di Esterina Dana
Come resta vivo il ricordo di una persona? Quando si può dire che è veramente scomparsa? La tradizione ebraica risponde: quando il suo nome non viene più pronunciato, letto o pensato. Questo è il tema di fondo de Il solo modo per dirsi addio, romanzo d’esordio di Simon Stranger che testimonia uno dei modi per contrastare l’oblio.
Ambientato nella Norvegia occupata dai nazisti, narra le vicissitudini della persecuzione nazista di una famiglia ebraica, i Komissar, giunta dalla Russia in Norvegia e, attraverso cinque generazioni, ne ricostruisce la storia, supportata da ricerche documentarie.
Le loro vicende si intrecciano con quelle di Henry Oliver Rinnan, capo della famigerata banda filonazista di stanza nella casa abitata da bambina dalla moglie dello scrittore, e artefice della morte di Hirsh Komissar, suo suocero e trisavolo dei suoi figli.
Con un tempo verbale sempre al presente si sovrappongono cinque piani temporali; la voce narrante usa la terza persona per tutti i personaggi, i quali testimoniano la stratificazione del dolore per la perdita; la seconda persona è riservata al muto colloquio tra lo scrittore e la vittima trucidata dai nazisti. Stranger pone particolare attenzione alle loro emozioni, la sola parte romanzata per l’impossibilità di ritrovare fedelmente le sensazioni dei protagonisti.
In una forma inedita emergono i motivi della memoria, del destino, della vicende umane della vittima e del carnefice, del dramma della Norvegia in guerra e della sua resistenza contro l’invasione tedesca. La traduzione letterale del più appropriato titolo norvegese è Lessico di luce e oscurità. Come in un dizionario, i capitoli si snodano secondo il susseguirsi delle lettere dell’alfabeto e ogni capitolo comincia con alcune parole-chiave che condensano ricordi dai quali si sviluppano densi percorsi esistenziali.
La lettura, un po’ faticosa, rispecchia la comune difficoltà degli uomini di catturare i ricordi, che riemergono sempre a intermittenza, all’improvviso e in modo diacronico.
Simon Stranger, Il solo modo per dirsi addio, trad. Alessandro Storti, Einaudi, pp 336, euro 18,5