di Fiona Diwan
Alle radici dell’odio antiebraico, dalle calunnie e distorsioni ideologiche che lo hanno generato, fino alla soluzione finale decretata dai nazisti. Ma i fiori del male crescono ancora oggi
“Fra tutti i miei libri, questo è quello che mi è costato di più sul piano emotivo. Non è certamente piacevole o ‘interessante’ raccontare la storia di una gigantesca strage, di un odio sedimentato nei secoli. Ma bisogna farlo, perché la violenza che è culminata nella Shoà si presenta di nuovo in forme diverse e il pericolo non è affatto superato. Ho sentito questa responsabilità anche mia, come un dovere”. Così scrive nella sua prefazione al testo Ugo Volli, 70 anni, ex docente di semiotica nelle università di Bologna e Torino, studioso e autore di numerosi libri su materie ebraiche e filosofiche. E rievoca la storia della sua famiglia, il ramo ucraino e austriaco sterminato durante la guerra, il ramo triestino salvatosi fortunosamente (il nonno nascosto a Roma, il padre fuggito in Svizzera, la madre scappata in terra di Israele nel 1939).
“La loro memoria mi ha guidato in questo sforzo e in qualche modo me lo ha imposto”, scrive Volli. “Al di là della memoria dei perseguitati e del popolo ebraico, la Shoà è stata un trauma profondo per la civiltà europea che richiede uno sforzo collettivo di indagine e di comprensione e soprattutto di educazione”: ed ecco allora queste 226 pagine fitte di date, avvenimenti, episodi-simbolo (senza dimenticare il genocidio degli Armeni considerato dagli storici la “prova generale” del genocidio degli ebrei), con un ventaglio di rimandi che arriva fino a noi, al Post-Shoah e all’oggi, fino alle politiche della memoria, al fenomeno del negazionismo, al nuovo sentimento antisemita e alle ricadute che l’ideologia nazista ha avuto sull’Islam contemporaneo. E infine, l’analisi delle derive che l’antisemitismo laico ha oggi sulla società civile europea.
Il libro non tralascia la Shoah consumatasi in Italia, le leggi, le deportazioni, le campagne infanganti, e persino quello che da sempre io stessa considero come il peccato più grave, la macchia sempiterna della società civile italiana: l’impunità, la certezza che la farai franca, i colpi di spugna collettivi, oggi come ieri, come infatti accadde con l’amnistia e i miseri e scarsi processi avvenuti contro i fascisti dopo il 1945, col fatto che persino i peggiori tra i fascisti (vedi il caso di Gaetano Azzariti e altri) poterono riciclarsi senza colpo ferire nella nuova Italia del dopoguerra. “… sotto il nudo linguaggio dei dati e delle cifre, vibra fortissima l’emozione di ripercorrere il calvario terribile del popolo ebraico verso l’abisso finale dell’annientamento, compiuto… con zelo atroce e meticoloso” dal nazifascismo, scrive Antonia Arslan nella sua prefazione al volume.
Di particolare interesse è il capitolo dedicato ai precedenti, alle radici dell’odio antiebraico, ebrei come coriandoli nella Storia, eliminati o sospinti qua e là a piacimento dei potenti di turno. Fino a generare quel terreno malato su cui ancor oggi crescono i fiori del male. Particolarmente pregevole il quinto capitolo dedicato ai precedenti, l’analisi svelta e chiara dei vari tipi di odio, religioso, politico, razziale, sociale, l’odio della destra e quello della sinistra, e su come possa essere stato edificato, con quali calunnie e distorsioni ideologiche.
Il tutto corredato da una bibliografia aggiornata e ricchissima (per ogni tema e a fine capitolo) ma anche da una filmografia, una sitografia e una necessaria appendice sul lessico e le “parole della Shoah”. Un volume prezioso che è anche una “piattaforma didattica”, che ha il compito di esporre “in maniera piana e semplice i fatti principali del genocidio, le sue radici vicine e lontane, le reazioni e le conseguenze che ne sono seguite”, spiega l’autore. E prosegue: “la sua originalità consiste soprattutto in tale tentativo di legare la Shoah alle sue premesse anche lontane e di considerarne le conseguenze attuali”. Fino, ovviamente, alla nascita dello Stato di Israele.
A dispetto dell’abbondantissima letteratura storica sulla Shoah, giunge oggi un testo che è un irrinunciabile strumento per chi volesse avvicinare il tema dell’Olocausto e delle sue origini storiche, uno sguardo a 360 gradi capace di gettare luce sulle più sottili e remote cause di questa tragedia, ma anche proiettare una visione prospettica (e laterale) su fenomeni che ancora oggi si riverberano sul presente con il suo rinascente antisemitismo. Un libro chiaro, un compendio imprescindibile non solo per le scuole, per gli studenti, per gli insegnanti ma per tutti noi.
Ugo Volli, La Shoà e le sue radici.
Un percorso didattico, prefazione Antonia Arslan, nota conclusiva Brunello Mantelli, Marcianum Press,
pp. 226, 23,00 euro.
Foto in alto: I sopravvissuti di Auschwitz vengono mostrati durante le prime ore della liberazione del campo di concentramento da parte dei soldati dell’esercito sovietico, il 27 gennaio 1945.
(B. Fishman-Corbis-Bettmann REUTERS – uso editoriale consentito)