di Nathan Greppi
Nel film Il Pianista di Roman Polański, viene raccontato come durante la guerra il pianista ebreo polacco Władysław Szpilman venne nascosto e salvato dalle deportazioni da un ufficiale tedesco, Wilm Hosenfeld, rimasto colpito dalle sue doti musicali.
Questa storia, anche se raccontata in maniera abbastanza romanzata, non costituisce un caso isolato: durante la Shoah, ci furono casi di ebrei, deportati e no, che trovarono nella musica un mezzo per non perdere la speranza e rimanere in vita. Alcune di queste storie sono state recentemente narrate dallo scrittore e studioso di ebraismo Matteo Corradini, nella sua antologia di racconti Eravamo il suono.
Diverse le storie che si intrecciano in questo volume, tutte con protagoniste femminili: c’è Anita, violoncellista di Breslavia deportata assieme alla sorella ad Auschwitz, dove per sopravvivere si è unita all’orchestra di internate guidata da Alma Rosé; c’è Fania, che cantava nei locali notturni di Parigi finché non ha visto le truppe tedesche invadere il suo Paese, per poi essere deportata e mettersi a cantare in un’orchestra all’interno del campo; c’è Esther, che lo stesso giorno della Notte dei Cristalli piantò il suo fidanzato, intimorito perché i genitori non volevano che si mettesse con un’ebrea nella Germania di allora.
Il lavoro di ricerca di Corradini parte da lontano: da anni infatti, egli è attivo in progetti per recuperare strumenti e partiture musicali ritrovate in particolare nel campo di concentramento di Terezin, che furono utilizzate dagli internati, dei quali ha divulgato le storie attraverso varie iniziative culturali.
Per tutte le donne nel libro, la musica diventa una vera e propria ancora di salvezza, che permette loro di restare aggrappate alla vita. Significativo, in tal senso, quando un’internata dice a Fania che lì “hanno messo filo spinato dappertutto ma la musica gli passa attraverso”. Questo è il senso della musica per loro: qualcosa che dà loro forza, e che le fa sentire libere anche solo per un attimo. Qualcosa di più potente della prigionia e della paura della morte.
Matteo Corradini, Eravamo il suono, Lapis, pp. 224, 12,90 euro.