Olocaustico: cosa accadrà quando l’ultimo dei testimoni ci avrà lasciati?

Libri

di David Zebuloni

Alberto Caviglia

La storia è quella di David Piperno, lo stereotipo del ventenne italiano in Israele che vive con il joystick della playstation in mano e si ciba di birra e junk food dalla mattina alla sera. A distinguere Piperno dalla massa è il suo lavoro, tanto precario quanto affascinante: immortalare per conto dello Yad Vashem le testimonianze degli ultimi superstiti dell’Olocausto. Quando l’ultimo testimone viene a mancare, il protagonista decide di crearne uno nuovo. Entra così in scena la figura struggente di Mordechai, un senzatetto misterioso che per l’occasione diventa l’ultimo sopravvissuto al campo immaginario di Kromlinow. Quando David e Mordechai vengono smascherati, il libro finalmente decolla e il lettore entra a far parte di una dimensione parallela e drammaticamente vicina in cui la Shoah viene negata e il ricordo dei morti sconsacrato. La catastrofe è planetaria, a tratti assurda a tratti estremamente realistica, che non lascia via di fuga e obbliga il giovane irresponsabile aspirante regista romano ad affrontare i negazionisti con la stessa arrogante creatività con cui ha trasformato il vecchio Mordechai in testimone.

Olocaustico si autoproclama libro provocatorio e satirico, ma non lo è. L’atmosfera ironica e surrealistica non basta di certo a renderlo tale. Olocaustico è invece un libro profondo e intenso, che fa riflettere sul ruolo fondamentale che la Memoria ricopre nell’epoca postmoderna in cui il confine che divide verità e finzione è sottile quanto lo schermo del nostro cellulare. Olocaustico non è altro che l’iperbole di un fenomeno che già esiste, ma che viene sicuramente da molti sottovalutato. L’interrogativo che accompagna il lettore diventa dunque un tarlo che non dà pace: cosa accadrà quando l’ultimo dei testimoni ci avrà lasciati, ci domandiamo. Alcuni sostengono che la Shoah diventerà una riga nei libri di storia, altri sostengono invece che le generazioni future sapranno tenere accesa la fiamma della Memoria.

Tutti che cercano disperatamente la verità, tutti che la invocano, che la predicono. Olocaustico ci insegna che la verità talvolta è più pericolosa della finzione, più nociva della menzogna, ma assolutamente necessaria per vivere e sopravvivere. Capiamo dunque che la stessa ricerca di verità diventa, forse, l’unica garanzia di eternità per il ricordo di quelle sei milioni di vittime uccise per la sola colpa di essere nate. Per farla semplice: le risposte poco contano quando le domande sono tanto profonde e tanto importanti. Olocaustico di risposte non ne dà, non ne ha alcuna presunzione. Così come non si assume l’enorme responsabilità di affermare verità assolute. Forse è per questo che l’opera dell’esordiente Alberto Caviglia piace tanto, contro ogni previsione, proprio ai lettori più scettici. A quei ricercatori ossessivi di risposte e verità.

Alberto Caviglia, Olocaustico, Giuntina, pp. 304. euro 18,00