di Chaim Magrizos
Parte II
Significato dell’ “Orlà”
La circoncisione, era già largamente praticata nei paesi del Medio Oriente, già prima dell’epoca di Abramo; presso le popolazioni semitiche era finalizzata a rimuovere quella che era considerata un’ “imperfezione”, dei portatori dell’ “orlà”; questo termine, che viene di solito tradotto come “prepuzio”, ha in realtà, vari significati: infatti, lo troviamo in diversi contesti, nel Tanakh, privi di qualsiasi riferimento al prepuzio; il termine più adatto, forse il più affine e comprensivo dei vari significati di “orlà”, sarebbe “chiusura”, “ristrettezza” oppure “fimosi”,- un termine “tecnico”, quest’ultimo, che però, a differenza di quello ebraico, si applica solamente a condizioni fisiche; indica una ristrettezza di carattere anatomico, non solo quella determinata dal prepuzio, bensì di qualsiasi altra sede, come, ad esempio quella della rima palpebrale. Nel Tanakh invece, sia “ orlà” che “arel”, sono usati spesso anche in senso figurato; ad esempio Mosè, essendo balbuziente, viene definito “’arel sefataim”, cioè “portatore di una chiusura di labbra”; in Ger. 6,10 si usa metaforicamente l’espressione “arelà oznam”, “il loro orecchio è chiuso”, per esprimere uno stato di “sordità” morale; in Lev.19,23 si parla dell’attribuzione di una condizione di “arel” al frutto di un albero, fino al quarto anno escluso, dalla sua piantagione: il frutto viene definito “chiuso” in quel caso, nell’accezione di vietato al consumo (per i primi tre anni).
Un’espressione figurata ricorrente già nella Torah ma, in modo ancor più pregnante e progressivamente significativo nei libri dei Profeti, è quella riferita all’ “orlat lev” che viene tradotta come “cuore incirconciso”, cioè “la chiusura di cuore”; in Deut.10,12 Mosè sollecita il popolo d’Israele a “circoncidere il cuore” in risposta alla domanda che egli stesso pone: “ora, Israele cos’altro ti chiede il Signore tuo D. (se non) di rispettarLo, seguire ogni strada (che ti indica), e di amarLo …; “e circonciderete l’orlà del vostro cuore…” (Deut. 10,16); questa stessa sollecitazione diventa più insistente nel tempo, ed è usata ripetutamente soprattutto dai Profeti maggiori. In Ger. (4,1-4) il termine è usato al plurale (orlot): “se tornerai Israele, dice il Signore, (se) da Me tornerai, e …. (se) giurerai per (nel Nome del) il Signore Vivente, con verità, lealtà e giustizia, per Esso saranno benedetti e lodati (tutti) i Popoli…. circoncidetevi per il Signore e rimuovete le ‘orlot del vostro Cuore….” . In questi versi notevoli è espresso verosimilmente il “punto di vista” del profeta, sulla benedizione di Avraham; in questo caso, cioè la benedizione di tutti i popoli coinciderebbe con l’epoca messianica in cui Israele, mediante la diffusione universale della conoscenza del Signore rende i popoli meritevoli della massima benedizione, quella della pace universale. Il primo passo in tale direzione, sembra dirci Geremia, che deve compiere Israele è di aderire all’invito pressante del Signore di circoncidersi, anzi come precisa il Profeta, di rimuovere tutte le “’orlot”, tutte le “chiusure” possibili del cuore di Israele: quindi sarebbe richiesta, non tanto la circoncisione della carne, un fatto già ampiamente acquisito da parte di Israele, nel suo stesso interesse, ma quella immateriale “del Cuore” Per il Signore! Questo tipo di “circoncisione”, a differenza di quella carnale, umana, aderisce più alla volontà del Signore, al suo interesse ultimo, che consiste in definitiva nel portare l’Uomo a godere della Sua benedizione in Era Messianica.
Storia del Precetto nel Periodo post-biblico e nell’ “Alaha”
Il percorso evolutivo verso l’Era Messianica, così ben delineato nelle sue finalità e presupposti ideali dalla visione profetica, di cui sono stati citati solo pochi esempi, purtroppo non trova un immediato riscontro nella storia, vicino all’epoca dei profeti, in cui essa era stata enunciata, né nella storia seguente del popolo ebraico, né in quella dell’umanità nel suo complesso: anzi, al di là delle manifestazioni dei numerosi “movimenti messianici” e dei vari “Messia” che si sono susseguiti, autoproclamati tali o acclamati dal “riconoscimento” altrui, nel corso dei secoli, invece di avvicinarvisi progressivamente, ci si è allontanati sempre di più: la storia dell’umanità è stata contrassegnata dalle guerre e dalla distruzione dei popoli, dalla sopraffazione e dall’ingiustizia anche in seno a etnie che avrebbero dovuto privilegiare la fraternità, se non altro, per affinità di appartenenza etnico-culturale; si sono invece contrapposte in interminabili conflitti fratricidi e di distruzione reciproca, che hanno portato all’eliminazione definitiva di intere civiltà, e di numerose popolazioni, che sono scomparse dalla faccia della Terra. L’umanità, cioè, si è allontanata da quei grandi ideali etici rendendo così inattuabile la benedizione promessa ad Avraham, alla sua progenie, e a Tutti i Popoli della Terra.
Nella storia del popolo ebraico sono sopraggiunti lunghi periodi bui, durante i quali non si attentò solo all’indipendenza e alla sopravvivenza fisica degli Ebrei, ma anche alla cancellazione della loro Identità e fisionomia etnico-culturale: un esempio significativo è quello accaduto in epoca ellenistica e, poi, in quella del dominio romano, quando furono adottati provvedimenti ferocemente repressivi della libertà di espressione identitaria del popolo ebraico, che suscitarono la reazione di ribellione da parte dei Maccabei, e di altri movimenti di opposizione che si sono susseguiti: molti di questi avevano finalità sia politiche, sia di difesa dei valori della tradizione, messi in serio pericolo; uno di quelli adottati in epoca romana fu il divieto di praticare la circoncisione, proprio mentre si stava sviluppando la formazione dei grandi Tannaim (i Maestri) che diedero il loro contributo al consolidarsi della tradizione della Torah orale e alla conseguente compilazione della Mishnà e poi del Talmud. In queste circostanze, non stupisce che la difesa orgogliosa della mizvà del Berit Milà, coincidesse, agli occhi dei Maestri, con la salvaguardia della Torah stessa, e dell’identità spirituale e morale dell’ebraismo: quindi essi definirono la Milà come una delle mizwot “havivot”, cioè più care e amate dagli ebrei, e la sua osservanza rigorosa un dovere prioritario, tale da far passare in secondo ordine, di fronte ad essa, in caso di necessità, persino l’osservanza dello shabbat; essa viene paragonata addirittura al divieto dell’idolatria, da non trasgredire neppure in caso di minaccia della propria vita. Questo orientamento della Mishnà, a proposito della Milà è stato confermato e consolidato nello sviluppo della storia dell’alakhà fino ai giorni nostri. Nel Talmud non esiste un trattato specifico, ma l’argomento viene sviluppato e discusso ampiamente in Pessahim, Shabbat, Meghillà, Yevamoth. L’attenzione che i Maestri hanno riservato a questa mizvà del tutto peculiare, per i motivi che abbiamo visto, si è riflettuto, nel corso dei secoli, in un attaccamento all’osservanza della stessa, che forse non trova alcun altro riscontro tra le altre mizvot, anche in situazioni, sia storiche che personali, di notevole allontanamento dai valori dell’ebraismo: questo attaccamento si è mantenuto intatto lungo i secoli e, in condizioni di gravi persecuzioni del popolo ebraico, ha indotto alcuni dei Maestri della Mishnà, ma anche semplici ebrei di tutti i tempi, non necessariamente “osservanti”, a veri e propri atti di eroismo, che si sono verificati anche in tempi recenti, per non rinunciare a questo grande Segno dell’ identità ebraica!
Non vi è alcuna ragione di pensare che tale atteggiamento possa cambiare, finché persisteranno le condizioni storico-alakhiche già illustrate, cioè, almeno finché l’umanità intera non si saprà meritare l’epoca messianica, ovvero il momento in cui “la Terra sarà piena della Conoscenza del Signore come le acque che ricoprono il mare”.
Chaim Magrizos è medico pediatra a Torino.
Ha studiato presso la Scuola Rabbinica Margulies-Disegni.