di Emanuele Calò
Leggo su Il Fatto Quotidiano: “Niente dibattito sul “Ruolo della cultura nel contesto di un Mediterraneo conteso” all’Università Federico II di Napoli. Alla base le proteste degli studenti contrari all’incontro – nell’Aula Magna “Leopoldo Massimilla” della Scuola Politecnica e delle Scienze di Base – che vedeva la presenza del direttore de la Repubblica Maurizio Molinari e il rettore Matteo Lorito. L’evento è stato annullato vista la tensione che si è creata nella facoltà dove un gruppo di studenti ha protestato contro la censura di media italiani e i rapporti con Israele degli atenei italiani. Ci sono stati spintonamenti con la polizia, poi l’ingresso degli studenti nella facoltà. Alla fine è arrivata la decisione di annullare l’incontro. Di “vittoria” parlano gli studenti del Collettivo autorganizzato universitario Napoli. “Abbiamo contestato una conferenza organizzata insieme al direttore de la Repubblica Maurizio Molinari, lo stesso che dal 7 Ottobre spinge su una propaganda sionista e distorta di quello che in realtà è un genocidio perpetrato da Israele nei confronti del popolo palestinese”, scrive il collettivo in un post su Facebook. “Siamo qui per denunciare la censura di media e giornali italiani, che oscurano la politica di sterminio di Israele, le sue brutali violenze e si ostinano a non divulgare immagini e racconti di un movimento internazionale che si sta opponendo al genocidio”.
Ora, se a loro dire, “media e giornali italiani oscurano la politica di sterminio di Israele”, come hanno fatto loro a venirne a conoscenza, assieme a milioni di persone che manifestano in Italia contro Israele un giorno sì e l’altro pure, compresi finanche i tifosi della Fiesole i quali, noti lettori di Le Monde Diplomatique, avrebbero bypassato l’oscuramento? Non è azzardato ipotizzare che ciò che dà loro fastidio è che chi è d’accordo o comunque non in disaccordo con Israele, si azzardi ad aprire bocca. Non è un caso che, nella mia esperienza, è ben più facile far vincere la Coppa dei Campioni alla Spal che far partecipare a un convegno universitario chi sia a favore di Israele.
Per fortuna nostra e dell’Italia, abbiamo al Quirinale Sergio Mattarella, che ha espresso la sua solidarietà a Maurizio Molinari, un Presidente assolutamente straordinario da ogni punto di vista, un gigante morale e intellettuale col quale siamo tutti in debito, compresi quei signori che in ispregio della legge hanno impedito di prendere la parola in una sede, quella universitaria la quale, come disse Miguel de Unamuno, dovrebbe essere un tempio della sapienza. Loro non sanno chi fosse, se lo sapessero li metterei alla lavagna a scrivere la replica del rettore De Unamuno a Millàn de Astray: “questo è il tempio dell’intelletto e io ne sono il supremo sacerdote. Voi state profanando il suo sacro recinto”.
Certo, è semplicemente meraviglioso che degli studenti censurino Maurizio Molinari come mezzo di protestare contro la censura. Quale osservatore attento, a me risulta che, in generale, siano più le voci pro Israele ad essere censurate che quelle contro, ma non vorrei che una mia digressione annacquasse le osservazioni e le conclusioni che vorrei trarre. Se, come detto, gli studenti napoletani (e i loro colleghi fuorisede) censurano Maurizio Molinari (notoriamente, un pericolosissimo estremista) per protestare contro la censura, diventa pressoché naturale domandarsi come siano congegnati i test d’ingresso (laddove ve ne fossero), perché qui si tratta di essere inadatti agli studi universitari, i quali richiedono una capacità di ragionamento e uno spirito critico, incompatibili con assurdità del genere. È così difficile distinguere testo e pretesto? Non dubito che possano rivelarsi, nelle rispettive discipline, buoni avvocati, buoni medici, buoni ingegneri e così via. Sennonché, non basta il sapere specialistico: anche sotto le peggiori dittature troviamo buoni avvocati, buoni medici, buoni ingegneri e così via. Servono anche una cultura generale, una capacità di ragionamento, un’adesione a princìpi etici, tutte e tre rivolte a formare persone che non si pongano in contrapposizione con la logica, convenzionalmente intesa come branca della filosofia indirizzata all’elaborazione di ragionamenti corretti. Per citare un dettaglio: non è Israele a voler eliminare i palestinesi ma Hamas a recare nel suo statuto di incomparabile valore etico e morale, il nobile scopo di eliminare gli ebrei dalla faccia della terra. Ma questo non infastidisce i nostri eroi, visto che non ne parlano. Forse potremmo proporre una modifica della legge 211/2000, il cui nomen iuris riformato dovrebbe essere: “Istituzione del «Giorno della Memoria corta» in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”. Visto che gli ebrei italiani hanno vissuto sulla loro pelle lo sterminio, è aberrante negare al popolo ebraico il ripristino della loro sovranità su quel lembo dell’Impero turco (non palestinese: turco) al centro della propria esistenza e della propria epopea nazionale, religiosa, culturale e storica, dove uno Stato palestinese non è mai esistito. Beninteso, saremo tutti lieti se nascerà uno Stato palestinese, purché qualcuno trovi il tempo e la voglia di spiegarci perché dovrebbe avere una natura dittatoriale anziché essere una democrazia.
Quando degli universitari sostengono che La Repubblica è una testata dichiaratamente sionista, non si può che pensare a un giornale che ogni giorno inviti gli ebrei italiani a trasferirsi in Israele, perché quello e non altro è il significato del sionismo. Certo, loro potrebbero replicare sostenendo che è un disegno coloniale ma, se avessero i mezzi per comperarsi un dizionario della lingua italiana, saprebbero che l’esistenza di una colonia necessita dell’esistenza di uno Stato dal quale si dipende. Detto brutalmente, si tratta di una fesseria.
Forse non ci sarebbe nulla di male se i nostri eroi si laureassero, per dire, tre o quattro anni più tardi, dedicando quel periodo ad un proficuo ritorno a un buon liceo classico, con buonissimi professori e – soprattutto – con validissimi testi, come per esempio quelli di Isaiah Berlin, Karl Popper, Carlos Rangel, Jorge Luis Borges, George Orwell e così via. Così si eviterebbe di avere buoni avvocati ignoranti, buoni medici ignoranti, buoni ingegneri ignoranti e così via.
Sovente, ai ministri della destra di governo si domanda: “lei è antifascista?” Non capisco perché non lo si domandi a chi vieta di parlare negli atenei, vieta di presentare un libro su Golda Meir, caccia le ebree dalle manifestazioni femministe: potremmo scoprire un mondo nuovo.