Bloccato per un soffio l’inserimento di Israele nella black-list dei nemici dei bambini

Opinioni

di Paolo Salom

 

leila-zerrouguiLe Nazioni Unite, il luogo simbolico dove il lontano Occidente si dissolve nelle nebbie delle ipocrite incongruenze partorite dalla politica internazionale. Scusate l’esordio. Ma l’ultima uscita del luogo nato per rifondare il mondo su basi di giustizia ed eguaglianza ha (quasi) dell’incredibile. In soldoni, Israele solo per un soffio non è stato incluso tra le organizzazioni – o gli Stati – responsabili di violenze e orrori nei confronti dei bambini.
Parliamo di una lista che comprende la Siria, il Sudan, Boko Haram (Nigeria), l’Isis, i talebani e altri di questa risma (notare: tutti compresi nel mondo arabo-islamico). Bene, la rappresentante speciale dell’Onu, l’algerina Leila Zerrougui, avvocato, dopo aver ”esaminato” la guerra di Gaza dell’estate scorsa, ha proposto di inserire nell’infamante elenco anche Tsahal, l’esercito israeliano, e Hamas (ovvero l’organizzazione condannata di recente da Amnesty International per le violenze contro i propri cittadini).
Il rapporto è stato consegnato al segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon che, pare su pressione degli americani, ha infine deciso di cancellare Tsahal (ma anche Hamas) dal dossier.
Bene? Intanto l’aver equiparato i soldati israeliani ai miliziani islamisti della Striscia appare comunque una distorsione inaccettabile della realtà: come si fa a mettere sullo stesso piano chi cerca di proteggere i propri cittadini dalle aggressioni, arrivando a imporre regole di ingaggio severissime pur di ridurre al minimo i “danni collaterali”, e chi fa di quei “danni collaterali” la propria strategia di guerra?
Eppure per l’Onu pari sono: tanto che sono stati espunti insieme. Anzi, Ban Ki-moon, ricevendo il rapporto di 47 pagine, ha pensato bene di intonare parole di condanna rivolte solo verso Israele. «L’impatto sui bambini di Gaza – ha detto il segretario generale – è stato senza precedenti, le violazioni molto gravi lasciano preoccupati sul rispetto delle leggi umanitarie internazionali». C’è da chiedersi quale sarà il prossimo passo nella sede istituzionale internazionale che appare sempre più ostaggio di una maggioranza automatica e aggressiva contro Israele. Finora il Consiglio di Sicurezza, con lo scudo del veto americano, ha arginato la marea. Ma le correnti sono sempre più impetuose. E puntano tutte verso l’unica isola di stabilità e democrazia dell’intero Medio Oriente. Attrezziamoci per tempi molto difficili.

(Il blog di Paolo Salom è sul sito www.mosaico-cem.it)