di Anna Lesnevskaya
L’opera omnia di Sholem Aleichem in russo – i famosi sei volumi color caffelatte – facevano immancabilmente parte della biblioteca di ogni famiglia ebraica sovietica. Sholem Rabinovich (1859-1916), nato sul territorio dell’odierna Ucraina e diventato noto col nome d’arte di Sholem Aleichem, nell’Urss era considerato come un autore classico e scrittore del popolo. Eppure negli ultimi anni, con la ristampa e la revisione delle traduzioni sovietiche, si è svelato il peso della censura selettiva che sacrificava interi brani del testo, tralasciando dei racconti facenti parte del famoso ciclo dedicato allo shtetl immaginario di Kasrilovka. Lacuna che si sta colmando con le inedite traduzioni in russo uscite in occasione del centenario dalla morte di Sholem Aleichem che si celebra quest’anno.
E’ grazie a Scholem Aleichem che il pubblico occidentale ha scoperto il mondo affascinante (ma spesso truce e pieno del dolore) degli shtetl della Russia zarista. Nel 1964 debuttava a Broadway con un grandissimo successo il musical Il violinista sul tetto tratto dal libro dello scrittore intitolato originariamente La storia di Tewje il lattivendolo. Quello che il pittore Marc Chagall dipinse, Aleichem lo descrisse nei suoi racconti dall’umorismo inconfondibile e mite. Il suo fu il canto del cigno di quello Yiddishland che scomparve drasticamente durante gli sconvolgimenti della prima metà Novecento, seppellendo con sé la lingua, la cultura e un intero mondo di tradizioni e usanze.
Nell’Urss Sholem Aleichem era apprezzato molto come scrittore per bambini. Lo chiamavano il Mark Twain ebraico. Famosissimo l’aneddoto in cui lo scrittore statunitense, sentendolo dire, rispose: “Io invece vengo chiamato lo Sholem Aleichem americano”. Nel suo romanzo Motl il figlio del cantore Paeyse lo scrittore descrisse con gli occhi di un piccolo orfano le vicende di una famiglia ebraica emigrata dall’Impero russo negli Stati Uniti. Lo stesso Scholem Aleichem lasciò la Russia nel 1914, trasferendosi a New York, dove morì due anni dopo per tubercolosi.
Dopo aver letto il racconto delle avventure del piccolo Motl, Maxim Gorky, il padre del realismo sociale, ha scritto: “L’ho letto, ho riso e ho pianto”. Valutazione, che nonostante una politica prima di controllo e poi di repressione del regime sovietico nei confronti degli ebrei, ha assicurato a Sholem Aleichem un posto saldo nel canone letterario sovietico. Così, per il centenario dalla nascita, nel 1959 è uscita la bellissima edizione in cui tanti russi hanno letto il più famoso scrittore in lingua Yiddish.
Quell’edizione però stava diventando con gli anni una rarità bibliografica, così nel 2010 il direttore della casa editrice ebraica “Knizhniki”e della rivista Lechaim, traduttore dallo Yiddish Borukh Gorin, ha deciso di ripubblicare per la sua collana “La prosa della vita ebraica”, alcune opere, tra cui La storia di Tewje il lattivendolo e Motl il figlio del cantore Paeyse. Lavorando alle ristampe e consultando il testo originale delle opere, Gorin è arrivato alla seguente conclusione: “L’unico scrittore ebraico riconosciuto dai Soviet è giunto al lettore sovietico in modo incompleto e riduttivo”.
Questo si è visto soprattutto nel ciclo di Kasrilovka. Il traduttore e/o le autorità sovietiche censuravano tutto ciò che permeava di religiosità, mutilando senza pietà il testo originale. Spesso riducevano anche l’elenco delle pietanze sul tavolo dei protagonisti durante le festività ebraiche (Se il poveraccio ebraico mangiava quattro portate, come si poteva spiegare il fatto che il proletario sovietico spesso doveva far la fame?). Infine, ove erano presenti le inserzioni in ebraico, i traduttori, che non conoscevano quella lingua vietata nell’Urss, il più delle volte improvvisavano.
Infine nella traduzione sovietica mancavano interi racconti. Come quello intitolato Velvel Gambetta, che parla di una specie di Azzeccagarbugli di Kasrilovka e la cui traduzione in russo realizzata da Gorin è uscita a maggio sulle pagine della rivista storico culturale Lechaim.
Traduzioni di altri racconti da quel ciclo, prima mai pubblicati in russo, sono uscite nei mesi precedenti, mentre una nuova edizione (senza tagli imposti dalla censura sovietica) del ciclo di Kasrilovka è stata pubblicata presso “Knizhniki” nel 2012 col titolo Nel piccolo mondo delle persone piccole.
Ancora nel 2002 la casa editrice “Lechaim” ha pubblicato una nuova traduzione completa del romanzo Lo scherzo sanguinoso, l’opera scritta nel pieno del processo Beilis e che ne è stata ispirata. Infine nel 2013 per i tipi di “Knizhniki” è uscito il libro Menachem Mendl. Le nuove lettere, la continuazione del romanzo Menachem Mendl, che prima non è mai stata tradotta in russo. Insomma, cent’anni dopo la morte di Sholem Aleichem, si può parlare di una vera e propria riscoperta di un classico della letteratura in Yiddish.