di Marina Gersony
Michael Gold, pseudonimo di Itzok Isaac Granich, nacque negli Stati Uniti nel 1894. I suoi genitori fuggirono dalla Romania a fine dell’Ottocento carichi di aspettative. Come migliaia di ebrei est-europei, erano scappati da pogrom e fame per ritrovarsi in un’America devastata da povertà e miseria. Nel suo romanzo Ebrei senza soldi, Gold scrisse il racconto autobiografico _della sua infanzia – o meglio, un mix tra un memoir e un manifesto politico -, ambientato nel Lower East Side di New York. Tradotto in molti Paesi, quando uscì negli anni Trenta, ottenne un enorme successo. Fu l’unico libro che Gold scrisse nella sua vita. Fece conoscere al mondo quei quartieri miserandi e dominati dalle crude leggi della sopravvivenza; quartieri abitati da un’umanità dolente che sembrava identificarsi con i sogni infranti del protagonista e della sua famiglia. Incisive le descrizioni di Gold che rimandano a una certa letteratura yiddish colorata e vibrante: prostitute, vagabondi, bande di ragazzini, rabbini, sinagoghe, chiese, venditori, curatrici, delinquenti, carretti, rumori di stoviglie, piagnucolii di bambini, miagolii di gatti, loquacità ebraica, pappagalli che bestemmiano in yiddish… per non parlare delle varie etnie, italiani, neri, irlandesi, «ogni gruppo, come in geologia, lasciava i suoi detriti»…
Pubblicato in Italia più volte da diverse case editrici, Ebrei senza soldi è appena uscito in una nuova edizione (Castelvecchi; trad. Alessandra Scalero; pag. 280; € 17.50). Vale la pena leggere questo bel romanzo di un autore poco noto e finalmente riconosciuto per il suo talento e contributo (è stato tra i primi) alla cultura ebraica letteraria degli Stati Uniti. Autorevole esponente del Partito Comunista americano, Michael Gold trasportò l’atteso Messia dentro questo racconto, dandogli un senso marxista e secolarizzato. Scrisse: «Questo è un gran bel Paese, ma non è fatto per i poveretti. Quando il Messia verrà in America, farà bene ad arrivare in una bella automobile, con una dozzina di domestici. Se arriva qui su un cavallo bianco, la gente lo prenderà per un altro povero emigrante. E chissà che non lo mandino a lavare i piatti in un ristorante». Come dire, esistono anche ebrei senza soldi…