“Per accodarmi al corteo, ho cercato la bandiera della Brigata Ebraica, quella classica che è anche quella dello Stato d’Israele, ma non l’ho trovata. Ho visto invece una serie di bandiere a strisce verticali azzurro-bianco-azzurro con in campo un Maghen David giallo e mi sono convinta, data anche la partecipazione dietro a quel simbolo di un folto gruppo di appartenenti alla comunità ebraica, che quella fosse la bandiera dietro cui sfilare. Dal controllo di numerose fotografie dell’epoca e con l’aiuto dello storico Samuele Rocca, studioso della Brigata, ho capito solo a posteriori che quella innalzata ieri non era propriamente la bandiera ufficiale che simboleggia gli ebrei palestinesi combattenti volontari della seconda guerra mondiale, ma solo uno stendardo che riproduceva il distintivo della Brigata stessa. Tale distintivo compariva effettivamente sulle mostrine della divisa dei soldati e sulle etichette dei camion della stessa, ma è una cosa diversa da una bandiera ufficiale”.
Così scrive Liliana Picciotto, storica del CDEC, in una lettera inviata a Mosaico e al Bollettino all’indomani della manifestazione del 25 aprile, in cui ha sfilato anche la bandiera della Brigata Ebraica. “Capisco i motivi di opportunità politica, e non posso che ringraziare Eyal Mizrachi e gli organizzatori della partecipazione ebraica alla manifestazione per lo sforzo negoziale che questa è costata – continua la lettera -, ma lo stesso, mi sembra deprecabile che non si sia usata la bandiera ufficiale della Brigata”.
Picciotto si chiede inoltre perché, davanti a “uno sparuto gruppo di fanatici urlanti irripetibili slogan antisraeliani e antiebraici (…) le autorità cittadine non chiedono preventivamente a ciascun gruppo manifestante quali sono gli slogan o le canzoni che urlerà nei megafoni? Quelli offensivi e lesivi della dignità altrui non dovrebbero essere permessi”.
Dal canto suo, lo storico Samuele Rocca precisa quanto segue. “Durante il mandato britannico sulla Palestina tra il 1920 e il 1948, di fatto, la bandiera scelta per rappresentare il territorio mandatario e le sue popolazioni, ebraica ed araba, era l’Union Jack, la bandiera inglese, che, come tale, era in uso in tutti i territori che componevano l’impero britannico ed i Dominions, compresi Canada e Sud Africa. Tuttavia, esistevano diverse bandiere che venivano utilizzate dai servizi governativi del mandato o servivano per rappresentare i funzionari scelti per amministrare il mandato, come l’Alto Commissario. L’unica bandiera specifica della Palestina mandataria, che non era limitata all’uso ufficiale da parte dell’amministrazione britannica era la Palestine Ensign. Questa era una bandiera rossa con la bandiera britannica nel quarto in alto a sinistra e un cerchio bianco con il nome del mandato – Palestine, inscritto. Questa bandiera veniva utilizzata dalle navi di proprietà di residenti del Mandato, nella totalità, di fatto ebrei, che possedevano la cittadinanza locale, ma che non erano soggetti inglesi”.
“Accanto all’Union Jack, onnipresente – prosegue lo storico – gli ebrei che vivevano nella Palestina mandataria possedevano due bandiere, quella del movimento sionista, identica a quella dell’attuale Stato di Israele, in uso dagli organi ufficiali del movimento sionista come l’Agenzia Ebraica (in alto a sinistra).
Tuttavia, vi era in uso un’altra bandiera, simile, ma non identica, che con
sisteva in un rettangolo diviso in due campi, blu a destra, e bianco a sinistra, con una stella gialla in mezzo (qui a fianco). Questa seconda bandiera, la cui esistenza è confermata dall’Enciclopedie Larousse, nell’edizione stampata nel 1924, e da varie foto, veniva utilizzato ufficiosamente da varie organizzazione sportive, ma non ebbe mai una posizione ufficiale come la bandiera del movimento sionista.
E veniamo alla seconda guerra mondiale. “I volontari ebrei, provenienti dalla Palestina, che si arruolarono in corpi distinti dell’esercito inglese fin dal 1939, all’inizio si distinguevano solamente per il porto di un distintivo individuale sulla manica dell’uniforme (shoulder flash) con la scritta Palestine. Tuttavia ben presto venne sancito l’uso di bandiere di compagnia (guidon), decorate con la stella di Davide, spesso inspirate alla bandiera del movimento sionista, come per esempio questo Guidon di una batteria della RA (Royal Artillery) (qui a sinistra).
Nello stesso tempo, anche gli autocarri delle varie compagnie ebraiche del RASC (Royal Army Service Corps), oltre a ricevere guidons propri, avevano il diritto di dipingere un distintivo proprio alla compagnia, con la stella di Davide, sul fronte del veicolo militare in uso (n. 8), come questo esempio della 482 GT Coy. Questo diritto venne esteso, fin dal 1943, alle compagnie di volontari ebrei dalla Palestina che servivano nei RE (Royal Engineers) e nella RA (Royal Artillery).
Nell’agosto 1942, venne creato il Palestine Regiment. Sui quattro battaglioni che costituiscono il reggimento, tre erano composti da ebrei, ed uno da arabi. Quest’ultimo venne sciolto e sparisce dalla storia all’inizio del 1944, in seguito alle forti diserzioni registrate. Il distintivo metallico (brass badge), rappresentava un albero d’ulivo, simbolo di concordia, con intorno la scritta in tr
e lingue, inglese, ebraico, ed arabo, “Palestine Regiment”. Significativamente, nella scritta in ebraico, il vocabolo Palestine era seguito tra parentesi dalle lettere EI, e cioè l’acronimo di Erez – Israel, o Terra di Israele. Sembra che il Palestine Regiment non abbia mai posseduto una sua bandiera.
Nel 1944, quando venne costituita la brigata ebraica, quest’ultima ricevette come bandiera di brigata, la bandiera del movimento sionista. Tuttavia, i soldati della Brigata Ebraica portavano sulla manica un distintivo in stoffa proprio alla brigata, che includeva una scritta distintiva (shoulder flash), “Jewish Brigade Group” in inglese, e l’acronimo in ebraico “Hail”, o Hativa Ivrit Lochemet, così come uno scudetto rettangolare (patch) bianco azzurro bianco, con al centro una stella di Davide gialla. Comunque era chiaro che per il governo mandatario, così come per il comando militare alleato, che la bandiera della Brigata Ebraica fosse quella del movimento sionista, adottata nel 1948 come bandiera dello stato di Israele.
Cosi quando Moshe Sharett, allora il rappresentante della Agenzia Ebraica visitò la Brigata
Ebraica, vennero esposte la bandiera della Brigata Ebraica insieme all’Union Jack. Quando la Brigata Ebraica partecipo in due occasioni a parate ufficiali, nel 1945 ad Anversa in Belgio e nel 1946 a Londra, poco prima che venisse sciolta, nella parata in cui sfilarono rappresentanti di tutto l’impero britannico alla presenza del re Giorgio VI, la bandiera utilizzata dalla Brigata Ebraica era quella del movimento sionista. Se questa bandiera andava bene per re Giorgio, non vi è motivo alcuno che l’ANPI la contesti o rifiuti, domandando l’uso di altre bandiere per non offendere i partecipanti alle manifestazioni che si tengono il 25 aprile.