di Ugo Volli
[Scintille. Letture e riletture] Leggere sui giornali, guardare la televisione e consultare i post di internet per seguire la guerra in Medio Oriente è diventata un’attività quotidiana per molti ebrei e amici di Israele, ma non basta. Non c’è solo il fatto indubitabile che la stampa e i grandi media hanno assunto progressivamente una posizione sempre più anti-israeliana, tanto da rendere spesso incomprensibile anche la cronaca minuta. C’è pure il succedersi insieme ripetitivo e pieno di colpi di scena delle azioni belliche e delle prese di posizione politiche, che oscura la comprensione delle cause e dei possibili sviluppi futuri dell’angosciosa situazione in cui viviamo.
Per capire c’è bisogno di riflessioni più ampie, cioè concretamente di libri, che cominciano a uscire. Ormai da qualche tempo è stato pubblicato nei “Giubilei” dell’editore Reagnani 7 ottobre 2023. Israele brucia di Fiamma Nirenstein, che è certamente la migliore giornalista in lingua italiana a far la cronaca di Israele. La scrittura di questo instant book è tesa, emozionata ed emozionante, profondamente partecipata e insieme perfettamente informata e lucida, come sono tutti i libri che Nirenstein ha prodotto via via sullo Stato ebraico e sul terrorismo che lo minaccia. Leggere quest’ultimo lavoro serve a capire il punto di vista, gli obiettivi, le emozioni, i pensieri profondi di Israele e a capire come potrebbe evolvere la situazione del paese.
A questo testo è però anche utile affiancarne un altro uscito subito dopo: Il sabato nero. La distruzione d’Israele, i barbari e l’Europa di Giulio Meotti, pubblicato da Lindau. Meotti è un giornalista del Foglio, grande amico di Israele, autore di una newsletter quotidiana sulla piattaforma Substack che è indispensabile per chi voglia tenersi aggiornato sui problemi che in Europa e negli Stati Uniti sono prodotti dall’islamismo e dall’ideologia “woke” (cioè “risvegliata”) che mette insieme teoria del genere, transfemminismo esclusivo, razzismo “nero”, anticapitalismo, filoislamismo, odio per Israele e antisemitismo. Sono argomenti a lume di buon senso che hanno poco rapporto fra loro, ma che sono uniti da un’ideologia “intersezionale” per cui tutti coloro che si oppongono all’Occidente e alla sua tradizione devono essere solidali e legati nelle loro battaglie “contro l’oppressione”.
Si tratta di atteggiamenti molto diffusi negli ambienti intellettuali, nelle università, nei media e nella politica della sinistra estrema, che hanno avuto molto peso nell’orientare le reazioni delle opinioni pubbliche europee dopo il 7 ottobre. Meotti nel suo libro non si limita alla cronaca puntuale e terrificante dell’assalto terrorista, ma cerca di capire come è possibile che esso sia stato recepito da molti ambienti “progressisti” con simpatia, come cioè il terribile pogrom che ha colpito Israele abbia prodotto, dopo la solidarietà iniziale, un’ondata di antisemitismo che l’Europa non conosceva da decenni. C’è anche un agghiacciante capitolo finale in cui si delinea lo scenario progettato dagli islamisti di una serie di colpi sempre più duri su Israele, cui l’Occidente non saprebbe o vorrebbe reagire. Esso per fortuna ci appare oggi poco realistico, ma è bene tenerne conto e prepararsi.
Il libro di Meotti è utilissimo dunque non solo per conoscere lucidamente la situazione strategica e gli schieramenti in campo, ma anche per riconoscere i pericoli politici e culturali di lunga durata che minacciano non solo la vita dello stato ebraico, ma di tutto l’Occidente.