Benjamin Netanyahu

Bibi, le sfide di domani e i nuovi scenari politici internazionali

Opinioni

di Angelo Pezzana

[La domanda scomoda] Un quarto degli ebrei russi è fuggito dal paese governato da Putin, una notizia che ha trovato pochissimo ascolto sui media italiani, anche se confermata dall’ex rabbino di Mosca Pinchas Goldschmidt, fuggito anche lui con la famiglia in Israele. Meglio raccontare il successo elettorale di un partito religioso di estrema destra, che entrerà nel governo guidato da Bibi Netanyahu. Ecco un argomento che trova subito spazio, contribuirà ad allontanare la soluzione della questione palestinese attribuendone la responsabilità interamente a Israele. Uno Stato dove vige l’Apartheid, è questa la menzogna che si diffonde giorno dopo giorno, mai contraddetta mentre ci vorrebbe poco per raccontare la realtà: in Israele vivono più di un milione di cittadini arabi israeliani con pieni diritti di cittadinanza. Netanyahu, nel 1987, quando era ambasciatore all’Onu, affermò “abbiamo sbagliato a non mettere questo fatto in cima alla nostra politica estera, è stato un errore non rendere noto il miracolo del loro assorbimento (degli arabi, ndr) nella nostra società”.

Adesso sarà di nuovo lui a guidare il Paese, con la rinnovata fiducia concessagli nelle elezioni del novembre scorso, dopo aver cercato di distruggerne l’immagine: “chiunque tranne Bibi” era lo slogan più diffuso tra i suoi avversari. In questi ultimi mesi gli attentati dinamitardi palestinesi, gli attacchi alle fermate degli autobus contro gli ebrei con coltelli e armi, soprattutto in Giudea e Samaria, rivelano quanto il terrorismo più attivo sia quello finanziato dall’Iran, la Jihad islamica. Ma l’amministrazione Biden sembra ignorare quanto sta avvenendo, sostiene Caroline Glick, la giornalista americana/israeliana che non scrive mai West Bank ma Giudea e Samaria. In tutti questi attentati c’è la firma di Teheran. Così, la diplomazia americana continua a coprire le responsabilità palestinesi, sia sotto la guida di Abu Mazen sia degli altri gruppi terroristici che hanno base a Gaza.

E l’Europa democratica? Invece di riconoscere l’alleanza di fatto tra Iran e Russia, discute se far giudicare Putin dalla Corte penale internazionale dell’Aja, un processo che vorrebbe ricordare Norimberga, di fatto parole che rivelano l’incapacità di prendere decisioni politiche vere, le sole che sarebbero in grado di fermare la guerra russa contro l’Ucraina e l’espansione del terrorismo iraniano in Medio Oriente. È questo lo scenario che Netanyahu dovrà affrontare.