di Ilaria Myr
“Sugli ebrei”: il nuovo libro di Gadi Luzzatto Voghera. Un testo fondamentale e utilissimo. Per imparare a controbattere rifiutando le semplificazioni e le banalizzazioni. Un libro per non arrendersi e per smontare falsi miti e distorsioni della realtà
«Perché un libro sugli ebrei? Perché dopo lo scoppio della guerra a Gaza si è creata l’esigenza di ragionare sulle sue gravi ricadute e sulla crescita preoccupante dell’antisemitismo in Italia ed Europa. Fin da subito abbiamo assistito a reazioni spropositate che si sono scatenate nelle democrazie occidentali e che hanno fatto emergere ancora una volta una valutazione distorta nelle società occidentali del ruolo del mondo ebraico e dell’ebraismo». Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione CDEC (Centro di documentazione Ebraica Contemporanea) spiega così a Bet Magazine-Mosaico il senso del testo da lui firmato Sugli ebrei. Domande su antisemitismo, sionismo, Israele e democrazia, uscito a maggio di quest’anno per Bollati Boringhieri.
Un libro, questo, che non vuole entrare nel merito della guerra in corso e delle questioni geopolitiche, ma che spiega invece in modo molto chiaro, ma certamente non semplificato, chi sono gli ebrei, andando contro facili semplificazioni e appiattimenti purtroppo molto diffusi e sfatando “miti” radicati nell’opinione pubblica.
«Ancora una volta assistiamo a una distorsione della realtà che ha qualcosa di paradossale – continua lo storico -: gli ebrei convivono nella società italiana da duemila anni, ma rieccoci a dover raccontare e spiegare chi siamo… Detto questo, c’è l’interesse da parte delle case editrici a fare divulgazione di questo tipo (in questi mesi sono usciti anche il libro di Nathania Zevi Il nemico ideale e quello di Sergio Della Pergola Essere ebrei oggi, ndr), e quindi ho sentito, da direttore della Fondazione CDEC, il dovere morale di rispondere positivamente alla richiesta della Bollati Boringhieri».
Paradossale anche che siano sempre gli ebrei a dovere parlare di antisemitismo, una piaga che non riguarda solo loro, ma la società tutta… «Sicuramente è a dir poco curioso, dato che l’odio per gli ebrei è prima di tutto un problema della società, e non degli ebrei, che in Italia sono pochi e vivono in piccole comunità – spiega -. Ma questo diventa ancora più curioso e paradossale in questo momento storico, in cui l’antisemitismo è un attacco evidente alle società occidentali, che sembrano però non rendersene conto. Chi lo ha fatto di recente sono i rappresentanti per la lotta contro l’antisemitismo di tutto il mondo che, riunitisi a luglio a Buenos Aires, hanno avvertito in modo accorato che l’antisemitismo non riguarda solo gli ebrei, ma la libertà religiosa, democratica e di pensiero di tutti».
Nella prima parte, intitolata eloquentemente “Contro la semplificazione”, il libro affronta la complessità e varietà intrinseca del mondo ebraico, spesso concepito invece come un monolite senza sfumature, le tappe principali della sua storia, il sionismo, l’antisemitismo e i rapporti con l’Islam. L’obiettivo è chiaro: fornire basi solide alla discussione con chi sa poco o niente, o conosce cose sbagliate sugli ebrei.
Nella seconda, invece, Luzzatto Voghera risponde ad alcune delle domande più frequenti e dirette – in molti casi non prive di malizia e pregiudizio – che dimostrano una non conoscenza e allo stesso tempo un disagio verso il popolo ebraico e che dopo il Sabato nero sono sempre più frequenti. Ad esempio: “Perché un popolo che è stato vittima del nazismo sta uccidendo indiscriminatamente innocenti a Gaza, che non hanno nessuna responsabilità con il 7 ottobre?”. Oppure: “Gli ebrei si considerano il popolo eletto, quindi sarebbero una razza superiore?”. E ancora: “Gli ebrei sono sempre fedeli a tutti i costi a Israele?”. E molte altre.
Uscito a maggio, il libro è stato salutato con favore e indicato come strumento utile anche nelle scuole. Tiepida l’accoglienza dal mondo della sinistra. «Non viene accettato che venga detto che l’antisemitismo è in tutti gli ambiti politici, quindi anche a sinistra – commenta -. L’ho comunque presentato a Roma in una sede del PD e sono pronto a parlarne ovunque e a chiunque voglia organizzare occasioni di confronto su questi temi: anche nei cortili delle università occupate, se però c’è la voglia di ascoltare. Perché per contrastare l’ignoranza e i pregiudizi, bisogna fare un lavoro culturale incessante».