di Esterina Dana
Benjamin Disraeli ritrae il degrado fisico e morale di umili e operai, basandosi sia sui report delle commissioni parlamentari istituite per vagliarne la drammaticità, sia sulle sue osservazioni di testimone diretto vissuto nell’Età Vittoriana. La sua “eroina”, Sybil, sgretola con l’amore le barriere di classe.
Illustre protagonista dell’età vittoriana, Benjamin Disraeli (Londra 1804-1881) fu eccentrico nei modi, dandy e tombeur de femme, scrittore di romanzi e oratore raffinato, statista di rilievo e due volte primo ministro (1868 e 1874-1880).
La sua famiglia, ebrea sefardita originaria di Cento (Ferrara), era immigrata in Inghilterra nel Settecento. Lui, figlio di Isaac e di Maria Basevi, nel 1817 viene battezzato nella chiesa anglicana per volere del padre, cosa che gli favorisce l’ingresso nel Parlamento inglese, precluso agli ebrei fino al 1858.
Tra il 1844 e il 1845 scrive Sybil o Le due nazioni, che viene pubblicato lo stesso anno di The Condition of the Working Class in England in 1844 di Friedrich Engels. È il secondo libro di una trilogia a tema politico, un romanzo a tesi ambientato nel periodo 1837-1844 sullo sfondo di un’Inghilterra in fermento politico-sociale e filosofico-religioso.
Il romanzo rientra nel novero dei Condition of England Novels o “romanzi industriali” o “sociali”, denominazione che si riferisce alla “Questione della condizione dell’Inghilterra” sollevata da Thomas Carlyle in Chartism (1839), accanto a quelli di Dickens e Gaskell, Trollope, Barton e C. Brontë, focalizzati sugli effetti sociali e politici della Rivoluzione industriale inglese dell’inizio del XIX secolo.
In Sybil Disraeli fonde due generi, quello del romanzo storico contemporaneo e quello del romanzo rosa. Narra la storia d’amore tra l’aristocratico Charles Egremont e Sybil Gerard, figlia di un operaio tessile leader militante cartista. Il tema amoroso è funzionale al messaggio politico di Disraeli; le vicissitudini dei due giovani ci restituiscono il panorama degli “affamati anni Quaranta”, un’epoca in cui i ricchi e i poveri sono così differenti, per opportunità e condizioni di vita, e alieni tra loro da sembrare appartenere a due paesi, le “due nazioni” del titolo alternativo del romanzo.
Con realismo brutale ed enfasi politica, Disraeli ritrae il degrado fisico e morale dei lavoratori, basandosi sia sui rapporti delle commissioni parlamentari istituite per esaminare le condizioni sociali, sia sulle sue osservazioni di testimone oculare. Scuotere le coscienze e suscitare nei lettori lo sdegno per lo squallore e la miseria in cui versavano le città della classe operaria inglese è il suo scopo.
In questo senso, il romanzo è incentrato sul risveglio della coscienza sociale di Charles Egremont, ispirato dalla bella Sybil, retaggio della donna angelicata di matrice stilnovista. Charles simpatizza con gli oppressi, ma sostiene che il divario tra le due “nazioni” può essere colmato solo con un’alleanza tra un’aristocrazia illuminata e la classe operaia. È la riforma per cui si batte nell’aula parlamentare Disraeli. La battaglia cartista di Egremont simula la sua, che era volta a rinvigorire il programma del partito conservatore Tory e a promuovere il ritorno ai “vecchi tempi” dell’Inghilterra preindustriale.
Questo obiettivo si esprime letterariamente nell’happy end del romanzo: Sybil ed Egremont si sposano ovvero uniscono simbolicamente le due nazioni in una sola. Con l’espediente, un po’ banale, della “scoperta del legittimo erede” che conclude la vicenda, rivelando i nobili natali di Sybil, Disraeli afferma che un’“aristocrazia naturale” è prerogativa anche dei membri impoveriti della società inglese: uno scioglimento deludente che contrasta con l’originaria vis polemica dello statista contro le aspre divisioni della nazione.
Tuttavia, le ultime righe del romanzo riscattano questa debolezza e inducono alla riflessione il lettore di oggi che, mutatis mutandis, può cogliere analogie di sostanza: “viviamo in un’epoca in cui gioventù e indifferenza non possono più essere sinonimi. (…) Le richieste del Futuro sono rappresentate dalle sofferenze di milioni di persone e la Posterità è nelle mani dei giovani della nazione”.
Da leggere.
Benjamin Disraeli, Sybil, traduzione e curatela di Ilaria Dagnini Brey, elliot, pp. 640, euro 22.00.