Singer: l’amore, l’esilio e l’America

Libri

di Elèna Mortara di Veroli * 

Nuovi studi sullo scrittore premio Nobel per la Letteratura. La pubblicazione postuma di due opere – finora inedite in inglese – e la ricorrenza dei 30 anni dalla morte di Isaac Bashevis Singer sono l’occasione per un saggio illuminante appena pubblicato da Fiona Diwan

Sarà una gioia per tutti i lettori innamorati della narrativa di Isaac Bashevis Singer poter ripensare all’opera di questo grande scrittore yiddish polacco e yiddish americano, insignito del premio Nobel per la letteratura 1978, grazie al tempestivo e stimolante studio di Fiona Shelly Diwan, Un inafferrabile momento di felicità. Eros e sopravvivenza in Isaac B. Singer, pubblicato in questi giorni dalle edizioni Guerini e Associati, a trent’anni dalla morte dello scrittore.

Il desiderio di ripensare all’opera di questo narratore di lingua yiddish nasce non solo dall’occasione della ricorrenza, ma soprattutto da una grossa novità impostasi in questi anni nel mercato editoriale italiano e internazionale: l’uscita postuma di due romanzi dello scrittore, mai da lui precedentemente pubblicati in volume, per quanto già usciti a puntate anni fa sul quotidiano yiddish newyorkese Forverts, e che ora la casa editrice Adelphi ha pubblicato in Italia, per benemerita iniziativa e cura di Elisabetta Zevi. Tali nuove pubblicazioni permettono di scoprire un Singer “nascosto” e di ripensare alla sua variegata carriera con occhi nuovi, suggerendo rinnovati interrogativi.

Il libro di Fiona Shelly Diwan, arricchito dalla prefazione di Roberta Ascarelli e da una postfazione di Antonia Arslan, si apre con una prima parte in cui, in due capitoli, viene tratteggiato il percorso umano dello scrittore e viene offerto un breve excursus sulla pluridecennale critica alla sua opera letteraria, dagli studi pioneristici degli anni Sessanta fino a quelli degli anni 2000. Intravediamo in questo schizzo iniziale l’individuazione di un sentimento-base nella vita e nel pensiero dello scrittore; è la percezione di una melanconia di fondo, di un rammarico dal peso insostenibile, “un senso di dissipazione e di angoscia per tutto quello che poteva essere e non era stato: all’insegna di qualcosa di inseguito e mai raggiunto, un inafferrabile momento di felicità”. Da qui il bel titolo del libro, in cui, dietro lo schermo luccicante del “momento di felicità”, risuona il motivo di fondo, racchiuso nell’aggettivo “inafferrabile”.

Il senso di una felicità appena intravista ma irraggiungibile è ben sottolineato dalla bella copertina del volume, in cui il gioioso incedere di una ragazza emancipata di metà ’900 che si appresta ad attraversare baldanzosa la strada, fotografata in primo piano, è osservato da un uomo posto in lontananza sullo sfondo, in un contesto di solitudine urbana. È l’elemento erotico che gioca un ruolo fondamentale nella sensibilità e nell’opera dello scrittore, secondo questa analisi. Nella seconda e terza parte del libro, le più ampie e centrali del lavoro, ciascuna a sua volta suddivisa al suo interno in cinque capitoli, vengono invece affrontati in maniera approfondita i due nuovi romanzi usciti postumi in volume, emersi dal fondo in cui sono raccolte le carte di Isaac B. Singer nello Harry Ransom Humanities Center dell’Università di Austin, Texas. Si tratta del romanzo Il Ciarlatano (trad. it. dall’inglese di Elena Loewenthal, Adelphi, 2019), di ambientazione newyorkese all’epoca della Seconda Guerra Mondiale, uscito per la prima volta in yiddish a puntate sul Forverts tra il dicembre 1967 e il maggio 1968 con il titolo Der Sharlatan; e di Keyla la Rossa (trad. it. dall’inglese di Marina Morpurgo, Adelphi, 2017), romanzo di ambientazione malavitosa nella Varsavia di inizio ’900 e poi nel malandato Lower East Side di New York della stessa epoca, terra dolorosa d’esilio ove emigrano i protagonisti, uscito in yiddish sempre a puntate sul Forverts con il titolo Yarme un Keyle (Yarme e Keyla) nel 1976-1977.

La sequenza della trattazione segue le presunte date di pubblicazione dei testi nell’originale yiddish, tenendo presente quanto asserito dal biografo “ufficiale” di Singer Paul Kresh, che nel 1979, preannunciando per quell’anno l’uscita di questo romanzo in edizione inglese, ne segnalava la precedente pubblicazione sul Forverts in quegli stessi anni ’70. Come ben chiarito dallo studio di Fiona Diwan, tuttavia, non solo il romanzo non uscì mai in traduzione inglese durante la vita dello scrittore, ma anche la data di prima pubblicazione yiddish è messa in discussione da quanto asserito dal critico e traduttore yiddishista Joseph Sherman, che nel 2001, nella nota introduttiva alla sua traduzione dallo yiddish in inglese del secondo capitolo di Yarme un Keyle, ne predatava la pubblicazione yiddish sul Forverts al 1956-1957, senza fare alcun cenno alla data successiva indicata da Kresh.

Siamo così entrati nel groviglio delle datazioni multiple cui è sottoposto chi si addentra nello studio dell’opera di Singer. Tale opera esiste, infatti, in quella che Singer ha chiamato i suoi due originali: l’originale yiddish, in cui i testi narrativi sono sempre stati inizialmente redatti e pubblicati su periodici e quotidiani, anche dopo l’emigrazione in America nel 1935, e il “secondo originale” in lingua inglese, frutto della successiva collaborazione dell’autore con i suoi traduttori americani. È a questa seconda versione, attentamente da lui rivista e rivolta ad un pubblico più ampio che quello dei lettori di lingua yiddish, e a differenza delle versioni originarie yiddish uscita sempre anche in volume, che Singer affidava la sua crescente fortuna di scrittore di fama internazionale, ed è questa versione che egli chiedeva fosse considerata come fonte per le successive traduzioni nelle altre lingue.

Che dire allora dei due romanzi usciti postumi in Italia nel 2017 e 2019? Come mai Singer non aveva portato a termine la traduzione e pubblicazione inglese di questi testi? È giusto opporsi al desiderio dello scrittore, rovistando tra le opere da lui lasciate per così dire “incompiute”? Che cosa possiamo scoprire leggendo dei romanzi tratti direttamente dall’originale yiddish, seppur sempre mediati da una intermedia traduzione inglese, che però in questi casi non ha avuto l’imprint definitivo dell’autore? La conoscenza di questi testi modifica in qualche modo la nostra visione dell’intera opera di questo prolifico e multiforme scrittore? Nelle pubblicazioni yiddish il Nostro si era celato dietro a vari pseudonimi (D. Segal, Yitskhok Warshavski, Yitskhok Bashevis; Der Sharlatan, ad esempio, era stato pubblicato sorprendentemente a firma Warshavski): quale il rapporto tra questo scrittore yiddish nascosto ai più e il famoso I. B. (alias Aibi) Singer, vincitore del Nobel? Sono alcune delle domande suscitate dalla fortunosa emersione di questo “Singer ritrovato”, su cui felicemente si interroga, nella sua quarta parte conclusiva, lo studio di Fiona Diwan. Molte di queste domande non possono che rimanere “aperte”, non potendosi che avanzare delle congetture e ipotesi di risposta. Ma l’indagine proposta da questo volume apre nuove linee di ricerca e ha il grande pregio di scegliere un campo di studi meno esplorato rispetto a quello dei famosi racconti, cui è stata finora affidata molta della fortuna dello scrittore. È invece il campo finora meno noto dei grandi romanzi di ambientazione americana che comincia ad essere dissodato, e la cui conoscenza si sta ora finalmente ampliando, proprio grazie a queste nuove pubblicazioni, e ora a questo pregevole studio suscitato da tali preziose letture, grazie alle quali ci immergiamo nella “officina creativa” del grande e amato scrittore.

 

Fiona Shelly Diwan, Un inafferrabile momento di felicità. Eros e sopravvivenza in Isaac B. Singer,
intr. di Roberta Ascarelli, postfaz. di Antonia Arslan, Guerini e Associati, 2021, euro 24,00.

 

* Elèna Mortara Di Veroli, ex docente di Letteratura Anglo-Americana all’Università di Roma “Tor Vergata”, tra le massime esperte italiane di Letteratura ebraico-americana, traduttrice di Abraham J. Heschel e studiosa tra gli altri di Saul Bellow, Philip Roth, Isaac B. Singer, è autrice di numerosi saggi e volumi, quali Letteratura ebraico-americana dalle origini alla Shoà (2006) e Writing for Justice (2015), sul caso Mortara, Victor Séjour e l’Età delle Emancipazioni transatlantiche, premiato in Europa con l’American Studies Network Book Prize.