioteca del padre. Di lui sappiamo alquanto bene dei suoi studi classici, meno invece di quelli ebraici, che eserciteranno però sul grande poeta sì un’influenza in punta di piedi, ma considerevole. Inizierà tentando di tradurre dei Salmi e il Libro di Giobbe, vedendo poi il concreto esordio della lingua testamentaria con lo Zibaldone. (M. S.)
Miriam Kay, La più antica immaginazione, Leopardi e l’ebraico, Marsilio, pp. 200, euro 20,00

 

Sradicare la forte convinzione che Karl Marx nutriva sentimenti antisemiti: impresa ardua ma fattibilissima. Pensandoci, le rivoluzioni dei tempi moderni sono state capaci di debellare pregiudizi e vetuste superstizioni, tranne se parliamo dell’antisemitismo che permane da millenni. Perché? A partire dal presente interrogativo lo studioso Manuel Disegni rilegge il rivoluzionario di Treviri, spiegandoci che Marx stesso fu il primo a vedere l’odio antiebraico come un fenomeno non solo facente parte di un antico retaggio religioso, ma soprattutto un sentimento nuovo dei tempi moderni, figlio della rivoluzione industriale. (M. S.)
Manuel Disegni, Critica della questione ebraica. Karl Marx e l’antisemitismo, Bollati Boringhieri, pp. 448, euro 28,00

 

Il libro di Nathan Greppi La stampa ebraica in Italia rappresenta un felice connubio tra il rigore del ricercatore e la passione per il giornalismo. Analizza con puntualità la nascita e lo sviluppo della stampa ebraica dal Risorgimento ai giorni recenti. Diviso in capitoli introdotti da sintesi sul contesto storico, il libro mappa le testate nate nelle varie regioni, cogliendone i caratteri, le problematiche e i protagonisti. Le pubblicazioni, rivolte principalmente a un pubblico ristretto, rivelano la vivacità culturale della piccola popolazione ebraica italiana e la capacità rabdomantica di intercettare dialetticamente i grandi e piccoli mutamenti storico-politici e sociali dell’epoca, che contribuiscono alla costruzione dell’identità ebraica italiana. (E.D.)
Nathan Greppi, La stampa ebraica in Italia, Giuntina, 2024, pp. 236, euro 18,00

 

– Storia

Durante i tumultuosi anni dell’ascesa al potere di Hitler e l’inizio delle persecuzioni razziali, Jules Isaac iniziò a redigere un’opera che sarebbe stata pubblicata a Parigi nel 1948. Era tormentato da una domanda: come poteva verificarsi uno sterminio contro gli ebrei nel cuore di un’Europa cristiana da secoli? La necessità di riconoscere e riparare è un imperativo che nasce dalla memoria di Auschwitz, una questione ancora aperta e pressante. Jules Isaac (1887 – 1963), tra gli storici francesi più noti nella prima metà del Novecento, contribuì significativamente alla revisione dell’insegnamento cristiano sull’ebraismo e alla teologia cattolica del Concilio Vaticano II. Un libro che è una pietra miliare del dialogo ebraico-cristiano. (M.G.)
Jules Isaac, Gesù e Israele, EDB, trad. Ebe Castelfranchi Finzi, prefazione Marco Cassuto Morselli, introduzione alla nuova edizione Marie-Claire Maligot, pp. 628, euro 39,00

 

Eva Hoffman scrisse che dopo il 1945 il mondo pulsante degli ebrei dell’Europa dell’Est, con i suoi negozietti, l’andirivieni della gente, il meraviglioso suono dello yiddish e dell’ebraico, non c’è più. Cancellato. Diversamente dal Lager, le località di Bełżec, Sobibòr e Treblinka erano state scelte e progettate solo ed esclusivamente come luoghi per lo sterminio, senza alcuna possibilità di sopravvivere. Dei luoghi della morte non vi è praticamente nessuna traccia, una rimozione che permane anche nella memoria. A riaprire la cicatrice, per mezzo di ricchi e inediti elementi, è uno tra i maggiori studiosi della Shoah. (M. S.)
Frediano Sessi, Oltre Auschwitz, Europa orientale, l’Olocausto rimosso, Marsilio, pp. 416, euro 30,00

 

Adolf Eichmann, funzionario e criminale di guerra tedesco, uno dei maggiori responsabili dello sterminio degli ebrei nella Germania nazista. Fandango ripropone un libro di Stefano Massini che, attraverso verbali degli interrogatori a Gerusalemme, atti del processo e saggi di Hannah Arendt, ha creato un dialogo di inaudita potenza. Il testo è un’intervista della Arendt a Eichmann, che incarna la violenza in calcolo. In questo confronto Eichmann ricostruisce la sua carriera, dagli albori nella piccola borghesia fino al potere con Hitler e Himmler. Alla fine, emerge una prospettiva spiazzante: Eichmann è solo un uomo mediocre, banale, codardo, privo di talento e un bieco arrivista. Nulla di più. (M.G.)
Stefano Massini, Eichmann – Dove inizia la notte, Fandango Libri, pp.114, euro 14,00

 

Aveva trecentosei gatti. Già solo questo particolare basterebbe per dedurre che nella personalità di Pannonica, conosciuta da tutti col nomignolo di Nica, c’è qualcosa di assolutamente unico. Era una Rothschild, una famiglia che in cinque generazioni è stata capace di passare dal ghetto di Francoforte ai palazzi nobiliari dell’Inghilterra. Pochi anni dopo la II Guerra Mondiale, Nica lascia il marito per innamorarsi della sua vera fiamma: il Jazz, diventando la protagonista di ventiquattro canzoni. Una figura affascinante narrata in linea diretta dalla sua pronipote. Leggendolo vi sembrerà di vederla davanti a voi, come la pellicola di un film che scorre ad ogni giro di pagina. (M. S.)
Hannah Rothschild, La baronessa, La Rothschild ribelle musa segreta del Jazz, trad. dall’inglese di Alessandro Zabini, Neri Pozza, pp. 288, euro 19,00

 

Un considerevole apparato di documenti traccia le vicissitudini che hanno interessato gli ebrei stranieri nel modenese, nelle loro condizioni da “internati liberi”. Assieme c’erano anche molti ebrei italiani ben inseriti nel tessuto locale. Quando nel 1943 incombe la grande minaccia delle persecuzioni, ad essere in pericolo a Modena e dintorni saranno loro tutti, oltre 500 persone, donne, uomini e bambini di ogni età; complice la famigerata emanazione, l’ordine di polizia n° 5, che ne prevedeva prima l’arresto e poi la deportazione. L’analisi del testo riporta una inequivocabile riflessione sulla metodologia dell’informarsi: al fine di una visione profonda e collettiva dei fatti, le vicende nazionali dovrebbero essere sempre affiancate a quelle locali, senza escluderle. (M. S.)
Fabio Montella, «Speriamo in giorni migliori», Gli ebrei stranieri a Modena: vita quotidiana, persecuzione, deportazione, salvataggio, ritorno, (1933-1947), Giuntina, pp. 490, euro 30,00

 

Il mese che cambiò il mondo. Sarà sufficiente il febbraio del 1933 a consentire a Hitler di ribaltare la Germania, annullare i diritti civili, uccidere e far fuggire oppositori, scrittori, giornalisti, artisti, filosofi, poeti, galleristi, cineasti. C’è chi esitò, chi si illuse (pochi) e chi riconobbe subito il pericolo. In meno di 30  giorni la Germania si svuota delle sue teste pensanti; nell’incredulità generale tutto cambia in un baleno. Brecht e Thomas Mann, Alfred Doblin e Else Lasker-Shuler, Georg Grosz, Heinrich e Klaus Mann, Douglas Sirk e E. M. Remarque… Chi è in auto, fermo al semaforo e capisce in un lampo che deve girare il volante e precipitarsi al confine svizzero. Chi si sveglia una mattina e d’emblèe corre in stazione e sale sul primo treno che capita, senza avvisare né amici né mogli né figli. Dalla morte annunciata si deve scappare. Wittstock ricostruisce l’orlo dell’abisso, quel maledetto febbraio, attraverso la voce vibrante di artisti e letterati. Folgorante. (Fiona Diwan)
Uwe Wittstock, Febbraio 1933 – L’inverno della letteratura, Marsilio, pp. 303, 19,00 euro

 

Il merito del presente volume, dove Luciano Canfora è il direttore scientifico della collana, risiede nell’aver riportato all’attenzione un documento molto importante, attraverso un’analisi filologica delle diverse stesure, integrato da un dibattito politico finora poco conosciuto. Numerosi dettagli sono emersi dal dietro le quinte del testo sulla Dichiarazione della razza – qui presente con foto a colori – che Mussolini mandò a tutti i membri del Gran Consiglio del fascismo, la sera del 6 ottobre 1938. (M. S.)
Giorgio Fabre, Il gran consiglio contro gli ebrei, 6-7 ottobre 1938: Mussolini, Balbo e il regime, il Mulino, pp. 320, euro 26,00

 

Tutto è nato dalla condanna per alto tradimento del capitano Alfred Dreyfus. Un’accusa rivelatasi poi falsa. L’ingiustizia che ha avvolto il militare ebreo tra il 1894 e il 1906, dove il colpevole è l’antisemitismo, era diventata un caso mediatico talmente grande, da far parlare il mondo intero. Un grave episodio che ha scosso le coscienze della Francia, nel bene e nel male. «La mitologia dell’onnipotente lobby ebrea, che resisterà fino agli abomini fascisti [una credenza oggi non del tutto dissolta, ma uno spettro che riappare], nutre certo le intemperanze dell’Affaire più vergognose, ma per il suo andamento complessivo non è così determinante…». Le oltre 140 pagine di note contribuiscono ad attestare la serietà di questa pubblicazione. (M. S.)
Clotilde Bertoni, Nel nome di Dreyfus, La storia pubblica di un caso di coscienza, il Mulino, pp. 656, euro 34,00.

 

Gli italiani non hanno ancora fatto i conti con il passato fascista che li riguarda: le leggi razziali sono un fermaporta sul pre- sente che aspetta di essere tolto. Come iniziare? Innanzitutto, tenendo presente che al termine della guerra le responsabilità date unicamente a Mussolini e a Vittorio Emanuele III fanno invece parte di un’intesa collettiva, di milioni e milioni di cittadini. Un fatto che è stato portato nello scantinato delle nostre coscienze. La maggioranza, infatti, si è ricucita le vesti usando la Resistenza, atto meritevole ma compiuto dalla minoranza, non certamente da coloro, donne e uomini, che “applaudivano” il Duce. Un argomento che tiepidamente ha fatto ingresso nelle pagine della storia dell’Italia e che dovrebbe occupare almeno una facciata, da non voltare, nei testi per gli studenti. (Michael Soncin)
Gianni Oliva, 45 milioni di antifascisti, Il voltafaccia di una nazione che non ha fatto i conti con il ventennio, Mondadori, pp. 228, euro 21,00.

 

 

 

– Pensiero ebraico

Un nuovo capitolo dell’edizione del Talmud: tradotto il trattato “Sotà” nel quale i rabbini dettano regole giuridico-religiose in caso di sospetto adulterio. Secondo la Torà una donna sposata può avere rapporti esclusivamente con il marito. L’unione con un altro uomo è adulterio, che, se dimostrato con testimonianze, comporta una condanna capitale per la donna e l’adultero (oggi naturalmente queste regole non valgono più). Se c’è ammissione di colpa, ma mancano le testimonianze, il vincolo matrimoniale deve essere reciso e la donna perde i diritti della ketubbà. Ma cosa succede quando c’è un sospetto e la donna nega? Per analogia con alcuni aspetti della procedura prescritta per la sotà, il trattato si occupa di varie situazioni particolari legate ai concetti di preghiera, sacrifici, lingua sacra, benedizioni e maledizioni, l’insegnamento della Torà alle donne, la critica dell’ostentazione e dell’ipocrisia religiosa.
TALMUD BABILONESE – Trattato Sotà (Sospetta adultera), a cura di Riccardo S. Di Segni, Giuntina.

 

Un agile approfondimento sulla figura biblica di Ruth “la moabita”. Un personaggio complesso e pieno di fascino, simbolo dell’alterità e proprio per questo molto amato dalla tradizione cristiana. L’approccio di studio è di carattere interreligioso, il saggio propone le due interpretazioni, ebraica e cristiana, Midrash e Patristica, due tradizioni esegetiche a confronto. E offre una buona antologia di fonti e testi. (F. Diwan)
Ester Abbattista, Ruth, storia di una perla, prefazione di Noemi Di Segni, San Paolo, pp. 170, euro 18,00

 

 

La Torah, il giudeo-ellenismo, il Talmud, la Qabbalah, il chassidismo, il sionismo: la cultura ebraica è costituita da una storia plurimillenaria lunga oltre trenta secoli. Per comprenderla è necessario tenere in considerazione le relazioni che si sono create con altri popoli e con altri ambienti. Da queste contaminazioni sono nate le ricchissime elaborazioni culturali che giungono fino ai giorni odierni e rappresentano le radici più profonde della nostra civiltà. Influenze che in piccola o in grande misura non hanno però mai e poi mai annullato l’identità, la prerogativa ebraica. Al contrario, si evince dai fatti che la storia degli ebrei è una storia che ha influenzato il mondo intero. Questo saggio rappresenta un racconto inedito che si snoda lungo i due centri fondamentali e costitutivi dell’essenza ebraica: lo Stato di Israele e la diaspora. (M. S.)
Piero Stefani, Davide Assael, Storia culturale degli ebrei, il Mulino, pp. 336, euro 26,00

 

Nel mondo delle meraviglie degli idiomi giudaici a portare la corona è l’ebraico: la lingua della Torah. «L’ebraico non è mai stata una lingua morta. Mai. Non si è mai sognato di morire per poi resuscitare più o meno miracolosamente. È sempre stato vivo. Anzi viva». La scelta del femminile è un particolare, fra i tanti, che l’autrice spiega in quello che non è certo un manuale di studio, ma una dichiarazione d’amore che va avanti da ormai quarant’anni e che finirà per contagiare il lettore già dalla prime pagine. (M. S.)
Elena Loewenthal, Breve storia (d’amore) dell’ebraico, Einaudi, pp. 93, euro 12,00

 

 

 

– Kafkiana

100 anni senza Kafka
In occasione del 100° anniversario della scomparsa dello scrittore ebreo Franz Kafka (1883-1924), che coincide col 2024, consigliamo qui la lettura di una serie di nuovi testi, per struttura e impostazione tutti fra loro diversi, col fine di poter approfondire nella sua ricchezza sfaccettata una delle più grandi personalità della letteratura del ‘900.

Esce in Italia il terzo volume del più importante biografo di Kafka. Dedicato alle ultime fasi della vita dell’autore de La metamorfosi, affronta gli anni della sofferenza: dai problemi di salute, alle difficoltà economiche, fino all’intravedere degli spettri del nazismo. «Si sentiva estraneo alla ritualità ebraica, gli interessava solo la festa di Purim… perché era una cosa da bambini. Ma aveva un’ampia conoscenza della storia politica e culturale dell’ebraismo, da un decennio ormai seguiva i dibattiti sul sionismo…». Una biografia imponente, corredata da foto e documenti in bianco e nero, sintesi di un lavoro decennale di ricerche, per mezzo di documenti, la maggior parte inediti. (M. S.)
Reiner Stach, Kafka, Gli anni della consapevolezza, trad. dal tedesco di Mauro Nervi, il Saggiatore, pp. 800, euro 46,00.

 

Se c’è una figura che possiamo definire speculare nella vita dell’intellettuale boemo, quella risiede nella persona di Max Brod: si conobbero quando entrambi non avevano ancora compiuto vent’anni sigillando un’amicizia che durò tutta la vita. Un rapporto che fu determinante per entrambi, come comprovano le missive raccolte assieme per la prima volta, dove, come riportato nell’introduzione: «Il tema del sionismo non viene dunque dibattuto in modo articolato in queste lettere, pervade però l’intero carteggio…». Un’opportunità per scoprire il Kafka più autentico. «Caro Max… Tutte le sere alle 7:30 o alle 8 il Rabbi va a passeggio in una carrozza. Va lentamente nel bosco… fino all’imbrunire. All’ora della preghiera, verso le 10, torna a casa». (M. S.)
Franz Kafka, Max Brod, Un altro scrivere, Lettere 1904-1924, trad. e intr. di Marco Rispoli e Luca Zenobi, Neri Pozza, pp. 448, euro 30,00

 

Così famoso che il suo nome è diventato un aggettivo: “kafkiano”. Da questa parola Fontana tenta di farci uscire, per distoglierci dalla mitizzazione e dalle innumerevoli interpretazioni che sono state date al talentuosissimo scrittore praghese, per portarci dentro le stanze dell’uomo che vi è dietro agli enigmatici romanzi, facendoci scoprire «i modi in cui Kafka si rapporta alla pagina: la scelta di un nome, l’entrata in scena di un personaggio, il posizionamento di una svolta narrativa». (M. S.)
Giorgio Fontana, Kafka. Un mondo di verità, Sellerio, pp. 320, euro 16,00

 

Conoscere Kafka dalla visuale di Walter Benjamin è senz’altro un punto di vista privilegiato. Non solo per la ragione che a raccontarcelo è uno dei più grandi filosofi del suo tempo, ma perché lo tratteggia all’interno di una discussione corale, a più voci: Gershom Scholem, Bertolt Brecht, Theodor Adorno. Articoli, recensioni, lettere, annotazioni. Testi e frammenti, riuniti assieme per la prima volta, che spaziano dal rapporto tra letteratura e vita all’estraniazione nei rapporti sociali. (M. S.)
Walter Benjamin, Il mio Kafka. Scritti, lettere, frammenti (1927-1939), a cura di Leonardo Arigone, Massimo Palma, trad. di Luca Richiardi, Castelvecchi, pp. 320, euro 30,00

 

 

– Varia

Trenta interviste o poco più, pubblicate sulla rivista Riflessi, ora raccolte in un volume, per raccontare l’“altra metà del cielo” dell’ebraismo italiano. Il contributo delle donne in un mondo prevalentemente maschile, dentro e fuori le istituzioni comunitarie, si caratterizza per intraprendenza, vitalità e tenacia. Il libro è una polifonia di voci non sempre concordanti, ma proprio per questo stimolanti nel sottolineare la pluralità dell’ebraismo italiano. Indirizzano lo sguardo su vari settori: dalla musica al teatro, dalla storia al giornalismo, dalla trasmissione della cultura e della tradizione ebraica in tutte le sue forme alla tutela della memoria. Sono donne libere e caparbie, animate da senso etico di giustizia ed esemplare fiducia nel futuro. (E.Dana)
Massimiliano Boni (a cura di), Donne del mondo ebraico italiano, ilmiolibro self publishing, pp. 248, euro 20,00

 

Il figlio di Hamas è uno di quei libri che, pur essendo del 2010, è profondamente attuale e se non lo si ha letto lo si deve fare. Perché la testimonianza in prima persona di Mosab Hassan Yousef, primogenito di uno dei fondatori di Hamas, lo sceicco Hassan Yousef, è quanto di più interessante e sconvolgente si possa leggere sul movimento terroristico, oggi osannato da molti come “movimento della resistenza palestinese”. Yousef, che dentro quella realtà e quel movimento è cresciuto e che era destinato a succedere al padre alla guida, descrive invece una realtà fatta di abusi di potere, violenze, omicidi, torture, che lui stesso ha visto con i suoi occhi mentre era imprigionato nelle carceri israeliane. Una realtà che lo sconvolge, che gli fa capire che l’interesse di Hamas non è la sorte dei palestinesi di Gaza, ma la sopravvivenza del movimento e l’arricchimento dei suoi leader. A discapito della vita degli stessi palestinesi, e di quella di civili israeliani contro cui vengono organizzati attentati suicidi. Yousef diventa quindi collaboratore dei servizi segreti israeliani, diventa cristiano e si rifugia negli Stati Uniti, da dove dopo le stragi del 7 ottobre continua a raccontare la verità su Hamas con la consapevolezza e la sicurezza di chi sa quello che dice. Di recente è uscito in inglese il suo nuovo libro: From Hamas to America (Simon & Schuster). (Ilaria Myr)
Mosab Hassan Yosef, Figlio di Hamas: Dall’intifada ai servizi segreti israeliani, Gremese Editore, pp. 262, euro 17,10

 

Liliana Segre, Goti Bauer, Giuliana Tedeschi. Quando assieme hanno conosciuto l’indicibile, prigioniere ad Auschwitz-Birkenau, avevano differenti età, ma un dato in particolare le accomunava: l’essere donne. Un fattore su cui l’autrice Daniela Padoan ha voluto porre l’accento, riunendo tre prospettive che fra loro si specchiano diventando un’unica storia: l’esperienza dei campi di sterminio visti dalla componente femminile del genere umano. Ritorna alle stampe un prezioso testamento spirituale da tramandare alla future generazioni. (M. S.)
Daniela Padoan, Come una rana d’inverno. Conversazioni con tre donne sopravvissute ad Auschwitz: Liliana Segre, Goti Bauer, Giuliana Tedeschi, Einaudi, pp. 216, euro 12,50

 

La memoria è costituita da forme e sfumature diverse. Ciò che noi ricordiamo non è mai statico, ma al suo riaffiorare può mutare, ristrutturandosi grazie alla plasticità, per rispondere a quanto è più per noi convenevole. È così che il passato bussa al presente. Quali sono quindi le basi genetiche dei ricordi? Con un’esperienza presso i più importanti centri di ricerca, tra cui il Weizmann Institute of Science di Rehovot, l’autore, di professione neurobiologo, nel suo primo libro ci conduce nei meandri delle cellule alla scoperta della genesi della memoria: «La memoria è resistente, i ricordi sono dei sopravvissuti». (M. S.)
Andrea Levi, Genetica dei ricordi, Come la vita diventa memoria, il Saggiatore, pp. 192, euro 17,00

 

 

 

– Per ragazzi

In una buia notte del 1242, alcuni viaggiatori si incontrano in una piccola locanda. È la notte perfetta per una storia, e la storia è già sulla bocca di tutti. Il re di Francia Luigi IX ha dichiarato guerra a tre bambini dai poteri incredibili: Jeanne, una contadina che ha visioni del futuro; William, un giovane monaco con una forza soprannaturale; e Jacob, un ragazzo ebreo che può guarire qualsiasi ferita. Ad accompagnarli c’è Gwenforte, una levriera tornata dal mondo dei morti. Le loro abilità saranno messe a dura prova da demoni e draghi, cavalieri spietati e inquisitori. Da piccoli villaggi a sontuose sale da banchetto, tre amici – molto diversi, uniti contro ogni sopruso e ingiustizia – attraverseranno la Francia per compiere una missione tanto importante quanto rischiosa.
Adam Gidwitz, La leggenda dei tre bambini magici e del loro cane santo, trad. Marina Morpurgo, illustrazioni Hatem Aly, Giuntina, pp. 368, euro 20,00.

 

Un regalo del padre pittore, per i tre anni del figlio: un libro illustrato proprio su di lui, Tommy, ritratto in 52 acquerelli nel dire e fare cose tipiche dei bambini di quell’età. “Tommy sul vasino”, “Tommy che riceve un regalo” e altro. Diversamente dai disegni a inchiostro espressionisti che raccontavano la miseria della vita quotidiana del ghetto di Terezin in bianco e nero – alcuni sono conservati al Museo Ebraico di Berlino e al Museo Ebraico della Svizzera – nell’album dedicato al figlio Bedřich illustrò in modo allegro momenti della vita del piccolo, con uno stile più dinamico e piacevole, nonché colorato. Intorno a loro – ma dal libro non si intuisce – il ghetto di Terezin: il padre è il pittore ceco Bedřich Fritta, che morirà ad Auschwitz, e il libro per Tommy, ritrovato nel “campo modello”, è l’unica cosa che rimane al figlio di suo padre. “L’unica cosa che mi resti, che mi appartenga e che sia stata fatta solo per me è il mio libro, un libro di mio padre. È lì che lo sento: lui, le sue lacrime, la sua speranza, la sua paura”, scrive ormai adulto Tomáš Fritta-Haas, che rimasto orfano, dopo la guerra viene adottato da Leo Haas, amico artista arrestato con Bedrich ma sopravvissuto. Il libro è una tenera testimonianza dell’amore di un padre nei giorni bui della Shoah. (I. M.)
Bedrich Fritta (disegni), Hélios Azoulay (testo), Per Tommy. 22 gennaio 1944, L’ippocampo, trad. Vera Verdiani, pp. 160, 15 euro

 

Nel 1937 in Inghilterra vivono quattro amiche, quattro adolescenti molto diverse fra loro ma accomunate dal fatto di essere nello stesso collegio, dove le hanno lasciate i genitori. Un’amicizia indistruttibile la loro, che vengono però separate dalla guerra e dalla persecuzione agli ebrei. Ognuna prende una strada diversa in una differente zona di guerra: chi sugli aerei inglesi, chi in missione per la Resistenza francese, chi in un campo di concentramento. Un libro appassionante, che parla di paura, speranza e legami solidissimi. Adatto ai ragazzi dai 12 anni in su, ha vinto il premio Whitbread e il Guardian Children Fiction Prize. (I. M.)
Jamila Gavin, Non vi scorderò mai, Giunti Editore, trad. Elisabetta Gnecchi Ruscone, pp. 384, euro 16,00

 

 

Le immagini dello Speciale Libri 2024
sono di Beni Gassenbauer

 

Il verde vitale della vegetazione, il blu edenico del cielo, il giallo ocra dei mattoni: i colori predominanti della tavolozza di Beni Gassenbauer non costituiscono il vero baricentro del suo lavoro artistico, nemmeno i paesaggi e le nature morte da lui meravigliosamente dipinte.
La luce di Gerusalemme è la vera protagonista, l’unico elemento che a lui interessa davvero rappresentare, una luce speciale, che irradia la millenaria città, situata ad 800 metri  d’altezza dal livello del mare. Beni Gassenbauer è l’artista israeliano tra i più noti a livello internazionale nel campo dell’acquarello, tra i partecipanti del festival Fabriano In Acquarello, che per l’edizione 2024 ha presentato l’opera dal titolo Locked: «La recinzione vuole trasmettere il mio sentimento di disperazione e di situazione senza speranza dopo l’attentato del 7 ottobre 2023. Ho utilizzato il colore blu, spesso usato dai pittori per trasmettere il lutto».
Nato in Francia nel 1949, a causa dell’antisemitismo, negli anni ’70 decide di fare l’Aliyah. Vive ormai in Israele da quasi cinquant’anni dove tiene dei corsi per preparare le nuove generazione a quest’arte.
INFO:  beni-gassenbauer.com