Risate e introspezione all’insegna della comicità ebraica, col nuovo spassoso libro di Roberto Attias “Io e la mamma”.
di Roberto Zadik
Situazioni grottesche e dialoghi travolgenti fra rabbia e ironia sul rapporto madre-figlio e sulla figura quasi leggendaria della Yiddishe Mame (la mamma ebrea) sono alla base dell’esilarante libro dell’attore e scrittore ebreo romano Roberto Attias Io e la mamma. Dramma semiserio per madre castrante e figlio attore cane (Ed Efesto, pp. 232 , euro 13,50). Protagonisti dell’intreccio una madre insopportabile come Sarah, eccentrica e vitalissima ebrea livornese e suo figlio, Achimelech Katzeneluborgen da lei costantemente tormentato alla soglie dei suoi cinquant’anni mentre cerca soddisfazione nella recitazione, fra successi e colossali fiaschi.
Un testo estremamente piacevole suddiviso in undici capitoli e capace di oscillare fra vari generi letterari, come evidenzia il docente Giorgio Taffon dell’Università Roma Tre, “dal dramma scritto, al romanzo famigliare al racconto comico-umoristico in una narrazione che si svolge in ordine cronologico dagli anni Settanta ad oggi”.
Tutta la storia viene raccontata da Achi, diminutivo sintetico del nome di nascita del quale lo stesso protagonista si vergogna definendolo “un nome indegno che pare un codice fiscale con qualche numero mancante” ricostruendo tutta la sua vita filtrata da un’interiorità sorniona, lucida e ipersensibile.
Dalle violente liti con la madre, alterato dal vino in quell’appartamento descritto come “un tetro scantinato buio arredato in stile post fricchettone con tetre statuette finto atzteche”, allo scherno dei compagni quando la professoressa Morganti pronunciava il suo nome, al prestante padre israeliano attore di telefilm, conosciuto a Tel Aviv e da lui descritto come “Toro del Negev” al quale si sente fortemente legato.
Una storia in cui profondità e brillantezza s’incontrano all’unisono e nella quale la memoria e la rievocazione delle vicende famigliari conducono questa trama assai particolare, sospesa fra commedia amara, parentesi malinconiche e insospettabilmente serie e momenti esilaranti. La prosa serrata e scorrevole caratterizzata da uno stile decisamente iperbolico, viene inoltre arricchita da vari irresistibili personaggi di contorno e numerose citazioni culturali e bibliche, oltre a coinvolgenti immersioni temporali come le pagine sulla turbolenta e viscerale Roma anni ’70 , in cui al Liceo del rispettabile quartiere di Prati era “l’unico ebreo in classe” e i compagni gli chiedevano “ma sei ebreo o isdraeliano?”.
Fra le figure di contorno alla storia principale spiccano l’adorata nonna Romilda che faceva da paciere nelle liti furibonde fra il padre estremamente infedele e quella madre così sopra le righe, il dottor Rosenblatt a cui confidare tutte le sue problematiche interiori e sessuali, la moglie Odette molto libertina e disinvolta e don Graziano “un prete all’antica, bigotto e ignorante con cui mi divertivo a polemizzare”.
Pagine estremamente espressive e coinvolgenti che oltrepassano il semplice intrattenimento nel libro di Attias, 57enne al suo esordio come scrittore e affermato attore, regista e sceneggiatore che nella sua carriera ha lavorato con nomi importanti dello spettacolo come i registi Carlo Verdone e Bruno Corbucci e attori come Gigi Proietti e Enrico Montesano.