di Arturo Schwarz
Titolando “L’arte nell’impero della tolleranza” l’articolo dedicato domenica 11 novembre alla mostra su Costantino nella Domenica del Sole 24 Ore non posso fare a meno di constatare quanto sia persistente un falso storico propagato anche dai quotidiani La Repubblica e Sette del Corriere della Sera che titolano, rispettivamente, l’articolo dedicato a Costantino: “Quando Costantino creò la tolleranza religiosa” di Giuseppe M. Della Fina (4 novembre) e “Così Costantino inventò la tolleranza” di Enrico Casarini (9 novembre). Costantino tollerante ? Ricordiamo allora che fu proprio Costantino il padre dell’intolleranza religiosa e dell’antisemitismo. Egli emanò, l’11 dicembre 321 dell’era volgare, l’editto Codex Juedeis che fu la prima legge penale antiebraica, segnando così l’inizio di una persecuzione e del tentativo di genocidio degli ebrei. Questo editto definiva l’ebraismo: “secta nefaria, abominevole, feralis, mortale” e formalizzava l’accusa di deicidio. Da quel dicembre dell’anno 321, il processo antisemitico non ha conosciuto più interruzioni, ad eccezione del breve periodo di reggenza dell’imperatore Giuliano l’Apostata (cercò di ripristinare nell’impero i culti pagani e di restituire pari dignità al popolo ebraico). I successivi imperatori introdussero le Norme Canoniche dei Concili nel Codice Civile e Penale. Con Costantino, Costantino II, Valentiniano e Graziano, dal 321 al 399 d.C., una serie spietata di Leggi ha progressivamente e drasticamente ridotto i diritti degli ebrei. Veniva vietata ogni carica civile, amministrativa e militare; l’esclusione dal Cursus Honorum tradizionale; la proibizione di tenere dipendenti cristiani, di esercitare l’avvocatura e l’arte medica, di venire eletti senatori. Si condannava ogni ebreo ad autoaccusarsi di esserlo: in caso contrario l’infamia e l’esilio. Proibito costruire sinagoghe. Leggi contro la circoncisione. Obbligo di sepoltura in luoghi lontani e separati da quelli cristiani. E molte altre Norme che relegavano gli ebrei in un angolo buio della storia.
C’è un limite alla falsificazione della storia e mi pare che qui si sia abbondantemente superato.