di Eleonora Maria Tanchis
Parla di memoria il libro di Denise Epstein, intervistata da Clemence Boulouque. Dopo sessant’anni dalla Liberazione della Francia occupata, la figlia della scrittrice Irene Nemirovski ha avuto il coraggio di aprire la valigia che suo padre le aveva affidato prima di essere deportato ad Auschwitz, e che conteneva Suite Francese il capolavoro letterario della madre, pubblicato da Adelphi nel 2004.
E così Denise recupera, oltre al manoscritto, una nuova coscienza di quello che le è accaduto da bambina (la perdita della madre e del padre, gli anni della guerra passati in clandestinità insieme alla sorella minore e l’obbligo della conversione al cattolicesimo) ed elabora una nuova visione della sua vita, che acquista nuova ragion d’essere grazie alla riscoperta della figura materna.
La memoria dei suoi genitori, dei deportati sopravvissuti che vide scendere dai treni in arrivo dai campi di concentramento appena smantellati, e di quei milioni di ebrei che su quel treno non riuscirono mai a salire, fa riaffiorare in lei l’importanza delle origini ebraiche che le sono sempre appartenute, ma che non ha mai elaborato compiutamente. Durante la giovinezza infatti, sia per i genitori che non le impartirono mai un’educazione strettamente religiosa, sia per via della conversione, avvenuta poche settimane prima dell’occupazione nazista di Parigi, l’ebraismo non fu mai un elemento predominante nella vita delle ragazze.
La donna narra di come, a differenza degli altri orfani che incontrarono durante il periodo della guerra, lei e sua sorella non fossero mai state affidate alle associazioni ebraiche, e di come soffrissero per la mancanza assoluta di un’identità, familiare, sociale o religiosa che fosse. È per questo che dopo la guerra Denise decide di abbandonare il collegio cattolico Notre-Dame-de-Sion nel quale era stata iscritta per volere di alcuni amici di famiglia. L’appartenenza, seppur di facciata, alla religione cattolica, le sembra un torto nei confronti di tutti gli uomini e le donne che erano morti nei campi di sterminio.
Il suo bisogno di conoscenza e di redenzione personale la induce prima a recarsi in Russia (dove si sente subito a casa, pur non essendoci mai stata prima) per conoscere le cugine e le zie della madre, poi a leggere spasmodicamente tutta la letteratura ebraica, di cui apprezza in particolar modo le opere di Singer. Grazie alla lettura delle sue opere, Denise scopre il significato dei nomi, delle festività, della cultura ebraica. Le opere di stampo politico invece (sopratutto quelle sul “Bund”, la lega dei lavoratori socialisti ebrei) le faranno definitivamente confutare la convinzione diffusa che gli ebrei non abbiano combattuto nella Resistenza.
Ma è durante la prima visita in Israele nel 2004, proprio in occasione del tour di presentazioni organizzate per far conoscere al mondo Suite Francese, che Denise matura definitivamente la coscienza di essere ebrea. Come affermerà lei stessa nel libro, ricorda alla perfezione lo stato d’animo che la assale appena giunta nello stato di Israele, momento in cui è riuscita a tornare alle sue origini e “riportarle alla luce”. Letteratura, famiglia e memoria sono dunque gli elementi che, intrecciandosi, hanno dato un senso compiuto ad una vita che sembrava votata all’oblio e al ricordo della sofferenza. Emblematico il fatto che Denise riuscirà a rimettersi una sciarpa al collo proprio alla prima presentazione del libro della madre, dopo che per sessant’anni le aveva segregate in un cassetto (durante la guerra le utilizzava per zittire la sorella negli anni della clandestinità, troppo piccola per rendersi conto della situazione che stava affrontando).
Un solo terribile interrogativo viene sollevato dalla figlia: è stata l’immersione nella stesura del suo ultimo romanzo ad impedire alla Nemirovski di mettersi al riparo dalle violenze naziste? Probabilmente sì. Ma settant’anni dopo non rimane tempo per i rimpianti, ma solo per la memoria di una grande scrittrice, che neanche la potenza devastatrice della Storia è riuscita a seppellire.
Denise Epstein, Sopravvivere e vivere, Piccola Biblioteca Adelphi, pp. 181, euro 13,00.