Un acceso botta e risposta su una questione che ci riguarda tutti, ossia la società civile nel suo complesso: come combattere il terrorismo islamico?
Dopo l’evento di Gariwo sul terrorismo islamico e sui metodi culturali per contrastarlo svoltosi la scorsa settimana al Teatro Franco Parenti, si è scatenato un fervido dibattito tra Gabriele Nissim, Presidente e fondatore dell’associazione internazionale dedicata ai Giusti attiva da più di 20 anni, e Alessandro Litta Modignani, giornalista e Presidente della neonata Associazione Milanese Pro Israele.
Il casus belli è stato la pubblicazione di un vivace commento sul blog personale di Litta Modignani, intitolato La soluzione? Aprire tante moschee, in cui il giornalista ha criticato il recente appuntamento di Gariwo al Parenti durante il quale si è discusso degli strumenti culturali da mettere in campo per combattere il fondamentalismo islamico in Europa. Inoltre il Presidente dell’A.M.P.I ha definito la serata come “una rappresentazione edulcorata, sostanzialmente falsa, della realtà”.
«La soluzione del sociologo francese, Olivier Roy, di “costruire tante moschee veramente aperte alla società, per educare allo spirito del “vero Islam” (quale?) e realizzare così “una reale integrazione” dei giovani musulmani, suona masochista e beffarda» ha scritto Litta Modignani ribadendo che gli interventi della serata fossero stati influenzati da un certo “vittimismo”.
La ricetta per Nissim è coinvolgere in un progetto comune gli arabi e i musulmani che combattono contro le forze autodistruttive e nichilistiche che attanagliano il mondo islamico in Europa e ovunque. Da anni Nissim conduce un’encomiabile battaglia contro generalizzazioni e demonizzazioni, una battaglia universalista oggi sempre più plaudita e apprezzata.
Ma tornando alla polemica, come riporta anche la nostra cronaca, per due ore abbondanti e con una sala gremita e attenta, si è in realtà ragionato da differenti angolazioni su diversi temi con lo scopo di elaborare un pensiero collettivo su una nuova e inedita forma di terrorismo comparsa recentemente in Europa e definita dallo stesso Nissim come “nichilista”.
In un successivo post del 18 febbraio, Litta Modignani ha ribadito la sua posizione e ha scritto: «Intendiamoci bene: le iniziative come il giardino dei Giusti, per esempio hanno un alto valore morale e di testimonianza […] Ho voluto però rimarcare l’esigenza di un approccio completamente diverso, quello politico rispetto a quello morale».
La risposta del Presidente di Gariwo non si è fatta attendere ed è stata pubblicata prima sul sito dell’associazione e poi sul suo profilo Facebook personale. Nel suo lungo ed elaborato messaggio, Nissim ha voluto far chiarezza sulla questione e ha stilato un decalogo di 5 punti che riassumiamo brevemente: «Gariwo sta cercando di promuovere un movimento di resistenti arabi e musulmani che siano apertamente contro il terrorismo e il fondamentalismo (la guida del Museo del Bardo, Hamadi ben Abdesslem, ne è un esempio lampante)»; «C’è bisogno di dare un nome al terrorismo quando questo si manifesta tramite un nichilismo distruttivo con terroristi che auspicano un’Apocalisse islamica»; «La promozione di una discussione costruttiva per distinguere i differenti terrorismi di matrice islamica»; «L’ammissione di una responsabilità del mondo occidentale senza abbandonarsi a tesi vittimistiche»; «L’elaborazione di un’analisi approfondita di tutto questo fenomeno, aprendo un confronto a più voci senza considerasi profeti che abbiano una soluzione definitiva al problema».
D’altronde la questione della convivenza tra religioni diverse e della prevenzione del terrorismo è un tema molto sentito anche in altre parti del mondo, soprattutto all’interno della società israeliana.