di Paolo Salom
Tutti siamo sotto attacco. Ebrei in primis. Noi ne siamo consapevoli. Non importa se siano israeliani o cittadini della golah, magari poco interessati al sionismo. Tanti episodi, nel lontano Occidente, lo dimostrano. Pestaggi, assalti con il coltello, intimidazioni (sempre violente) contro chiunque, anche non ebreo, abbia un legame con il nostro mondo. Difficile fare un elenco: quello che accade oggi, mentre scriviamo, potrebbe essere superato domani da episodi ben più gravi. Quello che interessa, qui, è dare un’idea di come nel lontano Occidente vengano percepiti certi fenomeni.
Prendiamo la parlamentare arabo-israeliana Hanin Zoabi: all’inizio di novembre, durante una cerimonia in ricordo della Notte dei Cristalli, quando i nazisti devastarono negozi di ebrei e sinagoghe, uccidendo e ferendo centinaia di persone in un anticipo di quello che sarebbe seguito – un vero pogrom, insomma – la signora Zoabi ha avuto la faccia tosta di “identificarsi” con le vittime per poi affermare, senza vergogna, che oggi a perpetrare quei “crimini sono gli israeliani”.
Ora, senza stare a confutare le scemenze di questa persona, mi dite che cosa ci faceva Hanin Zoabi a una simile cerimonia? Nessuno, nel lontano Occidente si è ricordato dell’alleanza di vedute e di fatto tra gli arabi di Palestina e i nazisti di Hitler? Secondo episodio, strettamente legato al primo e reso pubblico proprio pochi giorni dopo. Questo: l’Unione Europea ha diramato le linee guida per etichettare i prodotti israeliani provenienti da aziende oltre la linea verde. Decisione, approvata perfino dalla Casa Bianca (e da Hamas, naturalmente), che servirebbe a chiarirne all’eventuale compratore l’origine “illegittima” (perché dai Territori).
Beh, una meraviglia, non c’è che dire. L’ultima volta che è accaduta una cosa simile, in Europa, è stato durante gli anni del nazifascismo quando era “patriottico” boicottare le merci degli ebrei: nessuno ci ha pensato nei lindi uffici dell’Unione? Sapete bene che la difesa dei soloni del lontano Occidente è stata: “Non è boicottaggio, è una cosa dovuta”!!
Ma se non è boicottaggio, se non è una fissazione contro Israele (cioè antisemitismo), mi spiegate perché nessun prodotto proveniente dai tanti territori contesi che ci sono nel mondo (Sahara Occidentale-Marocco; Cipro Nord-Turchia; Tibet-Cina …) passa attraverso un identico processo? Teniamoci forte: perché siamo solo all’inizio.