di Paolo Castellano
È un autunno bollente per la politica interna israeliana. Il dibattito politico del nuovo anno ebraico, celebrato poco tempo fa, sembra concentrato sui guai giudiziari della famiglia Netanyahu. Il premier israeliano Bibi è accusato da una parte dell’opinione pubblica di abuso di potere e di appropriazione indebita di fondi pubblici per scopi privati. Sara Netanyahu invece l’8 settembre è stata incriminata per frode e abuso di fiducia, come riporta il quotidiano La Stampa.
A questi problemi si è aggiunto anche il recente scivolone di Yair, il figlio di Netanyahu, che ha pubblicato una vignetta di cattivo gusto – molto criticata dalla stampa di mezzo mondo – sui detrattori politici dei genitori.
Ma che idea si sono fatti gli israeliani sulle vicende dei Netanyahu? A svelarlo è un sondaggio pubblicato da Ynet News e condotto dal Dr. Mina Tzemach e da Mano Gela. I due sondaggisti hanno preso un campione rappresentativo della popolazione adulta israeliana composto da 533 individui (nell’articolo di Ynet si trovano maggiori informazioni sui criteri del sondaggio). I sondaggisti hanno infatti chiesto agli intervistati se le investigazioni su Netanyahu possano aver danneggiato il partito politico Likud.
Il 75% delle persone intervistate che hanno votato il Likud nel 2015 e credono nell’innocenza di Bibi, e rivoteranno il partito in futuro. Il 25% ha detto che darà il suo voto ad altri partiti. Tra coloro che votarono per il Likud nel 2015 e credono che il premier israeliano sia colpevole, solo il 35% pensa di rivotare il Likud. Il 47% voterà per altri partiti. La giornalista Sima Kadmon, commentando i dati precedenti, ha detto che il sondaggio mostra una realtà diversa rispetto alle manifestazioni di massa organizzate per Netanayahu.
Agli intervistati inoltre è stato domandato se “le accuse rivolte a Netanyahu sono vere o false”. Solo il 12% ha espresso completa fiducia alla versione di Netanyahu. Il 22% dice che potrebbe avere abbastanza ragione, mentre il 20% è scettico e il 34% non crede minimamente alle giustificazioni del primo ministro israeliano. Sempre secondo il sondaggio, la moglie del premier non gode di grande popolarità. Ecco la domanda che è stata fatta al campione: “credi o no a Sara Netanyahu quando dice che non sapeva del cibo ordinato nei ristoranti di lusso a spese dello stato per i pranzi e le cene private della famiglia Netanyahu?” Solo l’8% delle risposte le hanno dato fiducia. Il 29% degli intervistati non sono convinti della sua innocenza, e il 49% è certo della sua colpevolezza.
Ha riservato sorprese la seguente domanda: “se il procuratore generale deciderà di incriminare Netanyahu, egli dovrebbe restare primo ministro o no?” Il 63% ha detto che Bibi dovrebbe dare le dimissioni, e solo il 29% è convinto che dovrebbe restare in carica.
Cosa succederà se Netanyahu dovesse ritirarsi? Il 57% del pubblico dice che dovrebbero essere indette nuove elezioni. Questo è un numero molto alto, considerando il fatto che il pubblico solitamente è contro le elezioni. Il 28% crede invece che se Netanyahu si dimetterà, egli potrebbe essere rimpiazzato da un altro candidato del partito Likud che creerà un nuovo governo nell’attuale Knesset.
Queste risposte fanno il punto sulla maturità dell’opinione pubblica. Da una parte, gli intervistati sono contro la corruzione e credono che se ci fosse qualsiasi verità nei sospetti, il primo ministro dovrebbe dimettersi. D’altro canto, il gradimento su Netanyahu come primo ministro è migliore di quanto ci si aspettasse. Il 49% lo ha votato come “alquanto buono” e “molto buono” come primo ministro.
Quale primo ministro? E quale futuro?
Agli intervistati è poi stato chiesto quale sarebbe il primo ministro che vorrebbero vedere al governo. Il 29% crede che Bibi Netanyahu sia il miglior candidato, mentre il 12% preferirebbe Yair Lapid, che è seguito da Avi Gabbay con il 10%, poi Moshe Kahlon e Naftali Bennet con il 5% ciascuno. In altre parole, non c’è ancora una forte personalità politica in grado di spodestare l’attuale primo ministro israeliano.
Gli intervistati, a cui è stato chiesto di esprimere un parere sulle possibili alternative al ministero della Difesa, hanno dovuto scegliere tra 4 nomi. Il precedente capo dell’IDF Gabi Ashkenazi è stato indicato dal 24% degli intervistati, seguito dal precedente ministro della difesa Moshe Ya’alon (20%) e l’attuale ministro della Difesa Avigdor Liberman (17%). Nonostante tutti i suoi titoli e la crescita d’interesse per i suoi tweet, solo il 9% del pubblico sceglierebbe il ritorno del precedente primo ministro e ministro della Difesa Ehud Barak.
All’inizio del nuovo anno ebraico, circa il 61% degli israeliani intervistati ha detto di essere ottimista o molto ottimista riguardo il futuro dello stato, invece il 32% di è scettico o molto pessimista. Il sondaggio rivela anche che gli uomini sono più ottimisti delle donne, e che l’ottimismo cresce con l’età anagrafica. Il 69% degli israeliani sopra i 55 anni sono ottimisti rispetto al 51% degli Israeliani con un’età tra i 18-24 anni.